Petru Simon Cristofini | |
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Nascita | Calenzana, 26 maggio 1903 |
Morte | Hussein Dey, 3 maggio 1944 |
Dati militari | |
Paese servito | Francia Francia di Vichy |
Forza armata | Armée française |
Arma | Armée de terre |
Reparto | 3º reggimento dei Tiratori Algerini - Légion des volontaires francais contre le bolchévisme |
Grado | tenente colonnello |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte orientale (1941-1945) Campagna di Tunisia |
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Petru Simon Cristofini (Calenzana, 26 maggio 1903 – Hussein Dey, 3 maggio 1944) è stato un militare francese, esponente dell'irredentismo italiano in Corsica.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di un maestro di Santa Reparata di Moriani, intraprese la carriera militare e raggiunse il grado di tenente colonnello dell'esercito coloniale francese.[1] Il 30 ottobre 1928 sposò Marta Renucci, importante figura del giornalismo corso, da cui non ebbe figli[2].
Nel 1939 era di stanza a Beirut (Libano) come capitano del 3º reggimento dei Tiratori Algerini[2]. Sostenitore del maresciallo Pétain, fu arruolato nella Légion des volontaires francais contre le bolchévisme destinata a combattere sul fronte russo[2]. Sopravvenuto lo sbarco statunitense nell'Algeria francese, si trasferì allora in Tunisia dove con il grado di tenente colonnello, lavorò alla creazione di un battaglione di volontari, denominato Phalange africaine, a difesa delle colonie della Francia di Vichy[2][3]. Ferito il 23 gennaio 1943, dall'esplosione di una granata anticarro a un occhio fu fatto rientrare in Corsica, ma ottenne di passare prima da Roma dove fu ricevuto da Mussolini[2][3].
Tornato sull'isola, nel frattempo la Corsica era stata occupata dalle truppe italiane e Cristofini si schierò con gli irredentisti filo-italiani. Da capo della guarnigione francese di Ajaccio favorì il tentativo di integrazione della Corsica nel Regno d'Italia, promuovendo l'irredentismo di Petru Giovacchini e altri. Inoltre aiutò le truppe italiane nel reprimere la nascente resistenza francese durante l'estate 1943.
Subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu arrestato, insieme alla moglie, a Isola Rossa dai partigiani con l'accusa di aver fornito informazioni sulla resistenza francese[2]. Il Comando italiano, che nel frattempo si era schierato con la Francia, non inserì Cristofini nell'elenco delle persone cui concedere il salvacondotto che avrebbe permesso di espatriare in Italia[2].
Cristofini fu portato in Algeria, venne condannato a morte per tradimento dal Tribunale militare di Algeri[4]. Alla lettura della sentenza Cristofini si gettò dalla finestra che era al quarto piano dell'edificio tentando il suicidio[4]. Moribondo, fu ugualmente fucilato a Hussein Dey, poco lontano da Algeri[4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Petri Simon Cristofini[collegamento interrotto]
- ^ a b c d e f g Carloni, p. 25.
- ^ a b Phalange Africaine (in francese) Archiviato il 24 gennaio 2012 in Internet Archive.
- ^ a b c Carloni, p. 26.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giulio Vignoli, "Gli Italiani dimenticati. Minoranze italiane in Europa", Giuffrè, Milano, 2000.
- Fabrizio Carloni, L'occupazione italiana della Corsica, Mursia, Milano, 2016.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 316737471 · ISNI (EN) 0000 0004 5096 1344 · BNF (FR) cb16190252t (data) |
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