Palazzo di Sforza Almeni | |
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Palazzo di Sforza Almeni, sull'angolo lo stemma di Cosimo e Eleonora | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Firenze |
Indirizzo | tra via de' Servi 12 e via del Castellaccio 1r, 3r, 5r, 7r, 11r |
Coordinate | 43°46′28.45″N 11°15′31.39″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XVI secolo |
Realizzazione | |
Architetto | Bartolomeo Ammannati |
Committente | Piero d'Antonio Taddei |
Il palazzo di Sforza Almeni, già Taddei, si trova a Firenze tra via de' Servi 12 e via del Castellaccio 1r, 3r, 5r, 7r, 11r.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di un nobile e ampio palazzo cinquecentesco spesso ricondotto (seppure in assenza di riscontri documentari) a un progetto steso da Bartolomeo Ammannati per Piero d'Antonio Taddei, ed eretto in un'area confinante con il tiratoio dell'Aquila, dove già esistevano diverse case di proprietà dei Ghinetti e dei Mazzei. Confiscato da Cosimo I alla famiglia Taddei per la sua opposizione al regime mediceo, fu poco dopo donato dal duca al suo coppiere Sforza Almeni, che provvide ad arricchirlo ulteriormente con una decorazione pittorica estesa su tutto il prospetto principale, realizzata da Cristoforo Gherardi con la collaborazione di Giorgio Vasari a partire da un progetto e da disegni forniti dallo stesso Vasari (1555 circa).
L'artista descrisse poi accuratamente l'opera nelle Vite, preoccupato della sua possibile perdita "per essere all'aria e molto sottoposta ai tempi fortunosi", evidentemente soddisfatto di un'invenzione che si traduceva in un complesso programma iconografico "che conteneva, per dirlo brevemente, tutta la vita dell'uomo dalla nascita per infino alla morte"[1]. Queste pitture erano in effetti già in cattivo stato al tempo di Giovanni Cinelli, che così annota: "ma questa da un certo punto in qua ha ricevuto grandissima ingiuria dall'inclemenza dell'aria, onde non più si gode come mi ricordo averla meno di 30 anni sono diligentemente osservata per esservi le sette arti liberali dipinte". E ancora: "nel cortile vi sono l'Onore e l'Inganno statue bellissime i capelli de' quali son fatti con grand'arte da Vincenzo Danti scultore rinomato" (scultura ora conservata nella sala di Michelangelo del museo nazionale del Bargello).
Lo storico dell'architettura Howard Burns ha proposto di attribuire le modifiche architettoniche a Galeazzo Alessi, come il nuovo proprietario Sforza Almeni proveniente da Perugia.[2]
Sforza Almeni fu al servizio del duca per ventiquattr'anni, prima che Cosimo lo uccidesse di propria mano, pare per aver rivelato al principe ereditario Francesco la sua relazione con Eleonora degli Albizi.
Passato per varie mani, nel 1812 o 1816 fu dei Frosini Matteucci, poi dei Cuccoli-Fieschi. Fu restaurato nel 1902 al tempo in cui la proprietà era pervenuta agli Incontri, e ancora, come ricostruito da Carla Tomasini Pietramellara: "Nel 1926 si procedette al restauro della facciata, fu rifatta la gronda, eseguita la lavatura dei pietrami, e si intonacò e ricolorì le facciate a calce vecchia. Nel 1933 la Soprintendenza concesse ai Martinucci il nullosta per l'apertura di sporti al piano terra sul lato di via del Castellaccio, alla condizione che le nuove aperture fossero ornate di un 'cardinaletto' piano in pietra. Recentemente (1955) vennero eseguiti dei lavori di demolizione di muratura nel cortile onde liberare le colonne. Attualmente il cortile è stato coperto e parzialmente chiuso verso l'androne di ingresso per inserirvi la colonna dell'ascensore, inoltre sono stati eseguiti lavori di consolidamento e sottofondazione".
Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione generale delle antichità e belle arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Nonostante la perdita della decorazione pittorica esterna e di molti dei decori che l'arricchivano internamente, la fabbrica non sembra essere stata privata più di tanto della bellezza insita nelle armoniose proporzioni del fronte principale che, sviluppato per tre piani organizzati in sei assi su via dei Servi, determina uno sprone in corrispondenza con via del Castellaccio (canto del Castellaccio) ingentilito da un più tardo balconcino. Sempre su via dei Servi, al piano terreno, il grande portone di accesso è affiancato da due sontuose finestre inginocchiate (isolate su l'ampia superficie intonacata) che rimandano alla maniera dell'Ammannati, prossime come sono a quelle di palazzo Giugni di via degli Alfani e del palazzo Ramirez de Montalvo di borgo degli Albizi (a fronte di tale attribuzione sostenuta dalla maggior parte degli studiosi si segnala come Heinrich von Geymüller avanzi invece il nome di Giuliano di Baccio d'Agnolo). Nonostante la vistosa abrasione della pietra bigia è ancora chiaramente percepibile come qui si concentrasse una decorazione fitta e variata, teste leonine nel timpano e nei sostegni, una greca che corre sul davanzale, e trionfi d'armi nella specchiatura tra le mensole inferiori (del tutto perso quello della finestra a destra, rimane ancora parzialmente leggibile l'altro). Notevoli anche le inferriate, sostenute in basso da tartarughe.
Sul portone è uno scudo con l'arme dei Frosini Matteucci e, sull'angolo acuto di via del Castellaccio, lo scudo encomiastico con le armi Medici-Toledo posto al tempo della proprietà Sforza Almeni. Lo scudo originale, già rimosso nel 1901 perché pericolante, fu restaurato dall'Opificio delle pietre dure nel 1955 e riparato nell'androne del palazzo (quello che si vede sulla cantonata è una copia).
All'interno è presente una sala dalla volta affrescata, con un complesso insieme di figure allegoriche incorniciate da grottesche, probabilmente ideato da Vincenzo Borghini e realizzato da artisti della scuola del Vasari che in quegli stessi anni lavoravano alla facciata, nel gruppo impegnato anche a decorare gli interni di palazzo Vecchio. Allo stesso gruppo di artisti va riferita anche la figura allegorica nell'androne e il piccolo soffitto a scomparti della "stufetta" al primo piano. Sempre al piano nobile si trova anche una sala affrescata con rovine e un cossesso mitologico tra Giunone, Minerva e Afrodite del pittore Mauro Soderini. In altre sale emergono resti di fregi decorativi con putti e festoni riferibili al tardo XVII secolo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Testo su Wikisource
- ^ Marks of Identity: New Perspectives on Sixteenth-Century Italian Sculpture. Boston 2012, pp. 222-223, note 162 e 168.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri templi, di palazzi, i più notabili artifizi, e più preziosi si contengono, scritte già da M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli ampliate, ed accresciute, Firenze, per Gio. Gugliantini, 1677, p. 404;
- Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 383;
- Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 150, n. 346;
- Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, p. 334;
- "Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", serie II, III, 1892-1893, tavv. IV-V (Antico);
- Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 253;
- Janet Ross, Florentine Palace and their stories, with many illustrations by Adelaide Marchi, London, Dent, 1905, p. 155;
- Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 250;
- Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 194, n. IV;
- Hans Werner Schmidt, Vasaris Fassadenmalerei am Palazzo Almeni, in Miscellanea Bibliothecae Hertzianae, München, Schroll, 1961, pp. 271–274;
- Gunter Thiem, Christel Thiem, Toskanische Fassaden-Dekoration in Sgraffito und Fresko: 14. bis 17. Jahrhundert, München, Bruckmann, 1964, pp. 131–133, n. 76;
- Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 250;
- Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 209;
- Firenze, studi e ricerche sul centro antico, I, L’ampliamento della cattedrale di S. Reparata, le conseguenze sullo sviluppo della città a nord e la formazione della piazza del Duomo e di quella della SS. Annunziata, a cura di Piero Roselli (Istituto di Restauro dei Monumenti, Facoltà di Architettura di Firenze), Pisa, Nistri-Lischi Editori, 1974, Carla Tomasini Pietramellara, pp. 85–86, n. 49;
- Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, IV, 1978, pp. 24–25;
- Charles Davis, New frescoes by Vasari: 'colore' and 'invenzione' in mid 16th-century Florentine painting, in "Pantheon", XXXVIII, 1980, 2, pp. 153–157;
- Charles Davis, Frescoes by Vasari for Sforza Almeni, 'Coppiere' to duke Cosimo I, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XXIV, 1980, 2, pp. 127-202;
- Emanuele Barletti, Di una facciata dosiana a Volterra e di altri 'frammenti' di architettura fiorentina del Cinquecento, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XXXII, 1988, 3, pp. 582–595.
- Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 644;
- Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 329;
- Eleonora Pecchioli, ‘Florentia Picta’. Le facciate dipinte e graffite dal XV al XX secolo, fotografie di Antonio Quattrone, Firenze, Centro Di, 2005, pp. 68–69.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Villa Rondinelli pure donata da Cosimo I a Sforza Almeni.
- Un altro palazzo ottenuto in premio da un servitore di Cosimo I è il Palazzo Ramirez de Montalvo.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palazzo di Sforza Almeni
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Paolini, scheda nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).
- Sito ufficiale del Museo de' Medici.