Palazzo Ramirez de Montalvo | |
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Palazzo Ramirez da Montalvo | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Firenze |
Indirizzo | Borgo Albizi 26 |
Coordinate | 43°46′17.63″N 11°15′32.46″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Realizzazione | |
Architetto | Bartolomeo Ammannati |
Proprietario | Antonio Ramires di Montalvo |
Committente | Antonio Ramirez di Montalvo |
Palazzo Ramirez de Montalvo è un palazzo storico che si trova a Firenze in Borgo Albizi 26. Deve il suo nome al fatto di essere stato la residenza della famiglia Ramirez de Montalvo.
Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è sottoposto a vincolo architettonico dal 1936.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Preesistenze e costruzione
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio risulta costruito a partire dai primi anni sessanta del Cinquecento (e terminato nel 1568 secondo la testimonianza del diarista Lapini) su progetto di Bartolomeo Ammannati e direzione di Alfonso Parigi il Vecchio, tramite la riunificazione di una serie di case preesistenti (motivo questo che ha comportato l'eccentricità dell'ingresso principale) in parte di proprietà dei Buonafé (o Buonafede, che qui avevano la Locanda della Corona), in parte dei Pazzi e degli Adimari. A commissionare la nuova fabbrica fu il nobile spagnolo Antonio Ramirez de Montalvo, cameriere personale di Cosimo I e coppiere di Eleonora di Toledo, dopo aver acquistato le vecchie proprietà dell'area tra il 1558 e il 1564, usufruendo delle generose elargizioni del duca dal quale era stimato e benvoluto. Il Ramirez, oltre ai migliori artisti di corte, poté usufruire grazie al suo protettore di materiali pregiati (come i legni per il tetto e per gli infissi). Per la facciata vennero disegnati da Giorgio Vasari una ricca decorazione a sgraffito, su indicazioni iconografiche di Vincenzo Borghini, alla cui alla realizzazione partecipò anche il giovane Bernardino Poccetti, poi richiestissimo decoratore per altri edifici fiorentini.
Vicende successive
[modifica | modifica wikitesto]Il palazzo rimase di proprietà dei Ramirez de Montalvo per circa tre secoli. Vi abitò anche la venerabile Eleonora Ramirez de Montalvo, fondatrice nel 1650 delle Suore Minime Ancelle della Santissima Trinità (dette "montalve"), con sede presso l'Istituto della Quiete.
Nel 1645 venne affittato a monsignor Annibale Bentivoglio, nunzio apostolico a Firenze[1], e tra il 1739 e il 1758 al barone Philipp von Stosch, appassionato studioso e raccoglitore di antichità, che esercitava nel palazzo anche lo spionaggio politico per conto del suo governo inglese, con l'incarico di vigilare gli atti di Carlo Edoardo Stuart e dei suoi, prima in Roma e poi in Firenze. In quel periodo vi dimorò Johann Joachim Winckelmann, il famoso archeologo tedesco chiamato a catalogare e classificare la collezione di gemme dello Stoch; in quell'occasione conobbe l'erudito Angelo Maria Bandini, con il quale ebbe una corrispondenza epistolare piuttosto burrascosa.
L'ultima discendente della famiglia Montalvo fu la marchesa Giulia, che nel 1866 lasciò il palazzo ai due figli Francesco e Ferdinando Matteucci di Volterra. Fu diviso in appartamenti, apportando numerose trasformazioni.
Nel 1940 passò alla famiglia Desii e divenne poi sede di imprese e di uffici vari. Oggi il primo piano ospita Pandolfini Casa d'Aste, fondata nel 1924.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Nel complesso l'edificio, come già sottolineato dagli studiosi, è da considerare uno dei più importanti esempi di architettura manierista in Firenze, e tra le principali opere civili dell'Ammannati. Si noti sul fronte, che gode della felice posizione luminosa data dalla mancanza di edifici di fronte, la cura progettuale dei vari dettagli, ben esemplificata dal portale, sfasato a sinistra, e dalle elaborate finestre inginocchiate, fino alle inferriate "a maglie larghe, equilibrate, eleganti, bene inserite tra le mensole in alto, senza interromperne il disegno"[2].
Ai piani superiori due file di cinque finestre allineate su cornici marcapiano sono caratterizzate dagli architravi sporgenti e da cornici in pietra sporgenti con la disposizioni dei giunti in maniera pressoché radiale. Al centro della facciata campeggia lo stemma Medici, con l'iscrizione: :
MAGN · COSM |
La traduzione è: «Cosimo il Grande, secondo duca di Firenze e di Siena». Il primo duca di Firenze fu Alessandro de' Medici, e Cosimo aggiunse il titolo di Siena dopo la guerra del 1552-1559. Il titolo di granduca invece arrivò solo nel 1569, quindi lo stemma è relativo all'intervallo 1559-1569.
Sul portone è poi uno scudo con l'arme della famiglia Montalvo (d'azzurro, alla sbarra di rosso sostenente un leone leopardito rivolto d'oro e accompagnato in punta da un castello turrito di tre pezzi d'argento; il tutto sormontato da un'aquila dal volo abbassato pure d'argento), che ricorre anche nella piccola corte interna, questa volta dipinto sul muro.
Lo sgraffito
[modifica | modifica wikitesto]L'elemento peculiare della facciata sono comunque i graffiti che coprono la superficie con disegni a monocromo. Notevolissima, nonostante i guasti del tempo (e l'incauto rifacimento degli anni ottanta dell'Ottocento denunciato da Guido Carocci[3]), la decorazione, come già accennato, fu realizzata nel 1573-1574 su cartoni di Giorgio Vasari (forse coadiuvato dal giovane Bernardino Poccetti) e sulla base di un dotto programma iconografico stilato da Vincenzo Borghini, teso ad esaltare il duca Cosimo come benefattore della famiglia.
Più in particolare si illustrano in basso le virtù dell'animo che più convengono alla vita al servizio del principe, quali la Modestia, la Prudenza, la Fedeltà, e, al di sopra, gli effetti di tali virtù, quali l'Obbedienza, la Segretezza e la Sollecitudine. Gli stessi motivi giustificano la presenza sul fronte dello stemma mediceo con relativa iscrizione e, sopra l'ultimo ricorso, la raffigurazione dei benefici che seguono a tale servizio, quali la Reputazione, la Ricchezza e infine la Fama.
La storia conservativa di tali graffiti presenta ancora oggi vari punti oscuri: segnalati dalla letteratura della prima metà dell'Ottocento come in ottimo stato, sarebbero stati danneggiati da un inesperto restauratore nel 1887, quindi, nel corso del Novecento, sottoposti a ulteriori interventi negli anni 1908-1909, 1926, 1965-1966 e 1995-1996, in questi ultimi casi con il contributo dello Stato. È da segnalare come nei restauri dei primi decenni del Novecento la decorazione avesse mantenuto una sua unitarietà, seppure previe ampie integrazioni delle mancanze, mentre nel 1965-1966 (intervento di Leonetto Tintori) si fosse optato sia di staccare le parti più compromesse, sia di contraddistinguere le lacune con ampie zone di neutro. Sempre nel corso di questo restauro, inoltre, le parti lapidee sarebbero state consolidate con silicati che nel corso del tempo avrebbero causato ulteriori degradazioni. L'attuale stato del fronte, nonostante il recente intervento di recupero, resta così a documentare della quasi totale distruzione di quella che, dalla documentazione grafica e fotografica, risultava essere una delle più belle facciate graffite cittadine.
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I graffiti
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Dettagli originali conservati presso lo scalone
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Festina lente, frammento originale presso lo scalone
Interni
[modifica | modifica wikitesto]Dall'androne, che presenta una bella cancellata in ferro battuto coronato dallo stemma familiare, si accede al cortile centrale, che non è particolarmente grande ed ha una pianta rettangolare con arcate sul lato opposto all'ingresso. Vi si trova una copia della famosa statua del Mercurio di Giambologna. Da qui uno scalone consuce ai piani superiori.
Nelle sale al piano nobile, attualmente sede della Casa d'Aste Pandolfini, è ancora ben leggibile la sua struttura originaria, e visibile un grandioso caminetto in pietra serena sempre eseguito da Alfonso Parigi su progetto dell'Ammannati: in alto presenta un'iscrizione e un busto del cortigiano spagnolo che fece costruire il palazzo. In varie sale di rappresentanza sono poi piacevoli decorazioni dei primi decenni dell'Ottocento riconducibili all'attività di Luigi Catani, chiamato a decorare il palazzo da Lorenzo Maria de Montalvo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ferdinando Ruggieri, Studio d’architettura civile sopra gli ornamenti di porte, e finestre, colle misure, piante, modini, e profili, tratte da alcune fabbriche insigni di Firenze erette col disegno de’ più celebri architetti, 3 voll., Firenze, nella Stamperia Reale presso Gio. Gaetano Tartini e Santi Franchi, 1722-1728, III, 1728, tavv. 29-31;
- Marco Lastri, L’osservatore fiorentino sugli edifici della sua Patria, Terza edizione eseguita sopra quella del 1797, riordinata e compiuta dall’autore, coll’aggiunta di varie annotazioni del professore Giuseppe Del Rosso R. Consultore Architetto, ascritto a più distinte società di Scienze, e Belle Arti, 8 voll., Firenze, presso Gaspero Ricci, 1821, II, pp. 204–208;
- Guida della città di Firenze e suoi contorni con la descrizione della I. e R. Galleria e Palazzo Pitti, Firenze, presso Antonio Campani, 1828, p. 96;
- Marco Lastri, Facciata a sgraffio del palazzo Montalvi, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, III, pp. 111–116;
- Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 299–300, n. 84;
- Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 144, n. 323;
- Giuseppe Formigli, Guida per la città di Firenze e suoi contorni, nuova edizione corretta ed accresciuta, Firenze, Carini e Formigli, 1849, p. 94;
- Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 231–232;
- Raccolta delle migliori fabbriche antiche e moderne di Firenze disegnate e descritte da Riccardo ed Enrico Mazzanti e Torquato Del Lungo architetti, Firenze, Giuseppe Ferroni Editore, 1876, tavv. XLIX-LVIII;
- Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, p. 80;
- Carl von Stegmann, Heinrich von Geymüller, Die Architektur der Renaissance in Toscana: dargestellt in den hervorragendsten Kirchen, Palästen, Villen und Monumenten, 11 voll., München, Bruckmann, 1885-1908, IX, tav. 3 (Ammannati);
- "Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", IV, 1881, fasc. III, tav. III (Palazzo Montalvo, architettura di B. Ammannati. Stemma e graffiti della facciata);
- Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, p. 5;
- Vandalismo!, in "Arte e Storia", VI, 1887, 10, p. 80;
- Il Palazzo Montalvo, in "Arte e Storia", VI, 1887, 15, pp. 111–112;
- Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 249;
- Janet Ross, Florentine Palace and their stories, with many illustrations by Adelaide Marchi, London, Dent, 1905, pp. 146–151;
- Attilio Schiaparelli, La casa fiorentina e i suoi arredi nei secoli XIV e XV, volume primo, Firenze, Sansoni, 1908, p. 33;
- Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 594;
- L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1911) 1910, pp. 136–139;
- Luigi Vittorio Bertarelli, Italia Centrale, II, Firenze, Siena, Perugia, Assisi, Milano, Touring Club Italiano, 1922, p. 82;
- Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 250, n. XV;
- Giulio Gandi, Il palazzo Ramirez di Montalvo Matteucci di Bartolomeo Ammannati, sede della Federazione Fascista del Commercio della Provincia di Firenze, con numerose illustrazioni fuori testo, Firenze, all'Insegna del Libro, 1932;
- Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 165;
- Ettore Allodoli, Arturo Jahn Rusconi, Firenze e dintorni, Roma, Istituto Poligrafico e Libreria dello Stato, 1950, p. 203;
- Gino Chierici, 00Il palazzo italiano dal secolo XI al secolo XIX00, 3 voll., Milano, Antonio Vallardi, 1952-1957, II, 1954, p. 281;
- Gunter Thiem, Christel Thiem, Toskanische Fassaden-Dekoration in Sgraffito und Fresko: 14. bis 17. Jahrhundert, München, Bruckmann, 1964, pp. 105–108, n. 51, tavv. 130-135;
- Clara Louise Dentler, Famous Foreigners in Florence 1400-1900, Firenze, Bemporad Marzocco, 1964;
- Il palazzo Ramirez-Montalvo, in Mazzino Fossi, Bartolomeo Ammannati architetto, Cava dei Tirreni, Morano, 1967, pp. 87–92;
- Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 594;
- Mario Bucci, Palazzi di Firenze, fotografie di Raffaello Bencini, 4 voll., Firenze, Vallecchi, 1971-1973 (I, Quartiere di Santa Croce, 1971; II, Quartiere della SS. Annunziata, 1973; III, Quartiere di S. Maria Novella, 1973; IV, Quartiere di Santo Spirirto, 1973), I, 1971, pp. 91–95;
- Eve Borsook, Ecco Firenze. Guida ai luoghi e nel tempo, edizione italiana a cura di Piero Bertolucci, Milano, Mursia, 1972 (ed or. The Companion Guide to Florence, London, Collins, 1966), p. 99;
- Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, I, pp. 487–490;
- I Palazzi fiorentini. Quartiere di San Giovanni, introduzione di Piero Bargellini, schede dei palazzi di Marcello Jacorossi, Firenze, Comitato per l’Estetica Cittadina, 1972, p. 206, nn. 397-399;
- Giovanni Fanelli, Firenze architettura e città, 2 voll. (I, Testo; II, Atlante), Firenze, Vallecchi, 1973, I, p. 293; II, p. 100, fig. 550;
- Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 174;
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- Il Monumento e il suo doppio: Firenze, a cura di Marco Dezzi Bardeschi, Firenze, Fratelli Alinari Editrice, 1981, pp. 74–75;
- Rosamaria Martellacci in Firenze. Guida di Architettura, a cura del Comune di Firenze e della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, coordinamento editoriale di Domenico Cardini, progetto editoriale e fotografie di Lorenzo Cappellini, Torino, Umberto Allemandi & C., 1992, p. 127, n. 91;
- Graffiti affreschi murales a Firenze, a cura della Sezione Didattica degli Amici dei Musei Fiorentini con contributi di Francesca de Luca e Eleonora Pecchioli, Firenze, Edizioni Cooperativa Lo Studiolo, 1993, pp. 57–59;
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 317–319;
- Guido Zucconi, Firenze. Guida all’architettura, con un saggio di Pietro Ruschi, Verona, Arsenale Editrice, 1995, p. 91, n. 127;
- Massimo Maddii, Cenni sul restauro del palazzo Ramirez de Montalvo, in Bartolomeo Ammannati scultore e architetto, 1511-1592, a cura di Niccolò Rosselli del Turco e Federica Salvi, atti del convegno di studi (Firenze-Lucca, 17-19 marzo 1994), Firenze, Alinea, 1995, pp. 343–348;
- Lara Mercanti in Sandra Carlini, Lara Mercanti, Giovanni Straffi, I palazzi. Arte e storia degli edifici civili di Firenze, parte seconda, Firenze, Alinea, 2004, pp. 87–90;
- Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, I, p. 21;
- Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 391;
- Eleonora Pecchioli, ‘Florentia Picta’. Le facciate dipinte e graffite dal XV al XX secolo, fotografie di Antonio Quattrone, Firenze, Centro Di, 2005, pp. 52–57;
- Angelo de Scisciolo, Antonio Ramirez de Montalvo: uno spagnolo alla corte di Cosimo I de' Medici, "Ricerche Storiche" Anno XXXVI n.2, maggio-agosto 2006.
- Guida d'Italia, Firenze e provincia, Edizione del Touring Club Italiano, Milano, 2007
- Claudio Paolini, Case e palazzi nel quartiere di Santa Croce a Firenze, Firenze, Paideia, 2008, pp. 33–35, n. 30;
- Claudio Paolini, Borgo degli Albizi. Case e palazzi di una strada fiorentina, Quaderni del Servizio Educativo della Soprintendenza BAPSAE per le province di Firenze Pistoia e Prato n. 24, Firenze, Polistampa, 2008, pp. 51–63, n. 24;
- Claudio Paolini, Architetture fiorentine. Case e palazzi nel quartiere di Santa Croce, Firenze, Paideia, 2009, pp. 41–43, n. 36.
- Carlos Plaza, Il palazzo Ramirez de Montalvo. Bartolomeo Ammannati, in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di Cristina Acidini e Giacomo Pirazzoli, Firenze, Polistampa, 2011, pp. 215–216;
- Dai depositi nei depositi. I Fondi Lotto per restauri e repertori di opere d'arte di alcuni depositi fiorentini, a cura di Maria Matilde Simari, Livorno, Sillabe, 2012, pp. 209–211, nn. 9-18.
Voci correlate
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[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Ramirez de Montalvo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Paolini, scheda nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).