Palazzo Grifoni o Budini Gattai | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Firenze |
Indirizzo | Piazza della Santissima Annunziata 1, via dei Servi 51 |
Coordinate | 43°46′34.31″N 11°15′36.85″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1563-1574 |
Stile | manierista |
Uso | Residenza privata |
Realizzazione | |
Architetto | Giuliano di Baccio d'Agnolo e Bartolomeo Ammannati |
Proprietario | Famiglia Budini Gattai |
Committente | Ugolino di Jacopo Grifoni detto l'Altopascio |
Palazzo Budini Gattai, già palazzo Grifoni, è un edificio storico del centro di Firenze, situato in via de' Servi 51, angolo con piazza Santissima Annunziata.
Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Preesistenze
[modifica | modifica wikitesto]Anticamente in questo sito esistevano alcuni terreni che dal 1250 appartenevano all'ordine dei Servi di Maria, domiciliati nell'antistante basilica della Santissima Annunziata: qui si tenevano già anticamente la festa della Rificolona, dove si omaggiava la Madonna con una lanterna accesa tenuta legata a una canna, e i festeggiamenti per l'Annunciazione che avevano luogo per il capodanno fiorentino, il 25 marzo.
Risale al 1464 la decisione del priore generale dell'ordine di vendere alcuni terreni a cittadini che volessero edificarvi palazzi, e fu Antonio di Puccio Pucci ad acquistarlo per costruirvi cinque case, delle quali solo quella in posizione angolare fu effettivamente edificata. I servi di Maria, vedendo che i patti per la costruzione degli edifici non venivano rispettati, si riappropriarono dei terreni e affittarono l'unica casa a Roberto de' Ricci.
La fabbrica dell'Ammannati
[modifica | modifica wikitesto]Ugolino di Jacopo Grifoni, detto "'l'Altopascio", il segretario del duca Cosimo I de 'Medici, che aveva acquisito recentemente abbastanza ricchezze, comprò nel 1549 la casa che si trovava in quell'isolato, al fine di demolirla e sostituirla con un edificio che desse lustro alla sua famiglia, rafforzando la sua ascesa politica.
Il progetto iniziato da Giuliano di Baccio d'Agnolo nel 1563 (lo stesso architetto responsabile del palazzo di Famiglia a San Miniato) e fu proseguito alla sua morte da Bartolomeo Ammannati (nonostante una parte della letteratura, sulla base di quanto riferito da Giovanni Cinelli, lo riferisca erroneamente a Bernardo Buontalenti) il quale probabilmente si occupò anche del progetto del giardino, fino al 1574. Pare che l'Ammannati avesse tratto ispirazione da alcuni progetti che Michelangelo Buonarroti aveva eseguito per case della sua famiglia.
La storia della sua costruzione, comunque complessa e che chiama in causa anche altre personalità, è stata così riassunta da Mazzino Fossi: all'origine sarebbe "un primo progetto di Giuliano di Baccio d'Agnolo di cui il disegno n. 3454 del gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi è un rilievo dell'Ammannati. La costruzione del palazzo (forse abbandonata al piano terreno) ebbe inizio nel 1557. Nel 1563 l'Ammannati fu incaricato della trasformazione e continuazione dell'opera e certamente compì il piano terreno e tutta la facciata verso la piazza oltre il cortile. A Buontalenti sarebbe da far risalire la continuazione dell'opera, forse con una certa libertà, comunque sulla base del progetto dell'Ammannati (si vedano le finestre del primo piano e il portale su via dei Servi). Alla parte scultorea probabilmente partecipò il Giambologna. Il palazzo nacque a due piani, il terzo fu aggiunto fra il XVII e il XVIII secolo. Nell'interno non vi è più traccia dei camini e delle porte secondo i disegni dell'Ammannati alla Riccardiana. Il loggiato incompleto e trasformato è da porsi in diretto raffronto con il cortile dell'Ammannati a Santo Spirito".
Nel 1574 il palazzo poteva dirsi terminato, anche se sul lato della piazza non aveva una forma cubica, ma il secondo piano si interrompeva dopo la seconda finestra. Solo nel 1772 Pietro Grifoni commissionò i lavori che diedero al palazzo la forma attuale. Nell stesso periodo il giardino venne ingrandito e la fontana cinquecentesca fu spostata e sostituita con una a parete dove fu collocata la statua di Venere.
Vicende successive
[modifica | modifica wikitesto]Tra il 1710 e il 1772 sono documentati interventi di rinnovamento e ampliamento della proprietà, che videro tra l'altro il completamento della facciata sulla piazza (prima interrotta al secondo asse del secondo piano) e la decorazione pittorica della cappella (1740 ca.) affidata a Giovanni Domenico Ferretti. La fabbrica, passata nell'anno 1800 dai Grifoni ai Riccardi (per estinzione della famiglia), fu abitata nel 1832 da Carolina Bonaparte vedova Murat. Pervenne nel 1847 ai Mannelli in via ereditaria, dai quali passò agli Antinori e, nel 1889 ai Budini Gattai.
In particolare fu il cavalier Leopoldo Gattai (più o meno nello stesso periodo in cui suo fratello Gaetano acquistava il palazzo Wilson-Gattai) e suo genero Francesco Budini che, poco dopo l'acquisto, promossero un rinnovamento del palazzo diretto dall'architetto Giuseppe Boccini (1891-1892). Nel corso dei lavori venne creato uno scalone monumentale, venne ripristinata la panca da via, vennero rifatte in gran parte le strutture in pietra e lo stemma dei Grifoni. Inoltre furono completati il fregio a maschere del secondo piano e quello sotto il cornicione, rimasti incompiuti fin dai tempi della costruzione. Risalgono a questo cantiere anche lo scalone a due rampe e le decorazioni pittoriche negli ambienti del piano nobile, che ancora oggi rappresentano uno degli esempi più significativi del gusto abitativo dei ceti dirigenti fiorentini attorno al 1900.
Nel 1970 nel palazzo pose la propria sede il primo Governo regionale della Toscana che quivi è rimasto fino alla fine del secolo XX, come Giunta provinciale e Presidenza della Regione Toscana. Nell'atrio del palazzo l'evento è ricordato da una lapide in marmo del Monte Altissimo sormontata da una scultura di cavallo alato, il Pegaso simbolo della Regione.
Dopo essere stato sede di alcuni uffici della Regione Toscana, dal marzo 2010 all'aprile 2024 il palazzo ha ospitato negli ambienti del piano nobile la fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz.
I Budini-Gattai sono a tutt'oggi i proprietari del complesso (e anche dell'attiguo Loggiato dei Servi di Maria), che viene affittato per convegni ed eventi speciali.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Esterno
[modifica | modifica wikitesto]La facciata si presenta organizzata su tre piani, serrati fra robuste bugnature angolari e suddivisi da ornati e fregi marcapiano, decorati al livello inferiore da triglifi e metope con bucrani e pàtere, al livello mediano da maschere teatrali e a quello del cornicione da grifoni, in omaggio al committente. Il paramento murario esterno è in mattoni a vista, rappresentando un esemplare quasi unico a Firenze dove l'uso del laterizio, soprattutto in un edificio monumentale, non si era mai affermato: tale soluzione progettuale è generalmente attribuita al soggiorno di Ammannati a Roma dove erano stati eseguiti alcuni importanti edifici in laterizio a vista, come palazzo Farnese[1] e villa Giulia spesso con motivi decorativi policromi. Anche nel palazzo Grifoni, proprio nella fase costruttiva riferibile ad Ammannati (1563-1573)[2], furono utilizzate losanghe, motivi circolari e rettangolari ottenuti con lo slittamento dei giunti o con l'uso di mattoni rossi alternati a mattoni color ocra, anche se alcune reintegrazioni ottocentesche hanno alterato e reso illeggibile il tessuto delle decorazioni.[3]. Da segnalare inoltre il ricco cornicione terminale a mensole con un bel fregio, e le ugualmente belle finestre a timpano e piattabanda. Il portale ad arco è incorniciato da una raggiera, oltre la quale è un'alta fascia con decorazioni encomiastiche con i simboli di Cosimo I (il capricorno, la tartaruga con la vela), oltre la quale si apre una finestra a serliana, con colonne ioniche scanalate, sovrastata dallo stemma della famiglia Grifoni.
La facciata sulla piazza, dotata nel progetto originario di un portale poi non realizzato e sostituito da una finestra inginocchiata e incorniciata da un ampio bugnato, composto da una piattabanda e due file di bugne orizzontali per lato, coi giunti ritmicamente sfasati, che creano una movimentata linea spezzata; ripropone inoltre al primo piano il tema della serliana, che incornicia un'unica apertura ad arco tra due spazi nicchie incorniciate da semicolonne e architravi; il tutto racchiuso in una mostra rettangolare di pietra, animata nella parte superiore da una profilatura interna speculare e cornice superiore.
"È un edificio di solida architettura, coi vuoti felicemente spaziati nelle compatte superfici murali, con originali e composti motivi decorativi (tipico il pannello sul portale in via dei Servi, eseguito con la tecnica della scultura in legno), ma anche con qualche sconcertante incoerenza, come la composizione centrale del fronte sulla piazza, che sembra l'avanzo di una fabbrica scomparsa, lì applicato per conservarne il ricordo. Altra stranezza si riscontra nelle finestre delle due facciate, i cui timpani differiscono fra loro per particolari non percettibili a prima vista" (Chierici).
Interno
[modifica | modifica wikitesto]All'interno spiccano lo scalone a due rampe e le decorazioni pittoriche negli ambienti del piano nobile realizzate da un team di artisti sovrinteso da Augusto Burchi nel 1891-1894 circa. Tra i giovani assistenti del Burchi figuravano le giovani promesse Giulio Bargellini (autore tra l'altro del fregio del salone) e Galileo Chini (che qui lasciò la prima opera individuale della sua carriera, il finto arazzo al centro della volta del salone).
Giardini
[modifica | modifica wikitesto]La facciata verso il cortile mostra al primo piano tre archi tamponati a tutto sesto su semicolonne con capitelli ionici, nel colore tipico della pietra serena che spiccano sul laterizio rossiccio. Questa loggia superiore è una reinvenzione libera del motivo della serliana, presente anche in un'altra opera dell'Ammannati, cioè uno dei chiostri della basilica di Santo Spirito.
Di notevole rilievo anche il giardino all'italiana interno, probabilmente definito nella struttura già attorno al 1573 e quindi sempre riconducibile a un progetto di Bartolomeo Ammannati.
Anticamente il giardino era rinomato per il suo corredo scultoreo. L'attuale giardino, ulteriormente modificato alla fine dell'800 si presenta attualmente sistemato con aiuole curvilinee e ospita belle collezioni di camelie e azalee dalle splendide fioriture primaverili.
Peculiare è la fontana cinquecentesca ricostruita nel Settecento sulla parete laterale e impreziosita da concrezioni spugnose e dalle statue manieriste di Venere e i mostri marini, dello scultore Giovanni Bandini, documentate come commissionate dal Grifoni. Un tempo faceva parte del gruppo anche un Giasone
Altri elementi decorativi del giardino sono la serra in ferro e vetro risalente al 1892 circa, il boschetto di banani e il cosiddetto "Monumento all'albero scomparso" realizzato nel 1908 in ricordo di un esemplare secolare di Laurus camphora seccatosi durante l'inverno.
L'alloro delinea il muro di cinta del giardino, mentre le siepi sono delimitate dal bosso. Nella serra è collocata una fontana rivestita da spugne e conchiglie e forse opera dell'Ammannati.
La finestra sempre aperta
[modifica | modifica wikitesto]Esiste una curiosa leggenda di fantasmi sulla stanza che corrisponde all'ultima finestra di destra dell'ultimo piano, circa una nobildonna che da lì aspettava il ritorno del suo amato partito per la guerra, seduta a cucire su una panca accanto alla finestra. L'uomo non fece mai ritorno e la donna rimase attaccata a quella stanza e alla vista da quella finestra finché non morì. Portando via il suo corpo dopo il decesso qualcuno provò a chiudere la finestra, ma si scatenò un putiferio che costrinse i parenti a riaprire la finestra e da allora sarebbe sempre stata mantenuta almeno socchiusa, con le persiane alzate per permettere di guardare sempre la piazza.[4]
All'origine della leggenda può esserci stata la fantasia accesa dal punto verso cui rivolge lo sguardo la statua equestre di Ferdinando I de' Medici collocata davanti al palazzo, che si dice coincidesse con la finestra della camera di una donna di Casa Grifoni amata clandestinamente, obbligata dal marito a tenere sempre la finestra chiusa. Si tratta solo di una leggenda, perché come dimostra un disegno quella parte del palazzo fu ultimata solo nel Settecento. Fu forse in quel periodo che nacque la leggenda, fondendosi con la storia di Lisabetta Capponi, moglie di Pier Gaetano Grifoni, che suscitò gli omaggi amorosi, tra gli altri, di Horace Walpole, il gentiluomo inglese che spesso ricorda la bella "grifona" nella sua corrispondenza con Horace Mann[5].
Qualunque sia l'origine della leggenda e qualsiasi pezzo di realtà contenga o meno, effettivamente la finestra in questione ha sempre almeno una persiana socchiusa.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Pier Nicola Pagliara, Antico e Medioevo in alcune tecniche costruttive del XV e XVI, in particolare a Roma, in "Annali di architettura", n. 10-11, 1999.
- ^ P. Ruschi, Bartolomeo Ammannati e la fortuna del cotto a “facciavista” nell'architettura toscana del Cinquecento in AA. VV., “Bartolomeo Ammannati scultore e architetto 1511-1592”, atti del convegno, Firenze, 1995, pp. 305-320
- ^ Emanuela Montelli, La policromia delle cortine laterizie nelle architetture del XVI secolo, in "Costruire in laterizio" n. 64, 1998.
- ^ Franco Ciarleglio, Lo struscio fiorentino, Polistampa, Firenze 2003.
- ^ Bargellini-Guarnieri, cit.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri templi, di palazzi, i più notabili artifizi, e più preziosi si contengono, scritte già da M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli ampliate, ed accresciute, Firenze, per Gio. Gugliantini, 1677, pp. 409–410;
- Giuseppe Zocchi, Scelta di XXIV vedute delle principali Contrade, Piazze, Chiese e Palazzi della Città di Firenze, Firenze, appresso Giuseppe Allegrini, 1744, tav. XV;
- Vincenzio Follini, Modesto Rastrelli, Firenze antica, e moderna illustrata, 8 voll., Firenze, Allegrini et alt., 1789-1802, IV, 1792, p. 66;
- Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 421–422;
- Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 179, n. 428;
- Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 333–334;
- Emilio Burci, Guida artistica della città di Firenze, riveduta e annotata da Pietro Fanfani, Firenze, Tipografia Cenniniana, 1875, p. 149;
- Illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno bisestile 1880, compilato da Guido Carocci, Firenze, Giovanni Cirri Editore, 1880, pp. 107–109;
- Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 249;
- Janet Ross, Florentine Palace and their stories, with many illustrations by Adelaide Marchi, London, Dent, 1905, p. 121;
- Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 345;
- Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 194, n. VII;
- Gino Chierici, 00Il palazzo italiano dal secolo XI al secolo XIX00, 3 voll., Milano, Antonio Vallardi, 1952-1957, II, 1954, p. 283;
- Palazzo Grifoni, in Mazzino Fossi, Bartolomeo Ammannati architetto, Cava dei Tirreni, Morano, 1967, pp. 61–67;
- Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 345;
- Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 211;
- Firenze, studi e ricerche sul centro antico, I, L’ampliamento della cattedrale di S. Reparata, le conseguenze sullo sviluppo della città a nord e la formazione della piazza del Duomo e di quella della SS. Annunziata, a cura di Piero Roselli (Istituto di Restauro dei Monumenti, Facoltà di Architettura di Firenze), Pisa, Nistri-Lischi Editori, 1974, Osanna Fantozzi Micali, pp. 92–93, n. 56;
- Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, I, 1977, p. 68; IV, 1978, pp. 26–27;
- Carlo Cresti, Luigi Zangheri, Architetti e ingegneri nella Firenze dell’Ottocento, Firenze, Uniedit, 1978, p. 32;
- Guida ai giardini urbani di Firenze, a cura di Vincenzo Cazzato e Massimo De Vico Fallani, Firenze, Regione Toscana, s.d. ma 1981, pp. 36–37;
- Giuseppe Zocchi, Vedute di Firenze e della Toscana, a cura di Rainer Michael Mason, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1981, pp. 60–61;
- Firenze. Guida di Architettura, a cura del Comune di Firenze e della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, coordinamento editoriale di Domenico Cardini, progetto editoriale e fotografie di Lorenzo Cappellini, Torino, Umberto Allemandi & C., 1992, Rosamaria Martellacci, p. 131, n. 95;
- Roberta Roani Villani, Una cappellina del Ferretti in Palazzo Grifoni all'Annunziata a Firenze e un'aggiunta documentaria per Bartolomeo Ammannati, in Studi di Storia dell'Arte in onore di Mina Gregori, a cura di Miklós Boskovits, Cinisello Balsamo, Silvana, 1994, pp. 334–336;
- Guido Zucconi, Firenze. Guida all’architettura, con un saggio di Pietro Ruschi, Verona, Arsenale Editrice, 1995, p. 90, n. 123;
- Mariachiara Pozzana, Il giardino di palazzo Grifoni, in Bartolomeo Ammannati scultore e architetto, 1511-1592, a cura di Niccolò Rosselli del Turco e Federica Salvi, atti del convegno di studi (Firenze-Lucca, 17-19 marzo 1994), Firenze, Alinea, 1995, pp. 155–160;
- Prisca Giovannini, Carolina Primi, Cristina Presciutti, Bartolomeo Ammannati nella fabbrica di palazzo Grifoni a Firenze: una ricognizione nel libro dei debitori e creditori di monsignor Ugolino, in Bartolomeo Ammannati scultore e architetto, 1511-1592, a cura di Niccolò Rosselli del Turco e Federica Salvi, atti del convegno di studi (Firenze-Lucca, 17-19 marzo 1994), Firenze, Alinea, 1995, pp. 297–304;
- Pietro Ruschi, Bartolomeo Ammannati e la fortuna del cotto a 'facciavista' nell'architettura toscana del Cinquecento, in Bartolomeo Ammannati scultore e architetto, 1511-1592, a cura di Niccolò Rosselli del Turco e Federica Salvi, atti del convegno di studi (Firenze-Lucca, 17-19 marzo 1994), Firenze, Alinea, 1995, pp. 305–320;
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995.
- Carlo Francini, Le fontane del Tacca, il giardino di Palazzo Grifoni e una pianta delle scuderie di San Marco, in "Bollettino della Società di Studi Fiorentini", 1997, 1, pp. 67–75;
- Toscana esclusiva, pubblicazione edita in occasione dell’iniziativa Firenze: cortili e giardini aperti, 18 e 25 maggio 2003, a cura dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, Sezione Toscana, testi a cura dell’Associazione Culturale Città Nascosta, Firenze, ADSI, 2003, pp. 32–33;
- Sandra Carlini, Lara Mercanti, Giovanni Straffi, I Palazzi parte seconda. Arte e storia degli edifici civili di Firenze, Alinea, Firenze 2004.
- Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, pp. 558, 644;
- Franco Cesati, Le piazze di Firenze. Storia, arte, folclore e personaggi che hanno reso famosi i duecento palcoscenici storici della città più amata nel mondo, Roma, Newton & Compton editori, 2005, p. 203;
- Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 332;
- Toscana Esclusiva XII edizione, Associazione Dimore Storiche Italiane 2007.
- Toscana esclusiva, pubblicazione edita in occasione dell’iniziativa Firenze, Lucca, Pisa, Siena: cortili e giardini aperti, 20 e 27 settembre 2009, a cura dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, Sezione Toscana, testi a cura dell’Associazione Culturale Città Nascosta, Firenze, ADSI, 2009, pp. 36–37.
- Marco Calafati, Palazzo Grifoni a Firenze. Dalla 'fabbrica' di Monsignor Ugolino ai restauri dell'Ottocento. in Gli studi di storia dell'architettura nelle ricerche dei dottorati italiani, a cura di Simone Benedetti, Roma, Gangemi, 2009, pp. 47–49;
- Marco Calafati, Bartolomeo Ammannati. I palazzi Grifoni e Giugni. La nuova architettura dei palazzi fiorentini del secondo Cinquecento, Firenze, Olschki, 2011;
- Marco Calafati, Palazzo Grifoni. Bartolomeo Ammannati, in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di Cristina Acidini e Giacomo Pirazzoli, Firenze, Polistampa, 2011, pp. 186–187.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Budini Gattai
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il sito ufficiale, su palazzobudinigattai.it.
- Claudio Paolini, schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).
- Sito della Regione Toscana da cui è tratta la versione originale della voce in licenza GFDL (vedi autorizzazione).
- Comune di Firenze, dal quale proviene una parte del testo gentilmente concesso in licenza GFDL.
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