Palazzo Canevari | |
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Palazzo Canevari nel 1993 | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Roma |
Indirizzo | Largo di Santa Susanna, 13 |
Coordinate | 41°54′17.82″N 12°29′38.04″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | in ristrutturazione |
Costruzione | 1873-1881 |
Inaugurazione | 1885 |
Stile | Liberty |
Piani | 5 |
Realizzazione | |
Ingegnere | Raffaele Canevari |
Proprietario | Cassa depositi e prestiti |
Committente | Regno d'Italia |
Palazzo Canevari è un palazzo di Roma situato in largo di Santa Susanna, nel rione Sallustiano.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Palazzo Canevari costituisce un esemplare della grande edilizia pubblica che ebbe particolare sviluppo a Roma nel periodo in cui la città assunse il ruolo di capitale del Regno d'Italia, nel 1871.
L'edificio fu appositamente concepito per accogliere la sede dell'Ufficio geologico nazionale, dipendente dal Ministero dell'agricoltura, dell'industria e del commercio e incaricato di redigere la carta geologica d'Italia: la creazione dell'ente fu in gran parte dovuta a Quintino Sella, studioso di mineralogia e più volte ministro delle finanze. Il palazzo doveva inoltre ospitare il Museo agricolo-geologico (ribattezzato in seguito Museo geo-paleontologico e Museo geologico nazionale), ove sarebbero stati esposti i reperti raccolti nei lavori di redazione della carta. Il progetto fu affidato all'ingegnere Raffaele Canevari, che concepì un edificio in stile Liberty in largo di Santa Susanna, adiacente alla chiesa di Santa Maria della Vittoria e al futuro palazzo ministeriale di via XX Settembre. Costruito tra il 1873 e il 1881, palazzo Canevari fu inaugurato nel 1885 e da allora seguì le vicende dell'Ufficio geologico.[N 1]
Nel 1999 l'edificio perse lo status di proprietà demaniale e i lavori di messa in sicurezza, avviati nel 1995, si arrestarono nel 2001.[1] Nel 2003 l'immobile fu destinato alla cartolarizzazione e pertanto venduto nel 2005.[1] Sottoposto sin dal 1991 a vincolo architettonico grazie alle proprie peculiarità progettuali, nel 2004 l'edificio fu ulteriormente tutelato grazie all'apposizione del vincolo archeologico, dal momento che durante gli scavi nei sotterranei era affiorato un tratto di 8 metri delle mura serviane.[1] In seguito furono rinvenuti anche resti di un tempio[2] e di una dimora[3] risalenti al VI secolo a.C. Nel 2015 il palazzo pervenne in proprietà della Cassa depositi e prestiti,[1] che si è fatta carico dei lavori di ristrutturazione per destinarlo a sede di propri uffici,[4] impegnandosi comunque a permettere la musealizzazione dei ritrovamenti archeologici e la loro accessibilità al pubblico.[1]
Il Museo geologico nazionale
[modifica | modifica wikitesto]Museo geologico nazionale | |
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Il nuovo Museo Agrario in via Santa Susanna, disegno di Dante Paolocci ne L'Illustrazione Italiana n. 29, 19 luglio 1885. | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Roma |
Indirizzo | Largo di Santa Susanna, 13 |
Caratteristiche | |
Tipo | Museo geologico |
Fondatori | Quintino Sella |
Apertura | 1885 |
Chiusura | 1995 (confluito nel Museo delle Civiltà) |
Proprietà | Ufficio geologico nazionale |
Sito web | |
Dal 1885 al 1995 palazzo Canevari ospitò il Museo geologico nazionale, inaugurato il 3 maggio 1885 alla presenza del re d'Italia Umberto I di Savoia, ministri, senatori e deputati.[N 2] Nel museo erano esposti oltre 150 000 reperti (circa 100 000 reperti paleontologici e circa 52 500 lito-mineralogici), dei quali 40 000 erano quelli raccolti al fine di redigere la carta geologica d'Italia.[1] Altri provenivano da donazioni di insigni studiosi, ma figuravano anche campioni in precedenza esposti presso istituzioni di Torino, Pisa, Firenze e Caltanissetta.[1] Il museo ospitava anche 17 plastici cartografici ricostruttivi realizzati tra il 1875 e il 1915 per rappresentare alcuni territori di particolare importanza geologica,[N 3] oltre alla strumentazione tecnica per la redazione della carta geologica d'Italia adoperata dagli anni 1870 agli anni 1970.[1] A ciò si aggiungevano una biblioteca di 150 000 pubblicazioni, una cartoteca con 50 000 cartografie e una fototeca comprendente 63 000 aerofotogrammi del territorio nazionale.[1]
In vista dell'avvio dei lavori di restauro, nel 1995 le collezioni furono trasferite in magazzini pertinenti agli enti eredi dell'Ufficio geologico.[N 1] Nel 2001 il direttore dell'ANPA, Giovanni Damiani, tentò invano di acquisire il palazzo INAIL all'EUR per collocare il museo nel suo piano terra.[1] Nel 2008 volontari dell'ISPRA curarono sul sito dell'istituto l'allestimento di un museo virtuale con una selezione dei reperti.[N 4] Le collezioni rimasero quindi a lungo nei magazzini dell'ISPRA, in mancanza di una nuova sistemazione museale,[1] mentre si susseguivano svariati appelli di associazioni, scienziati ed intellettuali per sollecitarne la riapertura, nella storica sede di palazzo Canevari o altrove.[5]
Nel febbraio 2021 un accordo tra l'ISPRA e il Ministero per i beni e le attività culturali ha deciso la sistemazione delle collezioni presso il Museo delle Civiltà all'EUR.[6] In questa sede, un primo allestimento delle collezioni ISPRA è stato presentato nel dicembre 2022[7] e la loro musealizzazione sarà completata entro la fine del 2024.[8]
Collegamenti
[modifica | modifica wikitesto]È raggiungibile dalla stazione Repubblica.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Note esplicative
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Quest'ultimo dapprima nel 1986 passò dal Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato alle dipendenze del neonato Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, quindi nel 1999 confluì nell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPA), la quale ben presto divenne Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), che infine nel 2008 andò a confluire nell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).
- ^ Erano presenti, oltre al Presidente della Camera Biancheri, i seguenti ministri del sesto governo Depretis: Mancini (affari esteri), Pessina (grazia e giustizia), Coppino (pubblica istruzione), Grimaldi (agricoltura, industria e commercio).
- ^ Monte Bianco, Livorno con le isole di Pianosa e Gorgona, Montecatini Val di Cecina, Massa Marittima, isola d'Elba, promontorio dell'Argentario, monte Soratte, Vulcano Laziale, dintorni di Roma, Campi Flegrei, provincia di Napoli, Vesuvio (2), isola d'Ischia, Sicilia (2), Etna. Cfr. La collezione, su Plastici - ISPRA. URL consultato il 1º gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2022).
- ^ Cfr. Mostre virtuali on-line [collegamento interrotto], su Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. URL consultato il 1º gennaio 2023.
Riferimenti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k Adriana Spera, Il Museo geologico nazionale distrutto dalla finanza creativa, in Il Foglietto della Ricerca, 5 novembre 2015. URL consultato il 5 novembre 2015.
- ^ Laura Larcan, Roma, sotto l'Ufficio Geologico spunta il tempio dei Re, in Il Messaggero, 16 ottobre 2013. URL consultato il 16 ottobre 2013.
- ^ Lidia Lombardi, Roma antica svela nuovi misteri, in Il Tempo, 11 settembre 2015. URL consultato l'11 settembre 2015.
- ^ Roma, in arrivo da Cassa depositi e prestiti 600 milioni di euro per sei progetti, in Idealista, 15 maggio 2019. URL consultato il 15 maggio 2019.
- ^ Per una raccolta di appelli e di articoli giornalistici sull'argomento, datati dal 2004 al 2017, cfr. Interesse della comunità scientifica e dei media, su Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- ^ Accordo Mibact-Ispra: nasce il museo del patrimonio geologico italiano, in La Repubblica, 9 febbraio 2021. URL consultato il 9 febbraio 2021.
- ^ Desirée Maida, Le collezioni ISPRA al Museo delle Civiltà di Roma, in Artribune, 14 dicembre 2022. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- ^ Collezioni ISPRA, su museocivilta.cultura.gov.it. URL consultato il 1º gennaio 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- A. Maino, Il Museo geo-paleontologico del Ministero dell'industria, commercio e artigianato, in «La cultura scientifica a Roma 1870-1911», Marsilio, Venezia 1984, pp. 85–87.
- Corpo Reale delle Miniere, Guida all'Ufficio geologico con appendice sulle collezioni di pietre decorative antiche, tipografia nazionale di G. Bertero, Roma 1904.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Canevari
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Palazzo Canevari
[modifica | modifica wikitesto]- Palazzo Canevari, su Turismo Roma. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- Museo Geologico, su Fondo Ambiente Italiano. URL consultato il 1º gennaio 2023.
Museo geologico
[modifica | modifica wikitesto]- Il museo virtuale delle collezioni geologiche e storiche, su Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- Mostre virtuali on-line [collegamento interrotto], su Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- Interesse della comunità scientifica e dei media, su Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. URL consultato il 1º gennaio 2023.