Oxidus gracilis | |
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Ramo | Bilateria |
Superphylum | Protostomia |
(clade) | Ecdysozoa |
Phylum | Arthropoda |
Subphylum | Tracheata |
Superclasse | Myriapoda |
Classe | Diplopoda |
Ordine | Polydesmida |
Famiglia | Paradoxosomatidae |
Sottofamiglia | Paradoxosomatinae |
Tribù | Sulciferini |
Genere | Oxidus |
Specie | O. gracilis |
Nomenclatura binomiale | |
Oxidus gracilis C.L.Koch, 1847 | |
Sinonimi | |
Fontaria gracilis |
Oxidus gracilis è un millepiedi appartenente alla famiglia Paradoxosomatidae[1][2].
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]È una specie notturna, dalle piccole dimensioni (circa 18,5-22,2 mm di lunghezza per 2,0-2,5 di larghezza), dotata di 30 paia di zampe nei maschi e 31 nelle femmine[3]. Le uova, di colore bianco, giallo o marrone e quasi sferiche (circa 0,4 mm di diametro), sono deposte nel suolo solitamente in gruppi da 50-300 unità; la schiusa avviene dopo 9-10 giorni e la larva, che ha inizialmente solo tre paia di zampe e pochi segmenti, si sviluppa nel giro di un anno[3]. L'adulto sopravvive per circa due mesi in primavera o estate; inizialmente esso è di colore marrone chiaro, e si scurisce col passare del tempo[3].
Come gran parte dei millepiedi, è insofferente ai climi secchi[3]. Si nutre di sostanza organica vegetale e se disturbato emana un odore sgradevole.
Distribuzione
[modifica | modifica wikitesto]Si pensa che la specie sia originaria del Giappone, ma è ormai diffusa globalmente nelle aree temperate[4] grazie alla sua abitudine a vivere nel terriccio dei vasi e delle piante da vivaio.
Negli Stati Uniti, dove è stato introdotto accidentalmente dai tropici o dall'Europa, è ben diffuso negli stati meridionali e occidentali, mentre negli altri stati è presente solo nelle serre[5].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Oxidus gracilis, su BioLib. URL consultato il 2 dicembre 2015.
- ^ (EN) Oxidus gracilis (Koch, 1847), su ITIS Report. URL consultato il 2 dicembre 2015.
- ^ a b c d Capinera (2008), p. 2396.
- ^ Whitaker et al., p. 223.
- ^ Capinera (2001), p. 562.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- John L. Capinera, Encyclopedia of Entomology, Volume 4, Springer Science & Business Media, 2008, ISBN 978-1-4020-6242-1.
- John L. Capinera, Handbook of Vegetable Pests, Gulf Professional Publishing, 2001, ISBN 0-12-158861-0.
- John O. Whitaker, Jr., Charles J. Amlaner, Jr., Marion T. Jackson, George R. Parker, Peter E. Scott, Habitats and Ecological Communities of Indiana: Presettlement to Present, Indiana University Press, 2012, ISBN 978-0-25335602-4.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Oxidus gracilis