Nomologia è una parola composta dai due termini di origine greca nomos (legge) e logia (scienza). Il termine filosofico è stato creato per indicare una "scienza delle leggi" fondata sulla teoria che sia possibile elaborare descrizioni dedicate non agli aspetti particolari della realtà ma ispirate a una visione scientifica di validità universale.
Origine
[modifica | modifica wikitesto]Il lemma compare probabilmente per la prima volta in Jakob Omphal, (latinizzato: Iacobus Omphalius Andernacus) (1500-1567), giurista tedesco nella sua opera postuma: Nomologia, qua eloquendi ac disserendi ratio ad vsum forensem ciuiliumque causarum procurationem, pergrata studiorum omnium utilitate, Parigi 1579. Il significato che lo studioso attribuisce a "nomologia" è connesso alla "graditissima utilità" (pergrata utilitate) che la disciplina avrebbe nella trattazione forense delle cause civili. Questa interpretazione della nomologia riceve riscontro nello studio di Immanuel Aboab (c. 1555-1628), studioso ebreo portoghese, Nomologia o Discursos Legales, Amsterdam 1629 (opera postuma in spagnolo, pubblicata dagli eredi).
Utilizzi
[modifica | modifica wikitesto]In filosofia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'ambito del positivismo e della sua esaltazione del progresso scientifico, la nomologia per Domenico Rossetti De Scander (1774-1842) acquista un valore di scientificità, deducibile dalle leggi che governano la natura, estesa alla politica nei suoi principi metafisici ("Metapolitica") e a quanto rientra nel buon governo dello Stato:
«La Nomologia è scienza capace di un proprio organismo...e scienza necessaria a trattarsi e a insegnarsi come tale. [Le diramazioni della nomologia sono:] la Nomologia propria che abbraccia il diritto filosofico-naturale, privato, pubblico e delle genti; l'applicazione di questo alla legislazione; la Nomologia amministrativa per le scienze economiche, di finanza e di commercio per quelle di polizia pubblica e privata; la Nomologia diplomatica per lo diritto positivo delle genti universale, generale e particolare...e la Nomologia bellica.[1]»
La Nomologia, sebbene abbia trovato parziale e saltuaria applicazione in passato nell'azione politica di Giovanni Botero, Gaetano Filangeri, Montesquieu, osserva Rossetti, non può ancora definirsi come scienza propria: è questo un compito affidabile ai futuri studiosi forniti di «legali e filosofiche dottrine».[2]
In etica
[modifica | modifica wikitesto]In effetti la Nomologia entrerà come riflessione positivista sulla morale nell'opera La morale dei positivisti di Roberto Ardigò (1828-1920)[3] «che si pone il problema di una morale scientifica che grazie ad uno studio comparato delle idealità umane presenti nelle varie civiltà, e perciò non deducibili a priori, sia in grado di ricavare dei principi universalmente valevoli» riscontrabili nella Nomologia definita ora come «scienza delle evoluzioni future delle idealità».[4]
In epistemologia
[modifica | modifica wikitesto]Al concetto di nomologia s'ispira anche Edmund Husserl quando riprende il progetto di Leibniz e Cartesio di una mathesis universalis[5] intesa non tanto come scienza matematica universale ma come «scienza nomologica universale delle forme di molteplicità»[6]: espressione che nella fenomenologia husserliana viene riproposta per indicare la logica formale o pura, come scienza eidetica[7] dell'oggetto in generale.
La nomologia è anche alla base del cosiddetto modello nomologico-deduttivo, teorizzato per chiarire la natura della spiegazione scientifica da Carl Gustav Hempel e Paul Oppenheim nel loro articolo Studies in the Logic of Explanation del 1948.[8] dove si sostiene la tesi dell'unitarietà tra le scienze empiriche, accomunate dall'uso di due possibili tipi di spiegazione: probabilistica (ossia induttiva) e nomologico-deduttiva.[9]
In tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Il termine "nomologia" compare anche nella botanica per indicare la ricerca delle leggi relative allo sviluppo delle piante.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Domenico Rossetti De Scander, Dello scibile e del suo insegnamento quattro discorsi e due sogni, Alvisopoli, 1832, p.38
- ^ D.Rossetti De Scander, Op.cit, p.39
- ^ R.Ardigò, La nuova filosofia dei valori, Rivista di Filosofia e scienze affini, ottobre-dicembre 1907 (ristampato in Opere filosofiche, Vol. X (1907) pp. 261-302; p. 295.
- ^ Tiziana Pironi, Roberto Ardigò, il positivismo e l'identità pedagogica del nuovo stato unitario, CLUEB, 2000 p.141
- ^ Giovanni Crapulli, Mathesis universalis. Genesi di un'idea nel XVI secolo, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1969.
- ^ E.Husserl, Logica formale e trascendentale (1929), Prima Parte, Capitolo 3. Teoria dei sistemi deduttivi e teoria delle molteplicità, §§ 29-32
- ^ Nella filosofia di Husserl l'eidetico riguarda l'attività conoscitiva sul piano logico intellettuale che si contrappone a empirico, ai dati di fatto, all'oggetto.
- ^ Philosophy of Science, 15, 1948, pp. 135–175.
- ^ Carl Gustav Hempel, Aspects of scientific explanation, 1965.
- ^ Il nuovo De Mauro