Uniformi di gara | |
Sport | Rugby a 15 |
Federazione | Rugby Nederland |
Soprannome | «Oranje Dames» |
C.T. | Zane Gardiner |
Piazzamento | 17ª (15 ottobre 2021) |
Sponsor tecnico | Canterbury of New Zealand |
Esordio internazionale | |
Paesi Bassi 0-4 Francia Utrecht, 13 giugno 1982 | |
Migliore vittoria | |
Paesi Bassi 141-3 Danimarca Tolosa, 2 maggio 2004 | |
Peggiore sconfitta | |
Inghilterra 91-3 Paesi Bassi Belluno, 15 aprile 1994 | |
Coppa del Mondo | |
Partecipazioni | 3 (esordio: 1991) |
Miglior risultato | 7ª (1991) |
Campionato europeo | |
Partecipazioni | 15 (esordio: 1995) |
Miglior risultato | 2ª (2005 2016, 2018, 2019) |
Stadio nazionale | |
Nationaal Rugby Centrum (5000 posti) | |
Statistiche aggiornate al 4 aprile 2019 |
La nazionale di rugby a 15 femminile dei Paesi Bassi (in olandese Nederlands Vrouwenrugbyteam), anche nota come Oranje Dames (le donne arancioni) è la selezione di rugby a 15 femminile che rappresenta i Paesi Bassi in ambito internazionale.
Attiva dal 1982, è la più anziana nazionale di categoria del mondo al pari di quella della Francia, con cui condivide la primogenitura del rugby internazionale femminile avendo contro di essa disputato il primo test match della storia della disciplina. Opera fin dalla nascita sotto la giurisdizione di Rugby Nederland, l'organismo di governo del rugby a 15 nel Paese.
Al 2017 ha partecipato a tre edizioni della Coppa del Mondo, la più recente nel 2002, in cui vanta come miglior risultato il settimo posto raggiunto nel 1991, l'edizione d'esordio.
Partecipante da sempre al campionato europeo femminile, della cui prima edizione non ufficiale del 1988 fu tra i fautori, vanta come miglior risultato quattro secondi posti, giunti nel 2005, 2016, 2018 e 2019.
Il commissario tecnico è il neozelandese Zane Gardiner che ricopre l'incarico da gennaio 2019. Al 15 ottobre 2021 la squadra occupa la 17ª posizione del ranking World Rugby.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il rugby femminile nei Paesi Bassi è sempre stato gestito fin dalla nascita da Nederlandse Rugby Bond, nome con cui era all'epoca conosciuta Rugby Nederland[1].
Utrecht, Sportpark Strijland, 13 giugno 1982
PAESI BASSI — FRANCIA 0-4
Marcatori: 62' mt I. Decamp.
PAESI BASSI: H. Brouwer, M. Baars, J. Lem, L. Hendriks, O. Zijlstra; R. Kruyk, F. Kloen; L. Groenedijk (c), F. v. Schouwen, F. de Waard, D. Twisk, C. Elbers, E. Castell, A. v. Liere, A. Geerts.
Allenatore: Jopie Wessels.
FRANCIA: V. Berodier, I. Decamp, M. Fraysse, N. Fraysse, P. Champeil; O. Desprats, J. Benassayag; V. Champeil, M. Pomathiot, S. Girard, A. Jambon, M. Degeitere, C. Guillon, S. Benassayag, C. Matbleu.
Allenatore: Claude Izoard.
Nel 1975 esso entrò ufficialmente nei ranghi federali[1] e nel 1982, per celebrare il proprio cinquantenario, la federazione olandese invitò l'Association Française de Rugby Féminin (AFRF) a disputare un incontro internazionale con la propria selezione femminile[2][3]: a seguito di ciò, il 13 giugno di quell'anno, a Utrecht, Paesi Bassi e Francia si incontrarono per la prima partita internazionale della storia del rugby femminile. A vincere fu la Francia, che si aggiudicò l'incontro per 4-0[3] con una meta non trasformata di Isabelle Decamp al 22' del secondo tempo[4].
Incluso quello citato, i primi cinque test match della storia del rugby femminile (quattro dei quali contro la Francia) videro sempre impegnati i Paesi Bassi, che nel 1984 a Malmö tennero a battesimo la Svezia, terza squadra a esordire sulla scena internazionale; nel 1986 giunse pure la prima vittoria contro la Francia, per 10-0 a Enschede.
Dopo avere preso parte nel 1988 in Francia a un estemporaneo, e mai riconosciuto, campionato europeo femminile in cui giunsero terze, le olandesi furono nel 1991 tra le partecipanti della prima ora all'edizione inaugurale della Coppa del Mondo in Galles, in cui si classificarono al settimo posto finale.
Tre anni più tardi la squadra avrebbe dovuto essere padrona di casa della seconda edizione, la prima organizzata sotto la giurisdizione dell'International Rugby Football Union[5], tuttavia la federazione internazionale negò il patrocinio e i Paesi Bassi decisero di non partecipare al torneo che fu comunque organizzato in Scozia[5][6].
Infine, quattro anni più tardi le olandesi ospitarono la prima Coppa del Mondo ufficialmente patrocinata dalla federazione internazionale[7]: in tale edizione di torneo terminarono tredicesime su sedici partecipanti.
Al 2002 risale, altresì, la più recente apparizione dei Paesi Bassi alla Coppa del Mondo: in Spagna perse nella fase a gironi contro Stati Uniti e Kazakistan per poi essere relegata allo spareggio per la penultima posizione che vinse battendo la Germania e terminando quindicesima.
Dopo la retrocessione in seconda divisione europea, nel 2004 tornò nel primo gruppo vincendo la Pool B del campionato, conseguendo nell'occasione il suo miglior risultato, un 141-3 alla Danimarca[8] che al 2018 rappresenta anche la vittoria con il maggior scarto della storia del rugby internazionale femminile. Nella stagione seguente, durante il campionato che si tenne in Germania, la squadra giunse fino alla finale, che fu vinta per 22-3 dall'Italia[9].
In ragione dei non eccellenti risultati conseguiti nel quadriennio successivo al 2002, i Paesi Bassi fecero parte di quel gruppo di squadre (insieme a Galles, Italia e altri) non invitate alla Coppa del Mondo di rugby femminile 2006; da allora hanno preso parte solo al campionato europeo nonostante il sottofinanziamento federale della squadra a 15 a vantaggio della rappresentativa a 7 alle cui giocatrici furono offerti contratti professionistici[10] in vista del ritorno del rugby alle Olimpiadi sotto forma di tale variante a Rio de Janeiro nel 2016.
A seguito della mancata qualificazione della rappresentativa a sette ai giochi olimpici[11], l'allenatrice Sascha Werlich fu nominata responsabile dello sviluppo femminile d'alto livello e contestualmente commissario tecnico sia della squadra a sette che di quella a quindici[12].
Da nuovo C.T. Werlich guidò i Paesi bassi a due finali consecutive del campionato europeo, nel 2016[13] e nel 2018[14], in entrambe le occasioni perse contro la Spagna. A inizio 2019 Werlich si è dimessa dai ruoli federali[15]; l'interim della conduzione è stato affidato al C.T. della nazionale maschile, il neozelandese Zane Gardiner, responsabile del centro federale di formazione di Amsterdam, cui è stata affidata la squadra in vista del campionato europeo 2019.
Colori e simboli
[modifica | modifica wikitesto]Il colore delle tenute di gioco, al pari di quella di tutte le rappresentative nazionali sportive olandesi, è l'arancione: al pari dell'Italia, infatti, che adottò l'azzurro Savoia in omaggio alla casa regnante, così nei Paesi Bassi le tenute arancioni sono un chiaro tributo alla dinastia d'Orange-Nassau, cui appartengono i sovrani del Paese.
Il logo della federazione è un pallone da rugby stilizzato dentro un tulipano, fiore che, benché non originario dei Paesi Bassi, fu portato in Europa proprio da mercanti olandesi tanto da divenire comunemente associato a tale Paese. Tale logo compare sul lato sinistro del petto; sul lato destro compare invece il logo della britannica Canterbury of New Zealand, sponsor tecnico della federazione olandese dal 2016[16].
Statistiche
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (NL) De historie van rugby in Nederland, su rugby.nl, Rugby Nederland. URL consultato il 7 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2018).
- ^ (FR) Histoire du rugby féminin, su cd31rugby.com, Comité rugby de la Haute Garonne. URL consultato il 12 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2018).
- ^ a b (NL) Henk Hansen, Zoek de bal, in Panorama, Groninga, giugno 1982, ISSN 0031-0867 .
- ^ (NL) Dames staan mannetje, in Het Vrije Volk, Rotterdam, 14 giugno 1982, p. 15. URL consultato il 25 luglio 2023.«De beslissing viel 22 minuten na rust toen Isabelle Decamp een try drukte («Il momento decisivo arriva al minuto 22 della ripresa quando Isabelle Decamp schiaccia in meta»)»
- ^ a b (EN) 1994 - Women’s Rugby World Cup final held at Raeburn Place, su raeburnplace.org, Edimburgo, Raeburn Place Foundation. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2018).
- ^ (EN) Sally Jones, Women in Sport: Props of a new world order. Shoestring sisters united in the cause of crossing rugby’s gain line, in The Observer, 10 aprile 1994. URL consultato il 26 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2018).
- ^ (EN) David Hands, England outlook blackened by rivals, in The Times, 1º maggio 1998. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2018).
- ^ (EN) Women Competitions Organised by FIRA A.E.R., Rugby Europe. URL consultato il 9 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2004).
- ^ Ad Amburgo l'Italia femminile vince la Coppa Europa FIRA, in Federazione Italiana Rugby, 9 aprile 2005. URL consultato il 15 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2005).
- ^ (EN) Ali Donnelly, England’s pro contracts will change women’s rugby union for ever, in The Guardian, 18 settembre 2018. URL consultato il 9 dicembre 2018.
- ^ (EN) Ireland keep Rio dream alive on two fronts, su world.rugby, World Rugby, 20 luglio 2015. URL consultato il 9 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2018).
- ^ (EN) John Birch, Werlich: Test rugby vital to growing the game, su scrumqueens.com, Scrum Queens, 4 ottobre 2016. URL consultato il 9 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2018).
- ^ (ES) España logra la corona europea tras batir a Holanda en la final, in RTVE, 15 ottobre 2016. URL consultato il 14 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2017).
- ^ (EN) Spain win Rugby Europe Women's Championship, su worldrugby.org, World Rugby, 5 marzo 2018. URL consultato il 14 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2018).
- ^ (NL) Afscheid Sascha Werlich en Richard van den Broek, su rugby.nl, Rugby Nederland, 29 gennaio 2019. URL consultato il 22 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2019).
- ^ (NL) Canterbury, su rugby.nl, Rugby Nederland. URL consultato il 9 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2016).
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (NL) Sito ufficiale, su rugby.nl.