Narvalo | |
---|---|
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di media crociera |
Classe | Squalo |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 17 ottobre 1928 |
Varo | 15 marzo 1930 |
Entrata in servizio | 6 dicembre 1930 |
Destino finale | affondato dai cacciatorpediniere HMS Hursley e Pakenham il 14 gennaio 1943 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 1146 t |
Dislocamento in emersione | 937 t |
Lunghezza | fuori tutto 69,80 m |
Larghezza | 7,18 m |
Pescaggio | 4,45 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel da 3.000 CV totali 2 motori elettrici da 840 CV totali |
Velocità in immersione | 8 nodi |
Velocità in emersione | 15,1 nodi |
Autonomia | in emersione: 5650 mn a 8 nodi; in immersione: 100 mn alla velocita di 3 nodi |
Equipaggio | 5 ufficiali, 47 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Artiglieria | 1 cannone da 102/35 mm (152 colpi) 2 mitragliere singole da 13,2 mm |
Siluri | 4 tubi lanciasiluri da 533 mm a prora 4 tubi lanciasiluri da 533 mm a poppa 12 siluri |
informazioni prese da [1] , [1] e [2] | |
voci di sommergibili presenti su Teknopedia |
Il Narvalo è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Una volta entrato in servizio, fu dislocato a La Spezia, in seno alla II Squadriglia Sommergibili di Media Crociera[2].
Nel 1931 svolse un viaggio lungo le coste sarde e un anno dopo ne compì un secondo nel bacino orientale del Mediterraneo[2].
Cambiò poi base spostandosi a Napoli (1934), inquadrato nella IV Squadriglia, poi a Tobruk e infine a Massaua, dove operò in due distinti cicli operativi nel 1935-36 e nel 1938, mettendo in evidenza discrete qualità operative in acque calde[2]. Fu poi trasferito a Fiume (dicembre 1938) e quindi aggregato alla XXXIII Squadriglia con base a Messina; nel 1939 fu distaccato alla Scuola Sommergibili di Pola[2].
All'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale faceva parte, appena trasferito, del V Grupsom di Lero[2], che aveva raggiunto il 22 gennaio 1940. Operò in Mediterraneo orientale senza cogliere risultati[2].
Nella notte del 27-28 settembre 1941 (al comando del tenente di vascello Giuseppe Caito) attaccò un trasporto in navigazione nei pressi di Capo Bon con il lancio di due siluri, senza tuttavia riuscire a colpirlo[2][3].
Il 14 dicembre dello stesso anno subì forte caccia antisommergibile nei pressi di Capo Passero, ricevendo seri danni che lo obbligarono al rientro[2][3].
A partire dai mesi primaverili del 1942 fu adibito al trasporto di rifornimenti per la Libia: svolse otto missioni di questo tipo, con il trasporto di 510,3 tonnellate di rifornimenti (70,7 di lattine di carburanti e lubrificanti, 404,7 di munizioni, 25 di provviste e 9,9 di carichi di altra natura)[2].
Nella serata del 13 gennaio 1943, ultimata la sua ottava missione di trasporto, lasciò Tripoli agli ordini del tenente di vascello Ludovico Grion, diretto in Italia, con a bordo, oltre all'equipaggio, 11 ufficiali inglesi prigionieri, 5 militari italiani che ne costituivano la scorta e altri 6 militari italiani che dovevano rimpatriare[4][2][3].
Alle 13.45 del giorno successivo subì l'attacco con bombe di un velivolo inglese, circa 140 miglia a sudest di Malta; colpito, fu immobilizzato e impossibilitato sia ad immergersi che a navigare in superficie[4][2][3]. Il comandante Grion ordinò di avviare le manovre di autoaffondamento, ma sopraggiunsero due cacciatorpediniere britannici, l'Hursley e il Pakenham (informati dal velivolo), che cannoneggiarono il sommergibile (che aveva già iniziato ad autoaffondarsi) e ne provocarono in breve l'affondamento[4][2][3].
Scomparvero in mare 4 ufficiali e 25 fra sottufficiali e marinai del Narvalo[5], tutti gli 11 militari italiani saliti a Tripoli e 8 dei prigionieri, mentre i sopravvissuti (32 membri dell'equipaggio del sommergibile e 3 prigionieri) furono tratti in salvo dalle unità inglesi[4][2][3].
Il Narvalo aveva svolto in totale 23 missioni esplorativo-offensive, 8 di trasporto e 5 di trasferimento, navigando per 20.760 miglia in superficie e 3020 in immersione[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Da Navypedia.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Museo della Cantieristica Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive..
- ^ a b c d e f Regio Sommergibile Narvalo.
- ^ a b c d Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 357.
- ^ Non Dimentichiamoli - Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici.