Museo Gaetano Savasta | |
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L'ex carcere borbonico di Paternò, di costruzione ottocentesca | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Paternò |
Indirizzo | Via Filippo Corridoni, 21 |
Coordinate | 37°33′55.25″N 14°53′50.91″E |
Caratteristiche | |
Tipo | archeologia, etnoantropologia |
Il museo civico Gaetano Savasta è un museo di Paternò, in provincia di Catania, che ha sede nei locali dell'ex carcere borbonico, ubicato in piazza Martiri d'Ungheria in pieno centro storico, e nell'ex macello comunale, nella zona dell'Acquagrassa.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il carcere borbonico
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio che attualmente ospita il museo archeologico sorse agli inizi del XIX secolo come carcere, uno dei tanti sorti all'epoca del regno borbonico.
Come istituto penitenziario fu utilizzato per ospitare i detenuti condannati per reati di basso profilo e per carcerazioni brevi. Rimase attivo fino ai primi anni del secondo dopoguerra[1].
Dal 1997 al 2001, l'ex carcere è stato sede della biblioteca comunale di Paternò, a causa di un crollo avvenuto nei locali che la ospitavano nell'ex Monastero della Santissima Annunziata[2].
Successivamente abbandonata, la struttura viene recuperata dopo diversi anni, e l'8 dicembre 2007 viene inaugurata la sezione archeologica del museo intitolato alla memoria dello storico locale Mons. Gaetano Savasta[3].
L'edificio, privo di elementi architettonici di rilievo, ha struttura rettangolare. Il suo ingresso principale si affaccia sul lato della piazza, ed è costituito da un grande portale con arco a tutto sesto, la cui cornice è realizzata in pietra lavica. Ai suoi lati il portale d'ingresso si presenta due finestre, la cui forma degli archi è ribassata, mentre nel lato secondario dell'edificio vi è un altro ingresso, anch'esso avente due finestre per lato.
Tutte le finestre dell'ex carcere borbonico sono dotate di barre in ferro.
Il macello comunale
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1835, il Comune emise un provvedimento che vietò la macellazione degli animali in pubbliche piazze, ed allora si provvide alla costruzione di un mattatoio[4]. Il mattatoio fu attivo fino agli anni settanta del XX secolo.
Dopo anni di abbandono, il sito è stato recuperato con dei lavori di ristrutturazione eseguiti dal 2005[5], e nel 2009 viene inaugurato il museo dell'arte contadina, poi successivamente divenuto sezione etnoantropologica del museo civico.
Il Museo
[modifica | modifica wikitesto]- Sezione archeologica
La sezione del museo civico dedicata all'archeologia, ospita al suo interno numerosi reperti, in particolare anfore, cocci, piatti d'epoca medievale e romana, ritrovati nel corso degli scavi effettuati sul colle paternese tra il 1993 e il 1998, sotto l'intendenza dell'assessorato regionale ai Beni Culturali, nelle contrade di Poggio Monaco, San Marco, Poggio Cocola e sul Monte Castellaccio.
- Sezione etnoantropologica
Nella sezione etnoantropologica del museo, sono conservati gli attrezzi e gli strumenti degli antichi mestieri artigianali e agricoli.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il Carcere Borbonico di Paternò - Paternesi.com, su paternesi.com. URL consultato il 19-03-2012 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2012).
- ^ Home page della biblioteca comunale "G.B. Nicolosi", su bibliotecapaterno.it. URL consultato il 19-03-2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2011).
- ^ Paternò, l'ex carcere trasformato in museo civico - Giornale di Sicilia, 9 dicembre 2007
- ^ V. Fallica, Storia di Paternò, Opera Universitaria, 1991, p. 72
- ^ ELENCO DELIBERAZIONI G. M. 2005 del Comune di Paternò (PDF), su francocrisafi.it. URL consultato il 19-03-2012 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2006).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- S. Di Matteo - Paternò. La storia e la civiltà artistica - Palermo, Arbor Edizioni, 2009, ISBN 88-86325-38-X.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo civico Gaetano Savasta
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pagina Facebook del museo Savasta, su facebook.com.