La moneta divisionale[1] o moneta divisionaria[2][3] o ancora moneta sussidiaria[4] è una moneta di tipo metallico (nichel, acciaio, ecc ) di piccolo taglio, adatta ai pagamenti di importo limitato ed emessa a potere liberatorio limitato da parte della Zecca dello Stato.
Nel regno d'Italia le monete d'oro e lo scudo (5 lire) d'argento avevano capacità liberatoria senza limite. Per le altre monete d'argento il potere liberatorio era invece limitato a 50 lire verso i privati mentre rimaneva illimitato per il pagamento dei debiti verso lo Stato. Il potere liberatorio della moneta di bronzo, infine, aveva il massimo di una lira.
In Svizzera il valore liberatorio è limitato a cento pezzi monetari.[5]
In Europa sono tali le monete metalliche fino a due euro (otto tagli con i seguenti valori facciali: 1, 2, 5, 10, 20 e 50 euro cent, e 1 e 2 euro) e il valore liberatorio è fissato fino a cinquanta pezzi monetari.[6]
Monete divisionali europee | |||||||
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1 centesimo | 2 centesimi | 5 centesimi | 10 centesimi | 20 centesimi | 50 centesimi | 1 € | 2 € |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ divisionale, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 24 dicembre 2022.
- ^ Potere liberatorio della moneta, su dizionari.simone.it, Napoli, Edizioni Simone. URL consultato il 24 dicembre 2022.
- ^ divisionario, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 24 dicembre 2022.
- ^ sussidiario, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 24 dicembre 2022.
- ^ Mezzi di pagamento pubblici, su efv.admin.ch, 4 luglio 2017. URL consultato il 25 dicembre 2022.
- ^ Secondo la definizione della Banca d'Italia "potere liberatorio" significa che "pagando con esse l'acquirente si libera da ogni altro obbligo nei confronti del venditore". Per le monete, tuttavia, nessuno ha l'obbligo di accettarne in pagamento più di cinquanta. Quaderno didattico per la scuola secondaria di secondo grado (PDF), su Banca d'Italia. URL consultato il 22 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2016).