Mihri Hatun (turco ottomano: مهری خاتون, "sole/luce"; Amasya 1460 circa – Amasya, 1506) è stata una poetessa ottomana conosciuta in Europa come la "Saffo ottomana" e "Lady Mihri".[1]
Sfidò il mondo letterario maschilista dell'epoca promuovendo l'immagine di una donna diversa da quella idealizzata dalla tradizionale poesia ottomana. Divenne nota per i suoi nazire ("parallelismi") con le opere di İsa Necati, di cui fu ammiratrice. Fu precursora della critica della poesia ottomana di corte che si sarebbe affermata tra il XIX e il XX secolo.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Mihri Hatun discendeva da Pir Ilyas, sheykh della confraternita sufi Khalwatiyya della città di Amasya, mentre suo padre era un qadi che scrisse alcune poesie con lo pseudonimo di Belayi.[3] Ricevette un'istruzione domestica e sin da giovane partecipò a diverse sfide letterarie al pari con gli uomini. Entrò a far parte della cerchia del principe Ahmed, amante della poesia e mecenate, nonché figlio del sultano Bayezid II.[1]
Respinse ogni proposta di matrimonio per dedicarsi liberamente alla poesia.[1] Attorno a lei venne a crearsi il mito di una donna casta e innocente che condusse una vita virtuosa.[4][5]
Il suo repertorio poetico include ghazal, qaṣīda, masnavi, poesie mistiche e liriche d'amore. Ebbe contatti con i principali poeti del suo tempo, come İsa Necati, Zati, Guvakhi, Makami e Muniri.[1] Riuscì ad affermarsi in un mondo letterario e si guadagnò il plauso dei suoi contemporanei. Le sue opere vennero trascritte e conservate, e la famiglia reale possedette un suo manoscritto. Nelle sue poesie si serve del suo sarcasmo e della sua ironia per sfidare le convenzioni sociali.[6]
Critici moderni descrivono la sua opera come "fresca e semplice".[7] È stato anche ipotizzato che possa aver nutrito desiderio sessuale nei confronti delle donne, sulla base di suoi componimenti in cui parla di sé come di un uomo innamorato di una donna.[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d (RU) МИХРИ́ ХАТУ́Н, su Grande enciclopedia russa. URL consultato il 6 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2022).
- ^ (EN) Suad Joseph, Encyclopedia Of Women & Islamic Cultures, vol. 5, Brill, 2007, p. 89.
- ^ (EN) Mihrī K̲h̲ātūn, su Encyclopaedia of Islam, Second Edition.
- ^ (EN) Bernard Lewis, Music of a Distant Drum: Classical Arabic, Persian, Turkish, and Hebrew Poems., Princeton University Press, 2001, p. 207, ISBN 0-691-08928-0.
- ^ (EN) Didem Havlioğlu, On the margins and between the lines: Ottoman women poets from the fifteenth to the twentieth centuries, in Turkish Historical Review, vol. 1, n. 1, 2010, pp. 25–54, DOI:10.1163/187754610X494969.
- ^ (EN) Teresa A. Meade e Merry E. Wiesner-Hanks, A Companion to Global Gender History, John Wiley & Sons, 2020, p. 346, ISBN 978-1-119-53580-5.
- ^ Music of a distant drum: classical Arabic, Persian, Turkish, and Hebrew poems, Princeton University Press, 2001, p. 207, ISBN 978-0-691-08928-7.
- ^ (EN) Didem Havlioğlu, On the margins and between the lines: Ottoman women poets from the fifteenth to the twentieth centuries, in Turkish Historical Review, vol. 1, n. 1, 1º maggio 2010, pp. 25–54, DOI:10.1163/187754610X494969. URL consultato il 24 aprile 2024.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Opere di Mihri Hatun, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 99145304390578571439 · ISNI (EN) 0000 0003 8324 3771 · CERL cnp00558915 · LCCN (EN) nr98014540 · GND (DE) 119547600 · J9U (EN, HE) 987007390653905171 |
---|