Merobaude | |
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Magister militum per Gallias e Hispania dell'Impero romano d'Occidente | |
Durata mandato | 443 – 446 |
Monarca | Valentiniano III |
Predecessore | Astirio |
Successore | Agrippino in Gallia |
Dati generali | |
Suffisso onorifico | Patrizio |
Professione | Retore, generale e poeta |
Merobaude | |
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Dati militari | |
Paese servito | Impero romano d'Occidente |
Forza armata | Esercito in occidente |
Grado | Magister utriusque militiae |
Comandanti | Flavio Ezio |
Guerre | Invasioni barbariche del V secolo |
Campagne | Campagne contro i Burgundi |
Altre cariche | Poeta e retore |
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Flavio Merobaude (in latino Flavius Merobaudes; fl. 432-446) è stato un retore, poeta e generale romano di origine franca.
Fu poeta laureato ufficiale dell'imperatore Valentiniano III e del patricius Flavio Ezio.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nativo della Betica (la moderna Spagna meridionale), era figlio[1] del magister militum e due volte console Merobaude, di origine franca. Genero di Astirio, probabilmente sopravvisse alla moglie[2].
Nel 432 compose un panegirico per Flavio Ezio e, in cambio, nel 435 ricevette l'onore di una statua nel Foro di Traiano, la cui base, scoperta nel 1813, reca un'iscrizione[3] che permette di sapere che era vir spectabilis e ricoprì il ruolo di comes sacri consistorii a corte, a Ravenna, la capitale imperiale dell'epoca; la dedica loda la combinazione, in lui, delle arti letterarie e di quelle militari. Questa statua era nota a Sidonio Apollinare, che la descrisse in un suo poema[4] e fu citata dal suo contemporaneo Idazio, che nella propria Cronaca appuntò, sotto l'anno 443, le lodi di Merobaude come poeta e oratore, menzionando l'erezione di diverse statue in suo onore.
Nel 435 aveva dunque già guadagnato fama di buon comandante militare, combattendo nelle Alpi, forse in occasione delle campagne del 430 e 431 di Ezio contro Nori e Alemanni. È possibile che tra il 435 e il 439 abbia ottenuto il patriziato, conferitogli da Teodosio II, probabilmente in occasione della visita a Costantinopoli in occasione del matrimonio tra Valentiniano III e Licinia Eudossia; alternativamente fu onorato col consolato onorario. Nel tardo 438/439 era a Salona (forse di ritorno dalla sua visita a Costantinopoli), dove seppe della vittoria di Ezio sui Visigoti a Mons Colubrarius; questa vittoria, avvenuta su un popolo rivale dei Franchi, portò Merobaude a comporre un panegirico in suo onore[1]. Il primo dei panegirici conservatisi fu declamato molto probabilmente nel 439.
Nel 443, Merobaude succedette ad Astirio come magister utriusque militiae in Hispania (e per Gallias); qui combatté contro i Bagaudi, che sconfisse in battaglia con truppe che si era portato dall'Italia. Fu poi richiamato in Italia da Valentiniano a seguito di alcuni intrighi orditi contro di lui.
Delle sue opere rimangono parti in prosa e versi dei panegirici a Ezio del 439 e 446, un poema in endecasillabi per il compleanno del figlio di Ezio, altri frammenti di poemi cortigiani e alcuni versi su Cristo (De Christo). Entrò a far parte del senato romano.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Karl Ferdinand Werner, Nascita della nobiltà. Lo sviluppo delle élite politiche in Europa, collana Biblioteca di cultura storica, traduzione di Stefania Pico e Sabrina Santamato, Torino, Giulio Einaudi editore, 2000, p. 182, ISBN 88-06-15288-2.
- ^ (CIL VI, 31983.
- ^ CIL VI, 1724.
- ^ Carmina, IX, 289-295.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Arnold Hugh Martin Jones, John Robert Martindale, John Morris, The Prosopography of the Later Roman Empire, Cambridge University Press, 1971, ISBN 0521201594, pp. 756–758.
- Charles Hedrick, History and silence: purge and rehabilitation of memory in late antiquity, University of Texas Press, 2000, ISBN 0292731213, p. 233.
- E. Thompson, Romans and Barbarians: The Decline of the Western Empire, University of Wisconsin Press, 1982, ISBN 0299087042, pp. 174, 183.
- Wendell Vernon Clausen, E. J. Kenney, The Cambridge History of Classical Literature - The Later Principate, Cambridge University Press, 1983, ISBN 0521273714, pp. 123–124.
- Flavio Merobaude. Panegirico in versi. Introduzione e commento a cura di Antonella Bruzzone, Roma, Herder, 1999.
- Francesco Giunta, Civiltà siciliana - Sicilia barbarica, 1962.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Merobaude
- Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a Merobaude
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Merobàude, Flavio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (ES) Merobaude, in Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia.
- (LA) Opere di Merobaude, su Musisque Deoque.
- (LA) Opere di Merobaude, su digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro.
- (EN) Opere di Merobaude, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 29659929 · ISNI (EN) 0000 0001 1613 9937 · SBN CFIV169116 · BAV 495/11168 · CERL cnp00868852 · LCCN (EN) no98109086 · GND (DE) 118783378 · BNE (ES) XX1323455 (data) · BNF (FR) cb12805636p (data) · J9U (EN, HE) 987007265192505171 · NSK (HR) 000134680 · CONOR.SI (SL) 72176483 |
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