Mauro Pellicioli (Lonno, 15 gennaio 1887 – Bergamo, 2 febbraio 1974) è stato un restauratore e pittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato da Pietro e Margherita Carrara a Lonno, frazione di Nembro, borgata della provincia di Bergamo. A 10 anni frequenta lo studio del pittore Achille Filippini Fantoni entrando in contatto con il disegno e la pittura. Nel 1899 si iscrive alla Scuola d'Arte applicata all'industria, e per cinque anni frequenta i corsi diurni di decorazione. Nei periodi estivi lavora come aiutante alle dipendenze dello scenografo Angelo Rota, del professore Francesco Domeneghini, direttore della Scuola d’Arte Fantoni, e del decoratore Fermo Taragni. Nel 1910 viene ammesso alla Scuola di Pittura dell'Accademia Carrara in Bergamo, dove frequenta le lezioni di figura e di nudo tenute da Ponziano Loverini [1],. Seguono altre esperienze formative presso le botteghe di Franco Steffanoni di Bergamo e di Luigi Cavenaghi di Milano. Nel 1911 inizia ad esercitare l'attività di restauratore per Bergamo, Brescia e Verona. Frequenta il Circolo Artistico di Bergamo nell'ambito del quale, nel 1913, assieme a Luigi Angelini, ai fratelli Galizzi, a Romeo Bonomelli e a Fermo Taragni, fonda la "Società degli Acquafortisti".
Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale (V Alpini) riprende, a Milano, la sua attività professionale. Collaborò con Ettore Modigliani, sovrintendente dei beni artistici di Milano e con Angelo Pinetti, ispettore onorario dei Monumenti di Bergamo, nella ricollocazione e nel restauro delle opere della provincia di Bergamo messe in sicurezza a Roma nel corso della prima guerra mondiale e fu chiamato a collaborare al restauro dei dipinti della Pinacoteca di Brera in vista della sua riapertura nel 1925. A Londra operò come "Conservatore tecnico unico" della "Mostra d'Arte Italiana" del 1930 allestitai presso la Burlington House della Royal Academy of Arts. Fu tra i primi restauratori che Cesare Brandi, fondatore dell'"Istituto Centrale del Restauro" (ICR) in Roma, scelse per insegnare agli allievi le tecniche di restauro. Nel 1941 fu nominato restauratore capo dell'ICR collaborandovi con Augusto Cecconi Principi, Enrico Podio e Luciano Arrigoni e membro del Comitato tecnico. Dialogò con gli storici dell’arte Pietro Toesca, Roberto Longhi, Cesare Brandi e Giulio Carlo Argan a volte discrepando con loro a proposito degli obiettivi e dei metodi del restauro. Collaborò con Gino Fogolari e con Fernanda Wittgens, con direttori di museo, collezionisti e antiquari italiani e stranieri intenti a integrare la ricerca archivistica e classificatoria nel restauro delle opere d’arte.
La sua formazione artistica e sensibilità estetica hanno forgiato una tecnica di restauro che comprendeva integrazioni artistiche tese ad assicurare l’unita delle opere d’arte, contrapponendosi in ciò alla tendenza scientifica e filologica resa possibile dai più recenti materiali e strumenti diagnostici e promossa dall'ICR.[2] Mauro Pellicioli sintetizzava questa concezione artigianale della pittura nella formula che bisognasse essere dei buoni pittori per potere fare i restauratori, al punto da intitolare Pellicioli pittore mancato l’esposizione retrospettiva dei propri dipinti organizzata a Bergamo, Milano e Venezia (1965). Tra i lavori di restauro maggiormente significativi si segnalano quello degli affreschi del Mantegna nella Camera degli Sposi a Mantova, quello degli affreschi di Giotto nella Basilica di San Francesco ad Assisi (1943), quello degli affreschi di Luca Signorelli nella cappella di San Brizio a Orvieto e quello di Masolino da Panicale nella cappella Branda Castiglione nella chiesa di San Clemente a Roma; il restauro dei dipinti di Perugino e di Raffaello nella Sala del Cambio a Perugia, quello della Pala di Giorgione a Castelfranco Veneto, quello di due tele del Caravaggio nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, il consolidamento dell'Cenacolo Vinciano nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano (1951-1953); il restauro a Venezia di opere dei maestri del Cinquecento veneto, quello di dipinti dell’Accademia Carrara a Bergamo. Collaborò alla riscoperta degli affreschi quattrocenteschi attribuiti a Donato Bramante sulla facciata del Palazzo del Podestà a Bergamo. Per quasi quarant'anni ha lavorato, inoltre, sulle opere della Pinacoteca di Brera, ed ha eseguito numerosi restauri per la committenza privata.
Numerosi apprendisti italiani (Antonio Benigni, Ottemi della Rotta, Angela Marchesi Butti, Emma Bettocletta, Pinin Brambilla Barcilon) e stranieri (il catalano Manuel Grau Mas e l’ungherese Gyorgy Kakay Szabo) si formarono nella sua bottega di restauro a Milano e a Bergamo e nei suoi cantieri aperti in Italia e all’estero. È divenuto così uno dei fondatori delle scuole di restauro in Ungheria ed in Spagna, ed ha avuto allievi in Svizzera, Germania, nell'allora Cecoslovacchia, in Bulgaria, Inghilterra ed Argentina.
Pittore figurativo di sicuro impegno ha allestito varie personali a Bergamo (spinto inizialmente da un amico e a sua volta pittore Clemente Cassis), Venezia e Milano suscitando vivo interessamento. Polemico, per sua propensione, si è definito "pittore mancato" dando, invece, di sé stesso, prova di mirabile sensibilità e bravura.
Archivio personale
[modifica | modifica wikitesto]L'archivio personale che comprende 969 unità archivistiche organizzate in 39 faldoni è conservato oggi, a titolo di deposito gratuito, dall'"Associazione Giovanni Secco Suardo"[3].
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Bergamo lo decorò indicandolo:
«Bergamasco il cui nome è corso in tutta Europa e la cui opera è nota ed apprezzata nel mondo artistico internazionale. Erede di una tradizione del restauro che ebbe a Bergamo immensa risonanza, il Pellicioli ha raggiunto quest'arte accompagnandola ad una squisita sensibilità verso le opere pittoriche. I grandi capolavori del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento sono stati oggetto della sua cura delicata nelle Accademie e Pinacoteche di maggiore fama. Il nome di Bergamo artistica, della Accademia Carrara, dei nostri grandi capolavori è illustrato all'estero anche mercé la fama ed il prestigio di Mauro Pellicioli. La Città premia in Lui il rappresentante più autorevole di una lunga schiera di maestri del restauro.»
- Due Medaglie di guerra (1915-1918)
- Croce di Cavaliere (1926)
- Commenda di Santo Stefano dall'Ungheria (1936)
- Croce di Commendatore (1936)
- Medaglia d'Argento di II Classe da S.M. il Re per benemerenza nelle Arti (1941)
- Medaglia d'Oro della Città di Milano (1953)
- Medaglia d'Oro della Città di Bergamo (1961)
- Medaglia d'Oro per il Centenario della Città di Treviglio (1962)
- Medaglia degli Istituti Ospedalieri di Milano quale membro per più di un decennio della Commissione d'Arte.
- Grande Medaglia d'Argento della Opera della Primaziale Pisana, quale membro della Commissione per i restauri agli affreschi del Camposanto
- Medaglia d'Argento e altre, omaggio di S.S. papa Giovanni XIII
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Angelo Pinetti, Ponziano Loverini, con 76 illustrazioni e 4 tavole fuori testo, Bergamo, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1930, p. 99.
- ^ La creazione dell’ICR (1938) era rivolta a favorire l'unificazione dei criteri di restauro e a trasformare l’approccio empirico e artistico del primo Novecento in uno essenzialmente critico, fondato sui dati storici e tecnici. In tale prospettiva, l'impiegogo dei moderni strumenti e tecniche conservative avrebbe dovuto produrre il trapasso dall’individualismo creativo della bottega artigiana all’impostazione scientifica - tracciabile e riproducibile - del restauro.
- ^ Archivi conservati, su associazionegiovanniseccosuardo.it. URL consultato il 29 giugno 2022.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ettore Modigliani. Catalogo degli oggetti d’arte restituiti dall’Austria-Ungheria ed esposti nel R. Palazzo Venezia in Roma. Roma (1923)
- Achille Locatelli Milesi. Mauro Pellicioli e il riordinamento della Pinacoteca di Brera. La Rivista di Bergamo (1926)
- Achille Locatelli Milesi. Un medico dei capolavori. La Rivista di Bergamo (1931))
- ‘Davide Cugini. Un portentoso guaritore di quadri malati. Mauro Pellicioli. in La Rivista di Bergamo (1942)
- Pietro Mosca. Arte e costume a Bergamo: Ottocento-Novecento. Grafica e Arte, 2 volumi, 1990.
- Marco Lorandi. Mauro Pellicioli. In: I pittori bergamaschi dell’Ottocento. Edizioni Bolis, 1993. Vol. IV, p. 351-356.
- Matteo Panzeri. La tradizione del restauro a Bergamo tra XIX e XX secolo: Mauro Pellicioli, un caso paradigmatico. In: Giovanni Secco Suardo. La cultura del restauro tra tutela e conservazione dell’opera d’arte. In: Atti del Convegno Internazionale di Studi, Bergamo 9-11 marzo 1995 (1998)
- Simona Rinaldi. Memorie al magnetofono. Mauro Pellicioli si racconta a Roberto Longhi. Firenze (2014)
- Ettore Modigliani. Memorie. La vita movimentata di un grande soprintendente di Brera, a cura di M. Carminati, Milano (2019)
- Antonella Gioli, Pelliccioli, Mauro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 82, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015. URL consultato il 29 giugno 2022.
- Giovanni Bergamelli, Rapporto tra il capoluogo, le sue contrade e le sue frazioni ora docili, ora ribelli, Nembro, Comune di Nembro, 2003.
- Geo Renato Crippa, Il restauratore principe Mauro Pelliccioli, uomo e 'mago', Bergamo, Stamperia Conti, 1966.
- Silvia Cecchini, M. B. Failla, F. Giacomini. C. Piva. Mauro Pelliccioli e la cultura del restauro nel XX secolo (Atti del convegno). “Associazione Giovanni Secco Suardo e SAGEP editori (2022)
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 96579485 · ISNI (EN) 0000 0004 2442 7578 · ULAN (EN) 500121759 · LCCN (EN) no2014168464 · GND (DE) 121605809 |
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