Mauro Del Giudice (Rodi Garganico, 20 maggio 1857 – Roma, 14 febbraio 1951) è stato un giurista, magistrato e scrittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato in provincia di Foggia, "da un'onesta e agiata famiglia della piccola borghesia, che aveva basato la sua ascesa sociale sul fiorente commercio agrumario (...) aveva seguito gli studi classici presso il seminario di Molfetta (Bari)"[1]. Indi approda a Napoli dove studia giurisprudenza, tra l'altro con Luigi Zuppetta ed "altri insigni giuristi, eredi della Scuola Storica del Diritto meridionale"[2].
Nel 1888 si classifica primo nel concorso a pretore ed inizia così una carriera magistratuale che lo porterà in numerose sedi giudiziarie del Mezzogiorno d'Italia: dopo circa un trentennio di stimata attività, giungerà a reggere la importante Sezione d'accusa presso la Corte d'appello di Roma.
Dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, a seguito dell'avocazione ad opera del Procuratore Generale Crisafulli l'inchiesta fu sottratta al Tribunale di Roma per essere spostata in Corte d'appello[3]: a quel punto Del Giudice "coraggiosamente si autoassegnò l’inchiesta invece di affidarla al consigliere anziano della Sezione, «contagiato da lue fascista», nonostante il tentativo di dissuasione del primo presidente della Corte"[4].
«Fagella riprese a dire: "Ascolta bene quello che sto per annunziarti. Del processo che tu istruisci non rimarranno che le sole carte, però da esso deve uscire intatto l'onore della Magistratura di Roma". Risposi: "Al riguardo il mio pessimismo supera il tuo e perciò ti dico che molto probabilmente non rimarranno neppure le carte, le quali saranno fatte sparire dal regime fascista appena operato il salvataggio completo degli assassini, dei loro complici e mandanti. Quello che posso assicurarti, e tu che ben conosci la mia dirittura morale sai che non prometto mai invano, è che, esaurito il mio compito di istruttore, usciranno intatti l'onore della magistratura della Corte d'appello di Roma e soprattutto uscirà illibato il mio nome, l'unica ricchezza che posseggo su questa terra. Mi auguro poi che gli altri colleghi facciano altrettanto»
Essendo stato sempre un fermo sostenitore dell'indipendenza della magistratura giudiziaria, nel 1924, insieme al pubblico ministero Umberto Guglielmo Tancredi, mantenne questa posizione anche nel corso dell'istruttoria del processo per l'omicidio di Giacomo Matteotti. Convintosi delle colpevoli responsabilità del regime fascista, dimostrò un'integerrima tenacia, resistendo ai tentativi di corruzione e alle pressioni esterne[5] durante tutta la conduzione del processo[6].
La condotta intransigente costerà al magistrato la perdita dell'incarico relativo al processo Matteotti, attraverso una rimozione per promozione, che lo costringerà a lasciare il suo ufficio a Roma alla volta di Catania. In seguito, mandato forzatamente in pensione, si stabilì a Vieste presso il fratello Luigi.
Nel secondo Dopoguerra la sua deposizione, resa il 9 settembre del 1944 e il memoriale che consegnò ai magistrati, rappresentarono «documenti di eccezionale valore per comprovare la distorsione dell’attività giudiziaria allora compiuta e consegnano agli atti e alla storia l’esempio di un funzionario dello Stato dalla schiena dritta in uno dei tempi più bui della nostra storia»[7].
«Notevole e impressionante è specialmente la deposizione del Del Giudice, il quale ha messo in luce anche le manovre usate per allontanarlo dal posto di Presidente della Sezione di accusa, di fronte alla adamantina fermezza con cui egli resistette agli allettamenti e alle minacce»
Si trattò di un'importante testimonianza sulla conduzione del processo nel 1924-1925, utile alla riapertura del processo dinanzi alla Corte di assise speciale di Roma che pronunciò la condanna di Amerigo Dumini nel 1947.
All'insigne magistrato sono intitolati una strada e l'istituto di istruzione superiore della sua città natale, Rodi Garganico.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- La legge penale nel tempo: tesi di diritto penale comparato, Tipografia del Commercio, Napoli 1882.
- Il fenomeno giuridico nella scienza sociale: introduzione allo studio della filosofia del diritto, Tipografia italiana, Roma 1908.
- La Scuola Storica Italiana del Diritto i suoi fondatori, Colitti, Campobasso 1918.
- Germanicae res: come va trattata la nazione tedesca durante e dopo la guerra, Colitti, Campobasso 1918.
- Problemi di ieri… e di domani, Tipografia Italiana di pubblicità, Roma 1918.
- Finalità e funzione della giustizia popolare in corte d'assise, Casa tipografico-editrice Colitti, Campobasso 1923.
- Pietro Giannone nella storia del diritto e nella filosofia della storia (Conferenza tenuta nel 1921), in “Studio giuridico napoletano”, vol. 12 (1925), pt. 2, pp. 6–44. Il saggio è stato ripubblicato da Mario Simone nei Quaderni di Capitanata, Amministrazione provinciale di Capitanata, Foggia 1974.
- Il potere giudiziario al cospetto del nuovo parlamento, Catania, Edizioni del Corriere di Sicilia, 1948 [data desunta dal testo]. (Sul front.: Documenti umani: dal 1849 al 1922. Settanta anni di vita pubblica italiana).
- Cronistoria del processo Matteotti (con prefazione e note di A. Scabelloni e S. Migliorino e con in appendice Filippo Turati, L'epicedio), Lo Monaco, Palermo 1954; il testo fu ripubblicato in Matteotti, La cartografica, Palermo, 1957, in un volume collettaneo edito sotto l’alto patronato dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti-ANPPIA (insieme con Scritti e discorsi di Umberto Terracini, Filippo Turati, Piero Gobetti, Vittorio Emanuele Orlando, Giuseppe Romita, Gino Coccia, Giuseppe Saragat, Rodolfo Morandi, Alessandro Schiavi, Luigi Bennani, Pietro Nenni, Francesco Taormina, Franco Restivo, Luigi Sturzo, Paolo Rossi). La seconda edizione di Cronistoria è stata pubblicata da Matteo Matteotti, Opere nuove, Roma 1985. La terza edizione è stata pubblicata da Teresa Maria Rauzino, in Il magistrato che fece tremare il Duce: Mauro Del Giudice. Memorie e Cronistoria del processo Matteotti, Rodi Garganico, 2022 (Torrazza Piemonte, Amazon Italia Logistica, 2022), unitamente all'autobiografia del magistrato fino ad allora inedita. La quarta edizione è stata pubblicata nel 2024 dall'ANPI di Arese[8].
Cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- Il delitto Matteotti, regia di Florestano Vancini (1973); in tale pellicola Del Giudice è interpretato da Vittorio De Sica.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il magistrato che fece tremare il Duce: Mauro Del Giudice. Memorie e Cronistoria del processo Matteotti, a cura di Teresa Maria Rauzino, Rodi Garganico: 2022 (Torrazza Piemonte, Amazon Italia Logistica, 2022), pp. 13-14.
- ^ Ibidem, p. 14.
- ^ Corriere della sera, 18 giugno 1924, p. 1.
- ^ Pasquale Serrao d’Aquino, La legalità del male, Questione Giustizia, 22 novembre 2018.
- ^ "Due giorni dopo l’arresto di Giovanni Marinelli (22 giugno 1924), Del Giudice viene posto sotto tutela e, scrive il magistrato nella sua Cronistoria, «una cinquantina di fascisti facinorosi vennero a fare una dimostrazione sotto casa mia». Il 27 luglio 1924, il giornale L’Impero scriveva: «È inutile alludere, più o meno velatamente, a Mussolini per il delitto Matteotti. Il Duce, salvatore della Patria, non si tocca», per poi aggiungere: «Chi tocca il Duce sarà polverizzato». Quella che seguì è storia nota: il trasferimento del magistrato Del Giudice e del processo Matteotti a Chieti «per ragioni di ordine pubblico», con il suo farsesco epilogo": Pasquale Serrao d’Aquino, La legalità del male, Questione Giustizia, 22 novembre 2018.
- ^ "La fonte incomparabilmente più importante per chi voglia approfondire in modo soddisfacente i fatti in questione, rimane comunque il materiale istruttorio raccolto nel 1924-25 dal Presidente della sezione penale Mauro Del Giudice, in preparazione del processo che si tenne poi a Chieti. Questo materiale è reperibile nella Biblioteca della London School of Economics grazie alle trascrizioni che ne fece fare, a suo tempo, Gaetano Salvemini servendosi del materiale processuale segreto, in possesso comunque della famiglia Matteotti. Lo stesso materiale, sul quale poi si è fondato anche il secondo processo agli assassini di Matteotti nel 1947, è rimasto, nella sua versione originale, in custodia dell'Archivio Centrale dello Stato a Roma, ma non è stato consultabile fino al 2004. Data la sua vastità e la data relativamente recente in cui diventato possibile accedervi anche nel nostro Paese, non risulta strano il fatto che molti degli studi, anche recenti, sul delitto Matteotti abbiano ignorato questa imprescindibile fonte o non ne abbiano tenuto debitamente conto": Enrico Tiozzo, La giacca di Matteotti e il capitano Pallavicini, in "Belfagor", LX, 3, 2005, Olschki, Firenze, 2005, p. 263. In effetti, l'Archivio Centrale dello Stato di Roma conserva, nel fondo Corte d'Assise di Roma, tutta la documentazione dell'istruttoria a carico degli imputati dell'omicidio Matteotti.
- ^ COSTANTINO DE ROBBIO, A margine del Processo Matteotti: la coerenza di un magistrato in tempo di regime, Giustizia Insieme, 6 aprile 2024.
- ^ PUBBLICATA UNA NUOVA EDIZIONE DE “LA CRONISTORIA DEL PROCESSO MATTEOTTI” DI MAURO DEL GIUDICE, ReteGargano, 26 APRILE 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Luciano Di Tizio, La giustizia negata. Dietro le quinte del processo Matteotti, con presentazione di Ottaviano Del Turco, Ianieri Edizioni, 2006.
- Marcello Benegiamo, A scelta del Duce: il processo Matteotti a Chieti, Texus, L'Aquila 2006
- Teresa Maria Rauzino, "Mauro del Giudice, un magistrato scomodo", in "Figure egemoni del Novecento", Ori del Gargano, Schena, Fasano 2006.
- Teresa Maria Rauzino, "Il magistrato che fece tremare il Duce. Mauro Del Giudice. Memorie e Cronistoria del processo Matteotti", by Amazon 2022.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Articolo su Mauro del Giudice, su mondimedievali.net.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 2462909 · ISNI (EN) 0000 0000 6126 4561 · SBN CFIV018687 · BNF (FR) cb11146817p (data) |
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