Matteo Caraman arcivescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti |
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Nato | 6 giugno 1700 a Spalato, Repubblica di Venezia |
Ordinato presbitero | 18 settembre 1723 |
Nominato vescovo | 9 luglio 1742 da papa Benedetto XIV |
Consacrato vescovo | 15 luglio 1742 dal cardinale Giovanni Antonio Guadagni |
Elevato arcivescovo | 22 novembre 1745 da papa Benedetto XIV |
Deceduto | 7 maggio 1771 (70 anni) a Zara |
Matteo Caraman (in croato Matej Karaman, o anche Mate o Mathaeus; Spalato, 6 giugno 1700 – Zara, 7 maggio 1771) è stato un arcivescovo cattolico e filologo dalmata, noto per il suo impegno nel campo della lingua e liturgia slavonica, nonché per la sua dedizione alla causa dell'unione delle Chiese.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Formazione e primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Spalato il 6 giugno 1700 da Zuanne Caraman e Margaritta Craguglievich; intraprese gli studi presso il locale seminario. Dopo essere stato ordinato sacerdote il 18 settembre 1723, continuò gli studi e conseguì il dottorato in filosofia e teologia a Roma nel 1739.[1] Durante un periodo di insegnamento presso il seminario di Zara, fu a contatto con il clero glagolitico e si appassionò alla lingua e alla liturgia slavonica.[2]
Nel 1732, su invito del vescovo di Zara Vicko Zmajević, si recò in Russia, dove divenne cappellano del fratello di Vicko, l'ammiraglio Matija Zmajević, e si dedicò allo studio del linguaggio liturgico slavonico antico. Rimase in Russia fino al 1737, approfondendo la conoscenza della lingua e della cultura religiosa, e si occupò principalmente della cura pastorale dei soldati e dei marinai croati nell'esercito russo.[3][2]
Durante il suo soggiorno russo, contribuì alla traduzione di testi liturgici in lingua slava ecclesiastica e scrisse importanti resoconti sulla situazione ecclesiastica in Russia, tra cui tre rapporti inviati alla Congregatio de Propaganda Fide, in cui trattava della condizione del clero e dei fedeli della Chiesa ortodossa.[1]
Nel 1738 tornò a Roma, dove, su richiesta della Congregazione per la Propagazione della Fede, si dedicò all'aggiornamento del Missale Romanum Slavonico Idiomate, un'importante edizione del Messale in lingua slavonica, nonché alla stesura di un abbecedario, che fu pubblicato in diverse edizioni tra il 1739 e il 1763.[2][4]
Nel 1742, divenne vescovo di Ossero e continuò il suo lavoro in favore della Chiesa cattolica e della liturgia slavonica, proponendo la lingua slavonica russa come lingua liturgica per i popoli slavi.[3][4]
Arcivescovo di Zara
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1745, dopo la morte di Vicko Zmajević, fu nominato arcivescovo metropolita di Zara, dove proseguì le riforme avviate dal suo predecessore. Uno dei suoi progetti più importanti fu l'istituzione di un seminario illirico, finalizzato alla formazione del clero glagolitico, che aprì nel 1748. Il seminario, che prese il nome di "seminario Zmajević" in onore del suo fondatore, divenne un centro di formazione per i sacerdoti slavi, in particolare quelli di rito glagolitico.[1]
Continuò anche a scrivere opere teologiche e filologiche, tra cui la Grammatica del linguaggio slavonico antico e un trattato sull'unità del linguaggio letterario slavo, in cui difese la lingua slavonica come lingua adatta alla liturgia e alla letteratura.[2][3]
Come arcivescovo, si impegnò a mantenere una stretta supervisione sul clero e sulle pratiche religiose nella sua diocesi. Fu anche un forte sostenitore dell'unione dei cristiani ortodossi con la Chiesa cattolica, in particolare tra le comunità ortodosse della Dalmazia, e scrisse diversi trattati su questo tema. Tuttavia, le sue proposte di riunificazione non ebbero molto successo durante la sua vita.[4]
Si oppose fermamente alla proibizione, da parte della Chiesa, dell'uso delle lingue vernacolari nella liturgia, cercando di preservare l'uso del slavonico nella celebrazione dei riti sacri. La sua posizione influenzò le discussioni sulla lingua liturgica e il suo impatto si estese fino a Roma, dove scrisse contro la decisione papale di vietare l'uso delle lingue vernacolari in chiesa.[3][4]
Caraman continuò a servire come arcivescovo di Zara fino alla sua morte, avvenuta il 7 maggio 1771. Fu sepolto nella chiesa di San Donato a Zara; i suoi resti furono successivamente trasferiti nella cattedrale di Zara.[2][3]
Opere principali
[modifica | modifica wikitesto]- (LA, CU) Missale Romanum Slavonico Idiomate jussu SS. D.N. Papae Urbani Octavi editum, Roma, Sacra Congregatio de Propaganda Fide, 1741.
- (CU) Bukvar slavenskij, Roma, 1739 (GHR), 1753 (GHR), 1763.
- Identità della lingua litterale Slava e necessità di conservarla ne’ libri sacri, 1753.
- Grammatica del linguaggio slavonico antico (manoscritto, 1739)
- Expositio alphabeti Illyrici glagolitici et cirilliani, Roma, 1753.
Genealogia episcopale
[modifica | modifica wikitesto]La genealogia episcopale è:
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Cardinale Flavio Chigi
- Papa Clemente XII
- Cardinale Giovanni Antonio Guadagni
- Arcivescovo Matteo Caraman
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Karaman, Matteo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b c d e (HR) Karaman, Matej, su Proleksis enciklopedija, 30 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2016).
- ^ a b c d e (HR) Pejo Ćošković, KARAMAN, Matej, su Hrvatski biografski leksikon, 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2024).
- ^ a b c d (HR) Karaman, Matej, su Hrvatska enciklopedija, mrežno izdanje, Leksikografski zavod Miroslav Krleža (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2024).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Karaman, Matteo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Opere di Matteo Caraman, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) David M. Cheney, Matteo Caraman, in Catholic Hierarchy.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 35818072 · ISNI (EN) 0000 0000 6147 1093 · SBN MILV322663 · BAV 495/265244 · CERL cnp01043053 · LCCN (EN) n82263020 · GND (DE) 1052841864 · NSK (HR) 000083040 · CONOR.SI (SL) 222267235 |
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