Marco Giunio Silano | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Marcus Iunius Silanus |
Nascita | 20 circa |
Morte | dopo il 54 |
Gens | Iunia |
Padre | Gaio Appio Giunio Silano? |
Consolato | luglio-ottobre 54? (suffetto) |
Sacerdozio | frater Arvalis? (attestato il 28 giugno 54) |
Marco Giunio Silano (in latino: Marcus Iunius Silanus; 20 circa – dopo il 54) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Appartenente all'illustre e patrizia[1] gens Iunia, e in particolare all'importante ramo dei Iunii Silani, Silano è un personaggio non molto noto, a partire dalla sua parentela con gli altri membri della gens[2]: è stato ipotizzato che egli, nato attorno al 20[3], potesse essere un figlio di Gaio Appio Giunio Silano, console ordinario del 28[3][4], e quindi nipote del console ordinario del 10, Gaio Giunio Silano[4][5], e probabilmente cugino di terzo grado degli altri Iunii Silani consoli sotto Claudio, ossia Marco Giunio Silano, console ordinario del 46, e Decimo Giunio Silano Torquato, console ordinario del 53[5].
L'unico incarico politico noto di Silano lo vede al vertice dello stato romano: egli fu infatti sicuramente console suffetto - un abbassamento di status rispetto ai cugini ordinari, in linea però con il declino politico della famiglia in epoca neroniana[6][7] - al fianco di Aulo Pompeo Paolino[2][8][9][10] (e non di Aulo Ducenio Gemino, come ritenuto in precedenza[11][12]) e assai probabilmente anche di Velleo Tutore[2][13], con il quale promosse il senatus consultum Vellaeanum (in realtà senatus consultum de obligationibus feminarum)[14], che innovava profondamente il diritto privato vietando alle donne di prestare garanzie a vantaggio di terzi, proteggendole così dai rischi derivanti dallo svolgimento di attività negoziali[15][16]. La data del consolato è più incerta: l'epigrafe che testimonia la carica[8] va datata a prima del 56[2][13], mentre i fasti consolari degli anni di Claudio lasciano aperte le possibilità del 49, del 50 oppure, con probabilità leggermente superiore sulla base dell'analisi contenutistica dell'epigrafe, del secondo semestre del 54[2]; se però un'altra epigrafe, relativa al governatorato di Germania inferiore degli anni 52-54[17], dovesse effettivamente riferirsi al collega di Silano, Aulo Pompeo Paolino[18], ciò farebbe slittare necessariamente il consolato tra 49 e 50.
Nel caso in cui egli fosse console nel secondo semestre del 54, Silano dovette assistere alla morte di Claudio il 13 ottobre e presiedere al passaggio del potere a Nerone[19][20], così come alla concessione di immensi onori al defunto princeps[20][21] e all'inumazione delle ceneri di Claudio nel Mausoleo di Augusto[20][22]. Tuttavia, è anche possibile che sia stato Silano[23] il console suffetto morto poco prima di Claudio, evento a posteriori interpretato come presagio del decesso del princeps[24][25][26]; l'alternativa, ritenuta dagli studiosi leggermente più probabile, è che a morire sia stato Velleo Tutore, motivo per cui sarebbe avvenuto l'avvicendamento con Pompeo Paolino[27][28].
Infine, è incerto se a Silano debbano riferirsi un'attestazione sacerdotale[29]: alla cerimonia dei fratres Arvales del 28 giugno 54 compare un Marco Giunio Silano[30], tradizionalmente identificato con il console del 46[31][32], cosa però difficile dal momento che egli in quell'anno era in Asia come proconsole, per cui è stato proposto che potesse essere il console del 54[33].
In ogni caso, Silano fu l'ultimo della sua grande gens ad assurgere all'onore del consolato[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ H.H. Pistor, Prinzeps und Patriziat in der Zeit von Augustus bis Commodus, Freiburg im Breisgau 1965, p. 22.
- ^ a b c d e A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 518-520.
- ^ a b R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, pp. 194 e 196.
- ^ a b PIR2 I 834 (Petersen) con stemma a p. 351.
- ^ a b Cfr. gli stemmata dei Iunii Silani in PIR2 IV.3 (1966), p. 351, e R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, stemmata XII e XIII.
- ^ a b R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 196: "Then their last, he only a suffectus, probably in 54".
- ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, p. 520 nota 356.
- ^ a b CIL XIV, 3471.
- ^ W. Eck, Miscellanea prosopographica, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 42 (1981), pp. 227-254.
- ^ G.L. Gregori, Nomina transcripticia e praedia subsignata: debiti, ipoteche e finanze locali a Trebula Suffenatium, in Il capitolo delle entrate nelle finanze municipali in Occidente ed in Oriente, Roma 1999, pp. 25-39.
- ^ R. Syme, Roman Papers, I, Oxford 1979, p. 322.
- ^ P.A. Gallivan, Some comments on the Fasti for the Reign of Nero, in Classical Quarterly, n.s. 24 (1974), pp. 290-311.
- ^ a b PIR2 I 834 (Petersen).
- ^ Digesto, XVI, 1, 2 pr.-1 (Ulpiano).
- ^ P. Buongiorno, Senatus consulta Claudianis temporibus facta, Napoli 2010, pp. 357-362.
- ^ P. Buongiorno, Claudio. Il principe inatteso, Palermo 2017, pp. 224-225.
- ^ AE 1938, 65.
- ^ Dubbi a riguardo espone W. Eck, Zu Inschriften römischer Statthalter in Germanien, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 57 (1984), pp. 149-154; Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Bonn 1985, pp. 120-122.
- ^ Tacito, Annales, XII, 66-69; XIII, 4.
- ^ a b c Svetonio, Claudio, XLV; Nerone, IX.
- ^ Tacito, Annales, XIII, 2.
- ^ Tacito, Annales, XIII, 3.
- ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 426-427.
- ^ Tacito, Annales, XIII, 64, 1.
- ^ Svetonio, Claudio, XLVI, 1.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LX, 35, 1.
- ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 547.
- ^ Cfr. P. Buongiorno, Claudio. Il principe inatteso, Palermo 2017, p. 224.
- ^ PIR2 I 834 (Petersen) propone con cautela che possa essere Silano il magister sodalium Augustalium attestato nel 64 da AE 1946, 124, ma l'ipotesi è stata smentita: cfr. J. Rüpke, Fasti sacerdotum, Oxford 2007, pp. 751 e 842 n° 2729.
- ^ CIL VI, 32348.
- ^ J. Scheid, Commentarii fratrum Arvalium qui supersunt, Rome 1998, p. 53.
- ^ J. Rüpke, Fasti sacerdotum, Oxford 2007, p. 753 n° 2133 (con punto di domanda).
- ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, p. 517 nota 340.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- PIR2 I 834 (Petersen).
- A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 518-520.