Luca Carimini (Roma, 1830 – Roma, 1890) è stato un architetto italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Apparteneva ad una famiglia di artigiani, e fu un tipico esempio di quella classe di artigiani-artisti che erano fioriti a Roma per secoli, all'ombra del governo del papa-re e delle grandi famiglie. Anche la sua storia è esemplare, tipica del suo tempo e della sua città al passaggio dalla monarchia papale al regno sabaudo, e anche di come nell'evoluzione professionale del mestiere antico di lapicida in quello moderno di architetto si potesse portare l'esperienza e l'amore dei materiali.
A 14 anni, rimasto orfano di padre in una Roma ancora pienamente papalina, Carimini fu messo a bottega da un marmista ad imparare il mestiere di scalpellino e decoratore. Attorno ai vent'anni uno zio capomastro gli aprì una bottega di scalpellino, legata alle sue commesse; in breve la bottega, che esercitava una fiorente attività per altari, cappelle e monumenti funebri eccetera, divenne fitta di apprendisti. Carimini continuava tuttavia a studiare: frequentando, all'Accademia di San Luca, prima la scuola di ornato e poi, anche quando ebbe una bottega propria, l'accademia di pittura e scultura. A 38 anni, nel 1868, l'Archiginnasio della Sapienza lo laureò architetto dietro segnalazione della commissione d'esami dell'Accademia di cui facevano parte, fra gli altri, il neoclassico Poletti e l'allievo di lui Virginio Vespignani.
Una volta ottenuto il riconoscimento accademico, Carimini iniziò l'attività professionale su vasta scala, proseguendola intensamente fino al 1890, anno della sua morte.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Se Roma rimaneva il principale teatro della sua attività, essa si estese tuttavia fino al Sudamerica: opere sue sono in Brasile, a Recife - la chiesa della Beata Vergine della Peña, suoi sono il restauro della cattedrale di Belém, e il pulpito della cattedrale di San Paolo; e anche in Cile, a Santiago, dove è suo l'altare monumentale per la chiesa di S. Francesco.
Il grande amore giovanile per il Quattrocento che aveva animato i suoi studi e la stessa attività di bottega non declinarono mai, incontrando anzi costantemente, anche con Roma nuova capitale, il gusto dell'epoca, e collocandolo appieno nella corrente neoromanica. Anche per questo, probabilmente, nella Roma umbertina che ferveva di attività e speculazione edilizia, dove anche gli ordini ecclesiastici facevano la loro parte, diverse commesse per chiese e conventi da ampliare, ricostruire, abbellire andarono a Carimini. Vanno ricordati:
- 1856 Restauro interno e decorazioni a S. Maria in Aquiro.
- 1858 Cappella del Crocifisso nella Basilica dei Santi XII Apostoli.
- 1858 L'altare e la decorazione delle pareti e delle porte e finestre della cappella nel Palazzo di Wilanów a Varsavia[1][2]
- 1867-1873 Il primo lavoro di Carimini architetto laureato: il restauro della "chiesa dei fornari", S. Maria di Loreto al Foro Traiano, con ricostruzione della sagrestia e aggiunta della canonica (opera di Giuseppe Sacconi).
- 1867-1878 Restauro e costruzione della Confessione di S. Salvatore in Onda.
- 1873-1879 Costruzione della Confessione ancora nella Basilica dei Santi Apostoli.
- 1877-1888 Ricostruzione della chiesa di Sant'Ivo dei Bretoni.
- 1879 Rifacimento della quattrocentesca chiesa di N.S. del Sacro Cuore a piazza Navona, già San Giacomo degli Spagnoli.
- 1883-1890 Rifacimento della facciata della chiesa di S. Chiara e Pontificio collegio Francese a piazza S. Chiara, dietro piazza della Minerva.
- 1884 Chiesa del camposanto di Bracciano.
- 1884-1888 Chiesa e convento di S. Antonio a via Merulana.
- 1888 Pontificio collegio Canadese a via di S. Vitale.
Carimini non disdegnò comunque mai di lavorare anche in provincia - sue opere sono a Monte Compatri, a Trevi, a Bracciano, ad Anzio - né rinunciò mai a produrre il tipo di lavori con cui aveva cominciato - edicole, cappelle, monumenti funebri, molti dei quali ancora presenti al Verano.
I suoi ultimi grandi progetti non li vide realizzati: l'incarico per la costruzione del Palazzo di Giustizia gli fu affidato e poi revocato. Il progetto di Palazzo Brancaccio fu realizzato, ma dopo la sua morte, tra il 1892 e il 1896.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Andrzej Betlej, Unpublished letters of Henryk and Karol Marconi, In: "Sacrum et Decorum. Materiały i studia z historii sztuki sakralnej", vol. VII, 2014. URL consultato il 1º gennaio 2022.
- ^ Carimini Luca, Allgemeines Künstlerlexikon. Die bildenden Künstler aller Zeit und Völker, Bd. 16, München–Leipzig– London 1997, p. 392
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Ciucci, scheda Carimini, Luca, nel Dizionario Biografico degli Italiani (1977).
- Giancarlo Priori, Luca Carimini, Marisa Tabarrini, Luca Carimini: 1830-1890, Panini 1993
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Luca Carimini
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Carimini, Luca, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Giovanni Battista Ceas, CARIMINI, Luca, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1931.
- Giorgio Ciucci, CARIMINI, Luca, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977.
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