Léon Escudier (Castelnaudary, 17 settembre 1821 – Parigi, 22 giugno 1881) è stato un giornalista e musicologo francese.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Da giovane si trasferì a Parigi dove si dedicò al giornalismo, mettendosi in evidenza fondando, nel 1838 assieme al fratello Marie-Pierre Escudier, il settimanale musicale La France musicale; con lui fondò anche un'importante casa editrice musicale, con la quale diffusero le opere di Giuseppe Verdi.[1]
Negli stessi anni collaborò con numerosi giornali politici, tra i quali il Réveil, Bon Sens, Revue du dix-neuvième siècle, Revue du Nord, Monde, La Patrie.[2]
Dal 1850 al 1858 fu collaboratore e redattore dei giornali Pays e Journal de l'Empire, Le Gascon.[2]
In questo periodo scrisse: Etudes biographiques sur les chanteurs contemporains (1840); Dictionnaire de musique d'après les théoriciens, historiens et critiquies les plus célèbres (1844); Rossini, sa vie et ses œuvres (1854); Vie et aventures des cantatrices célèbres, précédées des musiciens de l'empire et siuvies de la vie anedotique de Paganini (1856).[3]
In questi anni divenne particolarmente noto per essere stato amico di Giuseppe Verdi di cui in Francia era l'editore ufficiale delle opere e di cui aveva promosso la stampa de I vespri siciliani che si rappresentò all'Opéra di Parigi.
Intraprese un lungo carteggio anche con la seconda moglie del Verdi, Giuseppina Strepponi. Nell'agosto del 1852, in visita a Verdi nella sua tenuta di Sant'Agata, ebbe l'onore in nome del governo francese di consegnare a Verdi la medaglia di cavaliere della Legion d'onore.
In quegli anni Escudier propose a Verdi numerosi libretti incentrati su Re Lear, Cleopatra e Don Carlos.[1]
Nel 1862 Léon si separò professionalmente da Marie-Pierre, conservando la proprietà della case editrice e fondando un nuovo giornale, L'Art musical, che stampò fino al suo decesso.
Nel 1870 compilò Mes souvenirs e sei anni dopo fu direttore del Théâtre Italien.[3]
Il testo della melodia L'abandonnée di Verdi, dedicato a Giuseppina Strepponi, fu scritto dai due fratelli Escudier.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c books.google.it, https://books.google.it/books?id=bG7YCS6PvS0C&pg=PA267&lpg=PA267&dq=Marie+Escudier&source=bl&ots=nlh9MMaO0Y&sig=N9e2YNY8XdbowWbhng9tpEYID-E&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi8mIKHhPPaAhXhE5oKHcw7CZ84ChDoAQgmMAA#v=onepage&q=Marie%20Escudier&f=false . URL consultato il 7 maggio 2018.
- ^ a b (FR) Notice biographique Leone Escudier, su medias19.org. URL consultato il 7 maggio 2018.
- ^ a b Andrea Della Corte e Guido M. Gatti, Dizionario di musica, Torino, Paravia, 1956, p. 211.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Fetis, Biographie universelle des musiciens, 1889.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 59236236 · ISNI (EN) 0000 0001 2237 9566 · BAV 495/204397 · CERL cnp01079817 · LCCN (EN) n97841847 · GND (DE) 116569689 · BNE (ES) XX1259558 (data) · BNF (FR) cb13487364p (data) |
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