Khun Sa (22 febbraio 1934 – Yangon, 29 ottobre 2007) è stato un criminale, signore della guerra e narcotrafficante birmano, già capo dell'Esercito Unito dello Shan. Venne soprannominato il "Re dell'Oppio" a causa dei suoi traffici all'interno del cosiddetto Triangolo d'oro.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque col nome di Chan Shee-fu nel distretto di Lashio, nella parte settentrionale dello Stato Shan, da padre cinese e madre shan.[1][2]. Adottò il nome Khun Sa, che significa "Principe Prosperoso", quando la madre sposò un principe shan. In gioventù prestò servizio nel Kuomintang (KMT), l'esercito dei nazionalisti cinesi di Chiang Kai-shek rifugiatosi negli Stati Shan dopo la conquista del potere in Cina da parte dei comunisti di Mao Zedong. Lasciò il KMT per formare un suo esercito di poche centinaia di uomini. Nel 1963 lo riformò nel Ka Kwe Ye, una milizia locale leale al governo birmano. Il Ka Kwe Ye ricevette soldi, uniformi e armi in cambio della lotta contro i ribelli shan.
Quando Khun Sa espanse il suo esercito a 800 uomini, smise di cooperare con il governo birmano, prese il controllo di una estesa area degli Stati Shan e Wa nei pressi del confine cinese e si dedicò a estendere la produzione dell'oppio, installando una delle prime raffinerie di eroina della zona. Si trovò in concorrenza con lo stesso KMT, che con la copertura della CIA da diversi anni aveva il controllo del 90% della produzione di oppio nella zona, chiedendo tra l'altro pedaggi a chiunque ne trasportasse.[3][1]
Nel 1967 Khun Sa sfidò le truppe del KMT organizzando una carovana che trasportò sedici tonnellate di oppio in Laos. Il breve conflitto che ne seguì, chiamato "guerra dell'oppio del 1967", culminò nella famosa battaglia di Ban Khwann, sulla riva laotiana del Mekong, che ebbe fine con il violento intervento armato delle truppe regolari laotiane comandate dal generale Ouane Rattikone, che già da qualche anno controllava il traffico di oppio nel versante laotiano del Triangolo d'oro. Il generale Rattikone si appropriò del carico e prese il controllo anche della maggior parte dei traffici gestiti dal KMT nella zona laotiana.[1]
Dopo la sconfitta subita e le ingenti perdite di uomini e di soldi, Khun Sa cercò di riorganizzarsi mettendosi in contatto con i capi di diversi gruppi di ribelli shan ma fu intercettato dal governo birmano che lo fece catturare e imprigionare.[1] Tornò in libertà nel 1974 quando il suo vice-comandante rapì due dottori russi e per rilasciarli chiese la liberazione di Khun Sa. Ricostruì il proprio impero riprendendo il controllo del territorio, delle truppe e dei traffici che erano stati suoi. Con i proventi finanziò la lotta per l'autonomia degli shan, con l'Esercito Unito dello Shan. Si stima che nel 1977 avesse venduto una quantità di oppio ed eroina tale da soddisfare per un anno il fabbisogno dell'intero mercato statunitense,[4] e che nel 1996, anno in cui si arrese all'esercito birmano, il suo esercito contasse su 10.000 unità.[5]
Nel 1985 Khun Sa unì le sue forze con il Consiglio rivoluzionario della terra Tai di Moh Heng. Attraverso questa alleanza ottenne il controllo di tutta l'area del confine birmano-thailandese da Mae Hong Son a Mae Sai, diventando una delle principali figure del traffico di oppio nel Triangolo d'Oro.
Nel 1989 Khun Sa venne accusato da una corte di New York d'aver cercato di esportare negli Stati Uniti d'America 1.000 tonnellate d'eroina. Propose quindi agli statunitensi di acquistare l'intera produzione di oppio per evitare che venisse venduto sul mercato internazionale dei narcotici.
Nel 1993 venne intervistato dal giornalista e scrittore Tiziano Terzani, che la incluse nel suo libro Un indovino mi disse (1995)[6].
Khun Sa si arrese agli ufficiali birmani nel gennaio 1996, apparentemente per evitare di affrontare le accuse di narcotraffico negli USA. I funzionari statunitensi avevano promesso 2 milioni di dollari di ricompensa per il suo arresto. Le autorità birmane rifiutarono di estradarlo.
Malato di diabete e pressione alta, morì a Rangoon il 29 ottobre 2007.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d McCoy, 1991, pp. 333-364.
- ^ Khun Sa, Golden Triangle Drug King, dies at 73, su New York Times.
- ^ McCoy, 1991, pp. 172-173.
- ^ McCoy, 1991, pp. 426-429.
- ^ Khun Sa re dell'oppio si ritira, su ricerca.repubblica.it.
- ^ Terzani, 1995.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Alfred W. McCoy, con la collaborazione di Cathleen B. Read e Leonard P. Adams, The politics of Heroin - CIA complicity in the Global Drug Trade, Lawrence Hill Books, 1991, ISBN 9781556521263.
- Gerald Posner, Il sole bianco. La mafia cinese sulla pista della droga, Milano, SugarCo, 1990.
- Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, RL libri, 1995, ISBN 88-462-0342-9.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Khun Sa
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Tiziano Terzani, Alla festa del re dell'oppio, in Corriere della Sera, 30 gennaio 1994.
- (EN) Obituary in The Times, 5 novembre 2007, su timesonline.co.uk. URL consultato il 21 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).
- (EN) Who Is The Drug King of the Golden Triangle?, su YouTube, 24 febbraio 2011.
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