Jacob Izaaksoon van Ruisdael (IPA: [ˈjakɔp ˈiza:kˌzo:n vɑn ˈrʌʏsˌda:l]; Haarlem, 1628 o 1629 – Amsterdam, 14 marzo 1682) è stato un pittore olandese, uno dei principali animatori del secolo d'oro nelle arti.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Forse allievo del padre Isaac van Ruisdael e dello zio Salomon van Ruysdael, entrambi apprezzati pittori di paesaggio, entrò ventenne nella gilda dei pittori di Haarlem, affermandosi precocemente proprio come paesaggista. Ricchissimo il repertorio naturale presente nelle sue opere, popolate da campagne coltivate, dune, fiumi, e cascate, elementi spesso inseriti con chiari intenti simbolici e moralistici.
Nell'ambito della concezione tipicamente olandese del paesaggio, nettamente distinta da quella classica o italianeggiante, egli afferma una visione personale, in cui è assente ogni forma di idealizzazione e di piacevolezza arcadica e la natura è vista sulla scorta di Hercules Seghers e di Rembrandt, soprattutto come paesaggio interiore, rivelazione di uno spirito inquieto e romantico.
Jacob Isaackszoon van Ruisdael nacque a Haarlem nel 1628 o nel 1629[N 1] da una gremita famiglia di pittori, tutti affermati paesaggisti. Il padre, Isaack van Ruisdael, era un fabbricante di cornici e modesto pittore di Naarden; non sappiamo invece l'identità della madre, che potrebbe essere la prima moglie di Isaack (della quale non si hanno notizie) o la seconda, una certa Maycken Cornelisdochter, con la quale egli convolò a nozze il 12 novembre 1628.[1][2] L'origine etimologica del nome Ruisdael è ben nota e ci viene attestata dal primo biografo di Jacob, Arnold Houbraken, secondo cui deriva da uno dei soggetti prediletti di Jacob: le cascate, vale a dire il «ruis» (lo scrosciante rumore dell'acqua) che precipita in un «daal» (valle).
Neanche le circostanze della formazione artistica di Jacob sono conosciute.[3] È presumibile che egli abbia appreso i rudimenti della pittura con il padre e lo zio Salomon van Ruysdael, ma non vi sono testimonianze archivistiche ad avvalorare questa tesi;[4] in ogni caso, sappiamo che l'apprendista pittore si mostrò alquanto sensibile all'influenza esercitata dalla tradizione artistica della scuola di Haarlem, risentendo della maniera di Cornelis Vroom e di Allaert van Everdingen già nelle primissime opere.[5] Iniziò a dipingere intorno al 1646,[6][N 2] e nel 1648 fu ammesso nella gilda di San Luca a Haarlem; qui Jacob poté ampliare la propria cultura figurativa e cominciare a informare personali orientamenti di gusto, iniziando a rivolgersi alla pittura paesaggistica che tanto successo andava ottenendo in quegli anni.
Intorno al 1657 si trasferì ad Amsterdam, alla ricerca di un mercato più vasto di quello di Harleem; nella capitale olandese, già all'epoca una metropoli cosmopolita ricca di iniziative e di fermenti, il pittore si stabilì per il resto della sua vita.[7] Viaggiò poco, caratteristica insolita per un pittore paesaggista: visitò Blaricum, Egmond aan Zee, e Rhenen negli anni 1640, e nel 1650 si recò a Bentheim e Steinfurt, in Germania,[3] dove fece presumibilmente ritorno nel 1661 in compagnia di Meindert Hobbema, il suo unico allievo registrato. Malgrado eseguì diverse raffigurazioni di paesaggi norvegesi, non vi è evidenza che Ruisdael abbia visitato la Scandinavia.
Alcune speculazioni suggeriscono che Ruisdael affiancò all'attività pittorica, ormai assai solida, quella medica. Nel 1718, infatti, il suo biografo Houbraken riportò che Ruisdael studiò medicina ed esercitò l'attività di chirurgo ad Amsterdam[8]. Documenti d'archivio del Settecento riportano l'esistenza di un medico denominato «Jacobus Ruijsdael», attivo in Olanda e con il titolo di abilitazione conseguito il 15 ottobre 1676 a Caen, nella Francia settentrionale.[9] Sulla presunta attività medica di Ruisdael le fonti appaiono discordi: se alcuni sembrano essere più inclini ad accettare che egli possa essere stato anche un medico, altri suggeriscono che quello registrato nell'albo dei medici sia in realtà un cugino di Ruisdael,[10] e mettono in evidenza che non vi sia alcun viaggio documentato del pittore in Francia.
Complessivamente, Ruisdael fu apprezzato dai contemporanei (un suo quadro costava mediamente quaranta fiorini)[11] e condusse una vita agiata e tranquilla. Morì infine ad Amsterdam il 10 marzo 1682; i suoi resti vennero tumulati nella chiesa di Saint Bavo, ad Harleem.[10]
Produzione artistica
[modifica | modifica wikitesto]Esordi
[modifica | modifica wikitesto]I molti dipinti che Ruisdael realizzò dal 1646 al 1650, quando ancora viveva a Haarlem, sono caratterizzati da un attento e laborioso studio della natura: le dune, i boschi, e gli eventi atmosferici sono tutti elementi che Ruisdael indagò scrupolosamente. Applicando un impasto pittorico più denso rispetto a quello usato dai suoi predecessori, Ruisdael fu in grado di descrivere il paesaggio olandese con scrupolosa incisività: questo gusto realistico è evidente nei suoi alberi, realizzati con un livello di dettaglio che non conosceva precedenti. I suoi primi dipinti, inoltre, sono caratterizzati da una grande spazialità e luminosità e da un'atmosfera molto ariosa, motivi che ritorneranno anche nelle opere della maturità.
Un esemplare che meglio di tutti riassume le posizioni prese nella prima fase artistica giovanile è Dune alberate: si tratta di una delle sue prime opere, datata 1646. Questo dipinto rompe definitivamente con la precedente tradizione pittorica olandese, dove le dune erano sì effigiate, ma riprese da lontano: al contrario, Ruisdael colloca i cumuli di sabbia bene in vista al centro della composizione. In questo modo la tela assume un eccezionale potere di trasfigurazione lirica, messo in rilievo sia dal forte impatto emotivo della luce che dalle grandi dimensioni dell'opera (105x162 cm). Non sono stati in pochi ad esprimere stupore per l'indubbia qualità del suo lavoro: secondo lo storico d'arte Hofstede de Groot «è incredibile come questa sia un'opera realizzata da un ragazzo appena diciassettenne».[12] Altro notevole dipinto realizzato in questi anni è la Veduta di Naarden, realizzata nel 1647. Il cielo in burrasca, spia di una visione travolgente e altamente poetica della natura, e la città ripresa da lontano (in questo caso il luogo di nascita del padre Isaack) pure saranno elementi ricorrenti nelle opere più tarde.[13]
Periodo intermedio
[modifica | modifica wikitesto]In seguito al soggiorno tedesco, i paesaggi di Ruisdael iniziarono a caricarsi di un soffio visionario e romantico e di connotati eroici, con le forme divenute più grandi e prominenti.[14] Proprio in Germania, inoltre, Ruisdael incontrò i mulini ad acqua, che con eccezionale audacia scelse quale costante iconografica della sua produzione grafica (Due mulini ad acqua e una chiusa aperta, 1653);[15] un altro suo soggetto preferito era il castello di Egmont, nei pressi di Alkmaar, che incluse nelle due versioni del Cimitero ebraico.[16]
Notevoli anche le vedute scandinave, sempre ascrivibili a questo periodo; siamo davanti a una cospicua serie di disegni che rappresentano paesaggi naturali tipicamente norvegesi, ricchi di conifere, montagne, macigni rocciosi e impetuosi torrenti.[17] Sebbene siano straordinariamente realistici, questi dipinti non sono frutto di un'esperienza diretta, bensì si basano su opere precedenti; in effetti, non vi è alcun viaggio documentato di Ruisdael in Scandinavia. Complessivamente, l'artista realizzò più di centocinquanta vedute scandinave:[18] degna di menzione è la Cascata in un paesaggio roccioso, opera realizzata nel 1665–1670 e unanimemente considerata uno dei suoi più fini capolavori.[19]
Tra il 1660 ed il 1670 realizzò il dipinto Paesaggio boschivo.
Subendo l'influenza di Simon de Vlieger e Jan Porcellis,[20] Ruisdael in questo periodo si concentrò anche nella produzione di scene marine; tra le più drammatiche vi è Mare in tempesta con barche a vela, opera dominata da una tonalità scura e tetra, affidata all'uso esclusivo di nero, bianco, blu e alcuni colori fangosi.
Ultimi anni
[modifica | modifica wikitesto]Nei suoi ultimi anni di produzione pittorica Ruisdael si rivolse ad un'ampissima rosa di temi, tutti ascrivibili al gusto del secolo d'oro: foreste, fiumi, dune e strade di campagna, panorami, paesaggi immaginari, cascate scandinave, scene marine, invernali e notturne e spiagge sono motivi ricorrenti nella tarda produzione artistica di Ruisdael.
Intorno al 1670, inoltre, Ruisdael eseguì una delle sue opere più note: si tratta del Mulino a vento a Wijk-bij-Duurstede. Il soggetto effigiato in questo dipinto, da come si può dedurre dal titolo, è un mulino a vento di forma cilindrica della città di Wijk bij Duurstede, adagiata sulle sponde del fiume Lek, a circa venti chilometri di distanza da Utrecht;[21] peculiarità dell'opera è il basso orizzonte, che sottolinea l'intensa luminosità del cielo. Il Mulino a vento gode di una notevole popolarità, certificata dalle statistiche di vendita delle cartoline al Rijksmuseum, dove la tela si attesta al terzo posto dopo la Ronda di notte di Rembrandt e la Veduta di Delft di Vermeer.[22]
In questa fase Ruisdael descrisse varie volte i diversi aspetti del paesaggio di Harleem, in vedute che vanno a costituire un genere distinto, denominato Haerlempjes; non di rado, queste composizioni sono dominate dall'imponente mole della chiesa di Saint Bavo, nella quale il pittore sarà sepolto.[21] Al contrario, le vedute panoramiche di Amsterdam sono decisamente poche, se si considera che in quella città egli visse per più di venticinque anni: ciononostante, raffigurò piazza Dam diverse volte, ed esiste un disegno degli interni della Oude Kerk.[23] In questo solco si inscrive anche l'opera Veduta di Amsterdam e dello Amstel, una delle ultime realizzate da Ruisdael.[24][25]
Musei
[modifica | modifica wikitesto]I dipinti di Ruisdael sono disseminati nelle più blasonate gallerie del mondo: esemplari notevoli sono presenti alla National Gallery di Londra, con venti opere dell'artista di Harleem, al Rijksmuseum di Amsterdam (sedici opere), e all'Ermitage di San Pietroburgo (nove opere). Negli Stati Uniti, il Metropolitan Museum of Art di New York ha cinque dipinti di Ruisdael nella sua collezione, mentre il Getty Museum ne ha tre.
Retaggio
[modifica | modifica wikitesto]Jacob van Ruisdael fu un precursore dello sviluppo del genere del paesaggio nell'arte, esercitando un influsso preponderante sui paesaggisti romantici inglesi, sui pittori francesi della scuola di Barbizon e, negli Stati Uniti, sulla Hudson River School.[26] Tra gli artisti inglesi influenzati dal maestro olandese si possono annoverare Thomas Gainsborough, William Turner e John Constable; quest'ultimo, in particolare, era un fervente ammiratore di Ruisdael, tanto che dopo aver visto una sua opera disse: «egli si aggira per la mia mente e si avvinghia al mio cuore».[27]
In ogni caso, la ricezione che ha avuto la produzione artistica di Ruisdael nel corso dei secoli fu assai ondivaga, subendo fasi alterne di apprezzamento e di aperta ostilità da parte dei critici e degli artisti. Joshua Reynolds, fondatore della Royal Academy of Arts, apprezzò l'originalità e la forza dei suoi paesaggi;[28] al contrario, Johann Heinrich Füssli nel 1801 rinnegò non solo Ruisdael, ma l'intera scuola paesaggistica olandese, accusandola di essere una mera «enumerazione di colli, valli, gruppi di alberi».[29] Dello stesso parere non era uno degli studenti di Füssli, Constable, che come già accennato testimoniò il suo amore per Ruisdael in maniera incondizionata. La sua opera esercitò un'attrazione ancora più fatale su Johann Wolfgang von Goethe, che definì Ruisdael un'artista pensante assurto a dignità di poeta, affermando che «mostra una spiccata capacità nel localizzare quel punto esatto in cui la facoltà creativa entra in contatto con la ragione». Al contrario, John Ruskin rifiutò sprezzante i paesaggi di Ruisdael, ritenendoli colpevoli di «farci non solo perdere la fede nella religione, ma anche ogni vago ricordo di essa».[30] Vincent van Gogh, invece, ne riconobbe la vastissima influenza, definendo lo stile del maestro olandese addirittura «sublime», ma affermò che sarebbe un errore tentare di ripeterlo meccanicamente e fiaccamente.[31]
Oggi la critica concorda nel definire Ruisdael uno dei più significativi artisti del secolo d'oro olandese, riconoscendo il suo contributo sostanziale all'elevamento del genere paesaggistico a un livello di primaria importanza.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Esplicative
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Questa datazione è ricavata da un'allusione autobiografica in una lettera datata 9 giugno 1661 scritta da Jacob stesso, in cui asserisce di avere 32 anni.
- ^ Il capitolo giovanile di Jacob è tuttora un problema aperto nella sua storiografia critica, siccome gli artisti all'epoca non firmavano né datavano le proprie opere prima di immatricolarsi in una gilda.
Bibliografiche
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Slive, 2011, p. xi.
- ^ Slive & Hoetink 1981, p. 18.
- ^ a b Kuznetsov 1983, p. 4.
- ^ Slive, 2005, p. 2.
- ^ Slive, 2005, p. 3.
- ^ Slive, 2005, p. 5.
- ^ Slive & Hoetink 1981, p. 22.
- ^ Houbraken 1718, p. 65.
- ^ Slive & Hoetink 1981, p. 19–20.
- ^ a b Scheltema 1872, p. 105.
- ^ Montias 1996, p. 366.
- ^ Hofstede de Groot 1911, p. 275.
- ^ Slive, 2006, p. 2.
- ^ Slive 2006, p. 3.
- ^ Slive 2011, p. 54.
- ^ Slive 2001, p. 181.
- ^ Slive 2001, p. 154.
- ^ Slive 2001, p. 153.
- ^ Slive 2006, p. 4.
- ^ Giltay 1987, p. 439.
- ^ a b Slive 2006, p. 5.
- ^ Slive & Hoetink 1981, p. 21.
- ^ Slive 2001, p. 570.
- ^ Slive 2001, p. 11–22.
- ^ Slive & Hoetink 1981, p. 157.
- ^ Slive 2005, p. i.
- ^ Slive 2001, p. 695.
- ^ Slive 2005, p. viii.
- ^ Wornum 1848, p. 450.
- ^ Schama 2011
- ^ Jansen, Luijten & Bakker 2009, Letter 249.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Peter Shaw Ashton e Alice I. Davies; Seymour Slive, Jacob van Ruisdael's trees, in Arnoldia, vol. 42, n. 1, 1982, pp. 2–31.
- A. G. H Bachrach, Turner, Ruisdael and the Dutch, in Turner Studies, vol. 1, n. 1, 1981, pp. 19–30.
- Boudewijn Bakker, Diane Webb, Landscape and Religion from Van Eyck to Rembrandt, Farnham, the U.K., Ashgate Publishing, 2012, ISBN 978-1-4094-0486-6.
- (NL) Abraham Bredius, Twee testamenten van Jacob van Ruisdael [Two wills of Jacob van Ruisdael], in Oud Holland, vol. 33, n. 1, 1915, pp. 19–25.
- (FR) Frédéric Clarac, Musée de sculpture antique et moderne, ou description historique et graphique du Louvre [Museum of classic and modern sculptures, or historical and visual description of the Louvre], Paris, L'Imprimerie Royale, 1841, OCLC 656569988.
- Kenneth Clark, Landscape into Art, Londra, John Murray, 1979, ISBN 978-0-7195-3610-6.
- Georges Duplessis, The Wonders of Engraving, Londra, Sampson Low, Son, and Marston, 1871, OCLC 699616022. URL consultato il 13 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2015).
- E. Melanie Gifford, Style and Technique in Dutch Landscape Painting in the 1620s, in Historical Painting Techniques, Materials, and Studio Practice, Los Angeles, Getty Publications, 1995, ISBN 978-0-89236-322-3.
- (NL) Jeroen Giltay, De tekeningen van Jacob van Ruisdael [Drawings of Jacob van Ruisdael], in Oud Holland, vol. 94, 2–3, 1980, pp. 141–208.
- Jeroen Giltay, Jacob van Ruisdael, in Masters of 17th Century Dutch Landscape Painting, Amsterdam, Rijksmuseum Amsterdam, 1987, ISBN 978-0-8122-8105-7.
- Johann Wolfgang von Goethe, John Gage, Ruisdael the Poet, in Goethe on Art, Berkeley, Calif., University of California Press, 1980, ISBN 978-0-520-03996-4.
- Steven Golan, Subjects, subject categories, and hierarchies, in Sheila Muller (a cura di), Dutch Art: An Encyclopedia, Garland reference library of the humanities 1021, New York, Garland, 1997, ISBN 978-0-8153-0065-6.
- (NL) R.W.J.M. van der Ham, Is Viburnum lantana L. indigeen in de duinen bij Haarlem? [Is Viburnum lantana L. indigenous in the Haarlem dunes?], in Gorteria, vol. 11, n. 9, 1983, pp. 206–207.
- (NL) Jan Paul Hinrichs, Nogmaals over een oud raadsel: Jacob van Ruisdael, Arnold Houbraken en de Amsterdamse naamlijst van geneesheren [Once more on the old riddle: Jacob van Ruisdael, Arnold Houbraken and the Amsterdam list of physicians], in Oud Holland, vol. 126, n. 1, 2013, pp. 58–62.
- (DE) Cornelis Hofstede de Groot, Beschreibendes und kritisches Verzeichnis der Werke der hervorragendsten Holländischen Mahler des XVII. Jahrhunderts [A Catalogue Raisonné of the Works of the Most Eminent Dutch Painters of the Seventeenth Century], vol. 4, Esslingen, Germany, Paul Neff, 1911, OCLC 2923803.
- (NL) Arnold Houbraken, De groote schouburgh der Nederlantsche konstschilders en schilderessen deel 3 [The great theatre of Dutch painters part 3], Amsterdam, B.M. Israël, 1718, ISBN 978-90-6078-076-3, OCLC 1081194.
- Jonathan Israel, The Dutch Republic. Its Rise, Greatness, and Fall 1477–1806, Oxford, Oxford University Press, 1995, ISBN 978-0-19-820734-4.
- Angela Jager, "Everywhere illustrious histories that are a dime a dozen": The mass market for history painting in seventeenth-century Amsterdam (PDF), in Journal of Historians of Netherlandish Art, vol. 7, n. 1, 2015 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2015).
- Leo Jansen, Hans Luijten; Nienke Bakker, Vincent van Gogh – the Letters: the Complete Illustrated and Annotated Edition, Londra, Thames and Hudson, 2009, ISBN 978-0-500-23865-3.
- Christopher Joby, Calvinism and the Arts: a Re-assessment, Leuven, Belgio, Peeters, 2007, ISBN 978-90-429-1923-5.
- Franz Theodor Krugler, A Hand-book of the History of Painting. Part II. The German, Flemish, and Dutch Schools of Painting, Londra, John Murray, 1846 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2016).
- Yuri Kuznetsov, Jacob van Ruisdael, Masters of World Painting, Leningrad, Aurora Art editores, 1983, ISBN 978-0-8109-2280-8.
- Walter A. Liedtke, Dutch Paintings in the Metropolitan Museum of Art, Volumes 1-2, New York, Metropolitan Museum of Art, 2007, ISBN 978-1-58839-273-2.
- Hessel Miedema, The Appreciation of Paintings around 1600, in Dawn of the Golden Age Northern Netherlandish Art 1580 – 1620, New Haven, Conn., Yale University Press, 1994, ISBN 978-0-300-06016-4.
- Neil De Marchi, Hans J. Van Miegroet, Art, value, and market practices in the Netherlands in the seventeenth century, in The Art Bulletin, vol. 76, n. 3, 1994, pp. 451–464, DOI:10.2307/3046038, JSTOR 3046038.
- John Michael Montias, Vermeer and His Milieu: A Web of Social History, Princeton, N. Jersey, Princeton University Press, 1989, ISBN 978-0-691-04051-6.
- John Michael Montias, Works of Art in Seventeenth-Century Amsterdam, in Art in History/History in Art: Studies in Seventeenth-Century Dutch Culture, Los Angeles, Getty Publications, 1996, ISBN 978-0-89236-201-1.
- Michael North, Art and Commerce in the Dutch Golden Age, New Haven, Conn., Yale University Press, 1997, ISBN 978-0-300-05894-9.
- J. Leslie Price, Dutch Culture in the Golden Age, Londra, Reaktion Books, 2011, ISBN 978-1-86189-800-5.
- Pieter van Reenen, Astrid Wijnands, Early diphthongizations of palatalized West Germanic [ui] – the spelling uy in Middle Dutch, in Historical Linguistics 1989, Amsterdam, John Benjamins, 1993, ISBN 978-1-55619-560-0.
- Jakob Rosenberg, Jacob van Ruisdael, Berlin, Bruno Cassirer, 1928, OCLC 217274833.
- Simon Schama, The Embarrassment of Riches: an Interpretation of Dutch Culture in the Golden Age, New York, Alfred Knopf, 1987, ISBN 978-0-679-78124-0.
- Simon Schama, Scribble, Scribble, Scribble: Writing on Ice Cream, Obama, Churchill and My Mother, Londra, Random House, 2011, ISBN 978-1-4090-1865-0.
- (NL) Pieter Scheltema, Jacob van Ruijsdael (PDF), in Aemstel's oudheid of gedenkwaardigheden van Amsterdam deel 6 [Aemstel's past or memorable facts of Amsterdam part 6], Amsterdam, C.L. Brinkman, 1872, OCLC 156222591.
- Ernst Scheyer, The Iconography of Jacob van Ruisdael's Cemetery, in Bulletin of the Detroit Institute of Arts, LV, 1977, pp. 133–143.
- Hamish Scott (a cura di), The Oxford Handbook of Early Modern European History, 1350-1750: Volume I: Peoples and Place, Oxford Handbooks in History, Oxford, Oxford University Press, 2015, ISBN 978-0-19-101533-5.
- Seymour Slive, Hendrik Richard Hoetink, Jacob van Ruisdael, Dutch, Amsterdam, Meulenhoff/Landshoff, 1981, ISBN 978-90-290-8471-0.
- Seymour Slive, Jacob van Ruisdael (PDF), in Harvard Magazine, vol. 84, n. 3, 1982, pp. 26–31.
- Seymour Slive, Dutch Painting, New Haven, Conn., Yale University Press, 1995, ISBN 978-0-300-07451-2.
- Seymour Slive, Jacob van Ruisdael: a Complete Catalogue of his Paintings, Drawings, and Etchings, New Haven, Conn., Yale University Press, 2001, ISBN 978-0-300-08972-1.
- Seymour Slive, Jacob van Ruisdael: Master of Landscape, Londra, Royal Academy of Arts, 2005, ISBN 978-1-903973-24-0.
- Seymour Slive, Jacob van Ruisdael. Gallery guide to the exhibition, Jacob van Ruisdael, master of landscape exhibition (25 February – 4 June 2006), Londra, Royal Academy of Arts, 2006.
- Seymour Slive, Jacob van Ruisdael: Windmills and Water Mills, Los Angeles, Getty Publications, 2011, ISBN 978-1-60606-055-1.
- John Smith, A Catalogue Raisonné of the Works of the Most Eminent Dutch, Flemish, and French Painters, vol. 6, Londra, Sands, 1835, OCLC 3300061.
- Irina Sokolova, Dutch paintings of the Seventeenth Century, in Howard Kathleen (a cura di), Dutch and Flemish Paintings from the Hermitage, New York, Metropolitan Museum of Art, 1988, ISBN 978-0-87099-509-5.
- Wolfgang Stechow, Dutch Landscape Painting of the Seventeenth Century, Londra, Phaidon Press, 1966, ISBN 978-0-7148-1330-1.
- E. John Walford, Jacob van Ruisdael and the Perception of Landscape, New Haven, Conn./Londra, Yale University Press, 1991, ISBN 978-0-300-04994-7.
- Robert Watson, Back to Nature: The Green and the Real in the Late Renaissance, Philadelphia, Penns., University of Pennsylvania Press, 2011, ISBN 978-0-8122-0425-4.
- Ernst van de Wetering, A Corpus of Rembrandt Paintings VI: Rembrandt's Paintings Revisited – A Complete Survey: 6 (Rembrandt Research Project Foundation), Dordrecht, the Netherlands, Springer, 2014, ISBN 978-94-017-9173-1.
- (NL) Hendrik Wijnman, Het leven der Ruysdaels [The life of the Ruysdaels], in Oud Holland, vol. 49, n. 1, 1932, pp. 49–60.
- Ralph Wornum, Lectures on Painting: by the Royal Academicians, Barry, Opie and Fuseli (TXT), Londra, H. G. Bohn, 1848, OCLC 7222842.
- Wilhelmina Wüstefeld, De Boeken van de Grote of Sint Bavokerk: een Bijdrage tot de Geschiedenis van het Middeleeuwse Boek in Haarlem [The Books of the St. Bavo Church: a Contribution to the History of Books in the Middle Ages], Hilversum, the Netherlands, Verloren, 1989, ISBN 978-90-70403-25-6.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Jacob van Ruisdael
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Jacob van Ruisdael / Jacob van Ruisdael (altra versione), su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Jacob van Ruisdael, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Jacob van Ruisdael, su Discogs, Zink Media.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 89550506 · ISNI (EN) 0000 0001 1774 0724 · SBN RAVV025707 · BAV 495/43586 · CERL cnp00564618 · Europeana agent/base/66834 · ULAN (EN) 500027077 · LCCN (EN) n82062822 · GND (DE) 118604082 · BNE (ES) XX903937 (data) · BNF (FR) cb11953866r (data) · J9U (EN, HE) 987007277353305171 |
---|