Indrani (sanscrito: इन्द्राणी, IAST: Indrāṇī), nota anche come Shachi (sanscrito: शची, IAST: Śacī), è la consorte del dio Indra e la regina degli dèi nel pantheon vedico e induista. Conosciuta come la più bella, pura e gentile tra le dee, è anche la sovrana del pianeta Venere, e presiede alla bellezza e al matrimonio. È descritta come figlia dell'asura Puloman.[1]
È una dea importante nello shaktismo, una delle principali sette dell'induismo. Indrani (o Aindri)[2] è una delle Sapta Matrika, le sette madri divine.[3] È adorata nell'India meridionale come divinità indipendente ed è più spesso adorata con Indra in tutta l'India. Indrani è presente anche nel giainismo e nel buddismo, ed è menzionata nei loro testi.
Mitologia
[modifica | modifica wikitesto]Il mito principale su Indrani è quello che riguarda Nahusha.[4] Secondo il Mahabharata, Indra commise un sacrilegio uccidendo il serpente cosmico Vritra, e di conseguenza si nascose da tutti per il rimorso. Durante questo periodo, i Deva nominarono Nahusha, un potente sovrano mortale della dinastia lunare, come re del cielo.[5] Ben presto Nahusha divenne orgoglioso del suo potere e desiderò Shachi, ma lei rifiutò le sue avances e cercò protezione sotto Brihaspati, il precettore di Indra.[6] Irritati dal comportamento di Nahusha, i Deva assicurarono a Shachi di riportare indietro Indra, e Shachi disse quindi a Nahusha che prima di accettarlo avrebbe dovuto aspettare fino a quando Indra non fosse stato trovato; Nahusha acconsentì. Aiutata dalla dea Upashruti, Shachi localizzò infine Indra sulle rive del lago Manasarovar, in Tibet.[7] Sebbene Indra fosse stato trovato e redento dal suo peccato, si rifiutò di tornare, poiché Nahusha era in quel momento il legittimo re dello Svarga. Indra suggerì allora a Shachi di elaborare un piano per rimuovere Nahusha dalla sua posizione. La dea tornò da Nahusha e gli chiese di venire da lei su di una portantina guidata dai saggi. Nahusha così fece, ma a causa della sua impazienza e arroganza, diede un calcio al saggio Agastya mentre portava la portantina. Agastya, infuriato, maledisse Nahusha e lo trasformò in un serpente. Indra fu così restaurato come re dei cieli e si riunì con Shachi.[8][9][10][4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Roshen Dalal, Hinduism: An Alphabetical Guide, Penguin UK, 18 aprile 2014, ISBN 978-81-8475-277-9.
- (EN) Maneka Gandhi, The Penguin Book of Hindu Names, Penguin Books India, 1993, ISBN 978-0-14-012841-3.
- (EN) Suresh Chandra, Encyclopaedia of Hindu Gods and Goddesses, Sarup & Sons, 1998, ISBN 978-81-7625-039-9.
- (EN) James G. Lochtefeld, The Illustrated Encyclopedia of Hinduism, Volume 1, The Rosen Publishing Group, Inc, 15 dicembre 2001, ISBN 978-0-8239-3179-8.
- (EN) Vettam Mani, Puranic encyclopaedia : a comprehensive dictionary with special reference to the epic and Puranic literature, Delhi : Motilal Banarsidass, 1975, pp. 330, 660.
- (EN) Rabindra Nath Sarkar, An Episodic Interpretation of the Mahabharata, Atlantic Publishers & Distri, 1989.
- (EN) Bibek Debroy, The Mahabharata: Volume 4, Penguin UK, 1º giugno 2015, ISBN 978-81-8475-534-3.
- (EN) Purnendu Narayana Sinha, A Study of the Bhagavata Purana: Or, Esoteric Hinduism, Library of Alexandria, 28 settembre 2020, ISBN 978-1-4655-2506-2.
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