Gerioneide | |
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Titolo originale | Γηρυονηίς |
Gerione combatte contro Eracle in un'anfora calcidica del II secolo a.C. | |
Autore | Stesicoro |
1ª ed. originale | VI secolo a.C. |
Editio princeps | 1566 |
Genere | componimento poetico |
Lingua originale | greco antico |
Protagonisti | Gerione |
Coprotagonisti | Eracle |
Altri personaggi | Euritione, Ortro |
«ἀπέκλινε δ’ ἄρ’ αὐχένα Γαρ[υόνα
ἐπικάρσιον, ὡς ὅκα μ[ά]κω[ν
ἅτε καταισχύνοισ’ ἁπαλὸν [δέμας
αἶψ’ ἀπὸ φύλλα βαλοῖσαν...»
«Piegò Gerione il collo di traverso
come quando un papavero
deturpando il tenero corpo,
appena perduti i petali...»
La Gerioneide (in greco antico: Γηρυονηίς) è un componimento poetico in greco antico di Stesicoro del VI secolo a.C. Per quanto Stesicoro venisse tradizionalmente annoverato tra i poeti corali, numerosi studi, tra cui quelli di Bruno Gentili, hanno dimostrato che la Gerioneide sia stata concepita come un canto citarodico e non corale.[1]
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Il poema è sopravvissuto all'antichità in maniera estremamente frammentaria e dei frammenti rimasti, circa un'ottantina, la gran parte non presenta più di qualche parola e nessuno è più lungo di trenta versi.[2][3] Si calcola che il poema originale fosse lungo circa 1300 versi, la gran parte dei quasi sono andati perduti.[4] La maggior parte dei frammenti rimasti è pervenuto tramite tradizione papiracea (specialmente grazie all'Oxyrhynchus Papyri XXXII 2617), mentre altri sono stati preservati tramite tradizione indiretta, soprattutto per merito dell'XI libro del Deipnosofisti di Ateneo di Naucrati.[5]
Una ricostruzione completa della trama non è quindi possibile, ma dai frammenti rimasti si sa che il soggetto del poema è la decima fatica di Eracle, il furto dei buoi del mostro Gerione. Le parti rimaste presentano un preludio al duello tra Eracle e Gerione che comprende il concilio degli dei in cui la morte di Gerione viene preannunciata, la nascita del vaccaro Euritione e il tentativo dei genitori del mostro - Crisaore e Calliroe, di dissuadere il figlio dal combattere contro il figlio di Zeus. Di maggiore integrità testuale è la parte finale del poema, in cui il duello e, specialmente, la morte di Gerione per mano di Eracle vengono riportate dettagliatamente e descritta con la similitudine del papavero che reclina la corolla (fr. S15,15-7), un'immagine omerica che avrebbe goduto di grande popolarità nei secoli futuri.[6]
Il rapporto con Omero
[modifica | modifica wikitesto]Nonostante la natura estremamente frammentaria, il poema è stato oggetto di numerosi studi accademici non solo sotto il punto di vista filologico, ma anche, specialmente dagli anni settanta, per il rapporto tra l'opera di Stesicoro e i poemi omerici. Infatti la Gerioneide e l'Iliade sono legati da uno stretto legame dal punto di vista linguistico, poetico e concettuale, tanto che lo Pseudo-Longino descrisse Stesicoro come il più omerico dei poeti lirici.[7] Il rapporto tra Stesicoro e di Omero non è di semplice imitazione, ma il poeta della Magna Grecia si rifa all'Iliade per rielaborare la lezione omerica in maniera innovativa e, in particolare, per conferire una dimensione eroica al mostro Gerione.[8] I mostri, infatti, erano raramente i protagonisti della produzione letteraria greca e raramente avevano il dono della parole, mentre nella Gerioneide il gigante Gerione non solo è dotato dell'uso della parola, ma caratterizzato con gli elementi che tradizionalmente caratterizzavano gli eroi greci.[9] La supplica che Calliroe rivolge al figlio affinché non combatta contro Eracle (fr. S13,1-4), ad esempio, è ricalcata sul modello della supplica di Ecuba ad Ettore (Il. 22,79-92), con il risultato che, secondo Christina Franzen, a Gerione viene conferita una dimensione eroica pari a quella dell'eroe troiano.[10]
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1998 la poetessa canadese Anne Carson ha pubblicato il romanzo in versi Autobiografia del rosso (Autobiography of Red), una rivisitazione in chiave moderna della Gerioneide.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bruno Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica: da Omero al V secolo, Feltrinelli Editore, 2006, p. 194, ISBN 978-88-07-81903-2. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ (EN) W. S. Barrett e Formerly Fellow W. S. Barrett, Greek Lyric, Tragedy, and Textual Criticism: Collected Papers, OUP Oxford, 7 giugno 2007, p. 2, ISBN 978-0-19-920357-4. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ (EN) Leonard Unger e Jay Parini, American Writers: Supplement, XII, Gale, 18 novembre 2002, p. 107. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ Bruno Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica: da Omero al V secolo, Feltrinelli Editore, 2006, p. 194, ISBN 978-88-07-81903-2. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ Gloria Ferrari, I vasi attici a figure rosse del periodo arcaico, G. Bretschneider, 1988, p. 79, ISBN 978-88-7689-009-3. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ Università di Macerata Facoltà di lettere e filosofia, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, vol. 12, Editrice Antenore, 1979, p. 182. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ (EN) Fritz Graf, Greek Mythology: An Introduction, JHU Press, 1993-11, p. 217, ISBN 978-0-8018-5395-1. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ C. Julius Hyginus, Miti, Adelphi, 2000, p. 248, ISBN 978-88-459-1575-8. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ (EN) P. J. Finglass e Adrian Kelly, Stesichorus in Context, Cambridge University Press, 4 giugno 2015, p. 21, ISBN 978-1-107-06973-2. URL consultato il 4 agosto 2020.
- ^ Christina Franzen, Sympathizing with the Monster: Making sense of colinization in Stesichorus' Geryoneis, in Quaderni Ubrinati di Cultura Classica, vol. 92, n. 2, 2009, pp. 65-66.
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