Galleria Umberto I | |
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Veduta della Galleria | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Località | Torino |
Indirizzo | Via della Basilica Piazza della Repubblica Via Milano |
Coordinate | 45°04′28.53″N 7°40′59.59″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XV - XIX secolo |
Inaugurazione | 1890 |
Uso | Galleria commerciale |
Realizzazione | |
Architetto | (in ordine cronologico) Rocco Antonio Rubatto, Francesco Lanfranchi, Giovan Battista Ferrogio, Ernesto Melano |
Ingegnere | (in ordine cronologico) Carlo Bernardo Mosca, Giuseppe Mosca, Lorenzo Rivetti |
La Galleria Umberto I è una delle attuali tre storiche gallerie commerciali di Torino (le altre due sono la Galleria dell'Industria Subalpina e la Galleria San Federico). Taglia l'Isolato Santa Croce, nel Quadrilatero Romano del Centro. Collega Piazza della Repubblica (Porta Palazzo, Aurora) e Via della Basilica.
Già antica sede del primo ospedale di Torino, è stata la più grande galleria commerciale della città.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La Sacra Religione Mauriziana in seguito all'unione con l'Ordine di San Lazzaro, divenne l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e, nell'Isolato Santa Croce, stabilì la sua sede operativa. La zona, compresa tra piazza della Repubblica, via Milano, via della Basilica e via Egidi, ospitò sin dal 1480 il Palazzo dei Cavalieri.[1] Esso dal 1575 al 1887 fu la prima sede dell'Ospedale Maggiore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro,[2] divenendo anche il primo nosocomio della città.
Ampliato nel 1603 e nel 1638, l'edificio divenne l'ospedale più importante della città e fu completamente ricostruito nel 1666, su progetto dell'architetto Francesco Lanfranchi. Nel 1671 l'edificio fu nuovamente ampliato dall'architetto Rocco Antonio Rubatto che ne realizzò la manica longa, due vaste corti collegate fra esse e i locali della storica Farmacia Mauriziana.
Nel 1715, contestualmente ai lavori juvarriani di "dirizzamento" dell'attigua via Milano, il nuovo cantiere del Palazzo dei Cavalieri venne affidato all'architetto Giovan Battista Ferroggio. La conclusione dei lavori nel 1780 vide la realizzazione dell'ampio volume con pianta a crociera dei corridoi. Con l'avvento del dominio francese, l'Ospedale Mauriziano venne chiuso, aggregandolo alla nuova sede dell'Ospedale San Giovanni Battista.[3]
Al ritorno dei Savoia, il ricostituito Consiglio dell'Ordine Mauriziano deliberò la riapertura dello storico ospedale e commissionò un nuovo ampliamento, affidando il progetto a Carlo e Giuseppe Mosca e a Ernesto Melano. Fu così che tra il 1837 e il 1843 venne completato il corridoio laterale esterno e il prolungamento della manica a crociera. Ormai inadeguato ad una città sempre più popolosa, nel 1884 l'ospedale venne trasferito presso la nuova sede di corso Stupinigi (l'attuale corso F. Turati), l'odierno Ospedale Mauriziano.
Nel 1888 l'ormai vetusto edificio dell'ex ospedale fu acquistato dalla Ditta Bancaria Fratelli Marsaglia, che si occupò della sua ristrutturazione con il progetto dell'ingegner Rivetti, che prevedeva il recupero dell'edificio trasformandolo in galleria commerciale intitolata al nuovo sovrano Umberto I. Essa venne inaugurata nel 1890 e da allora ospita numerose attività commerciali tra cui la storica Farmacia Mauriziana,[4] che ivi mantiene la sua sede dal lontano 1575.
Caratteristiche progettuali
[modifica | modifica wikitesto]Terminata nel 1889, la galleria si sviluppa su una pianta cruciforme, sfruttando i volumi che un tempo costituivano le corsie dell'ospedale. Essa collega la retrostante via della Basilica con piazza della Repubblica e il suo storico mercato: al suo interno si può ammirare la pregevole copertura in vetro e metallo, nonché la storica farmacia dell'Ordine Mauriziano.
La Galleria Umberto I è la più grande delle gallerie torinesi realizzate nella seconda metà del XIX secolo.
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]All'interno della galleria vennero girate alcune scene dei film Trevico-Torino - Viaggio nel Fiat-Nam (1973) di Ettore Scola, 4 mosche di velluto grigio (1971) di Dario Argento e Così ridevano (1998) di Gianni Amelio.
In occasione dei numerosi eventi, organizzati dal Comune di Torino durante le festività Natalizie 2022 e 2023, sono stati organizzati, sabato 17 Dicembre 2022 e Domenica 7 Gennaio 2024, anche dei Dj-Set di Tango Argentino che hanno raccolto una folta comunità di ballerine e ballerini.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Progettato dall'architetto Rubatto e di cui conserva ancora la facciata barocca visibile da via della Basilica.
- ^ Una lapide, oggi scomparsa, posta al civico 3 di via della Basilica ricordava Vincenzo Virginio, figura importante per la storia dell'alimentazione subalpina: «...Nato in Cuneo nel 1752, morì in questa casa già Ospedale Mauriziano, il 5 maggio 1830. Insigne Filosofo, valente Agronomo in anni di funesta carestia introdusse, primo in Piemonte, la coltura delle patate».
- ^ L'attuale Ospedale San Giovanni "vecchio".
- ^ Questa è l'unica struttura che fu preservata dalle demolizioni previste dai successivi rimaneggiamenti.
- ^ "Natale a Torino, che spettacolo!": il programma degli eventi in città, su TorinoToday. URL consultato il 28 settembre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mario Tirsi Caffaratto, Storia dell'Ospedale Maggiore di Torino della Religione dei Santi Maurizio e Lazzaro dal secolo XVI al XX, in «Annali dell'Ospedale Maria Vittoria di Torino», XXII, 1954, pp. 5-40
- Maurizio Marocco, La basilica magistrale della Sacra Religione ed Ordine de Santi Maurizio e Lazzaro. Sunti storico-artistici, Botta, Torino 1860
- Paolo Boselli, L'Ordine Mauriziano dall'origine ai tempi presenti, Elzeviriana, Torino 1917
- Chiara Devoti, Monica Naretto, Ordine e Sanità. Gli ospedali mauriziani tra XVIII e XX secolo: storia e tutela, Celid, Torino 2010 , pp. 89-94
- Luciano Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Le Bouquiniste, Torino 1968 , p. 250
- Piera Grisoli, Una attribuzione per il palazzo dell'ordine e dell'Ospedale dei Santi Maurizio e Lazzaro in Torino, in «Studi Piemontesi», XII, 1983, pp. 102-111
- Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984 , p. 285
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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