Galatea (Nettuno VI) | |
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Satellite di | Nettuno |
Scoperta | 28 luglio 1989 |
Scopritori | Stephen Synnott |
Parametri orbitali | |
(all'epoca J2000) | |
Semiasse maggiore | 86 422 km |
Periodo orbitale | 0,429 giorni |
Inclinazione sull'eclittica | 28,50° |
Inclinazione rispetto all'equat. di Nettuno | 0,065° |
Inclinazione rispetto al piano di Laplace | 0,062° |
Eccentricità | 0,0000 |
Dati fisici | |
Dimensioni | 204×184×144 km |
Diametro equat. | 176 km |
Massa | 3,7 × 1018 kg
|
Densità media | 1,3 × 103 kg/m³ |
Acceleraz. di gravità in superficie | 0,030 m/s² |
Periodo di rotazione | rotazione sincrona |
Temperatura superficiale |
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Pressione atm. | nulla |
Albedo | 0,08 |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | 21,9 |
Galatea o Nettuno VI, è il quarto satellite naturale di Nettuno in ordine crescente di distanza dal pianeta.
Il satellite è intitolato alla figura di Galatea, una nereide secondo la mitologia greca invano amata dal ciclope Polifemo.
Galatea presenta un aspetto fortemente irregolare e non mostra traccia di attività geologica.
Scoperta
[modifica | modifica wikitesto]Galatea fu scoperto verso la fine di luglio 1989 dall'astronomo statunitense Stephen Synnott grazie alle immagini inviate a Terra dalla sonda Voyager 2, che sorvolò il pianeta ed il suo sistema di satelliti prima di dirigersi verso lo spazio interstellare e ricevette la designazione temporanea S/1989 N 4. La sua scoperta fu resa nota dall'Unione Astronomica Internazionale il 2 agosto 1989 (IAUC 4824),[1] menzionando dieci immagini riprese nel corso di cinque giorni, il che implica una data di scoperta anteriore al 28 luglio. La designazione ufficiale fu data il 16 settembre 1991.[2]
Parametri orbitali
[modifica | modifica wikitesto]L'orbita di Galatea, trovandosi al di sotto dell'orbita poseidosincrona, è fortemente instabile; le forze mareali indotte dalla vicinanza al gigante gassoso ne stanno provocando un graduale decadimento, che porterà alla disintegrazione del satellite e alla formazione di un nuovo anello planetario, o all'impatto di Galatea con Nettuno.
Galatea è un satellite pastore di uno degli anelli di Nettuno, l'anello Adams che si trova 1000 km al di fuori della sua orbita. Si ritiene che la risonanza orbitale con Galatea nel rapporto 42:43 sia il meccanismo principale di confinamento di questo peculiare arco presente nell'anello.[3]
La massa di Galatea è stata stimata in base alle perturbazioni radiali che induce sull'anello.[4]
Caratteristiche fisiche
[modifica | modifica wikitesto]Galatea presenta un aspetto fortemente irregolare e non mostra traccia di attività geologica. Si tratta probabilmente di un ammasso di scorie riaggregatesi da frammenti di qualche satellite originario di Nettuno, probabilmente distrutto dalle perturbazioni gravitazionali innescate da Tritone poco dopo la cattura del satellite in un'orbita iniziale molto eccentrica.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Brian G. Marsden, Satellites of Neptune, in IAU Circular, vol. 4824, 2 agosto 1989. URL consultato il 26 ottobre 2011.
- ^ Brian G. Marsden, Satellites of Saturn and Neptune, in IAU Circular, vol. 5347, 16 settembre 1991. URL consultato il 26 ottobre 2011.
- ^ F. Namouni e C. Porco, The confinement of Neptune's ring arcs by the moon Galatea, in Nature, vol. 417, n. 6884, 2002, pp. 45–7, Bibcode:2002Natur.417...45N, DOI:10.1038/417045a, PMID 11986660.
- ^ C.C. Porco, An Explanation for Neptune's Ring Arcs, in Science, vol. 253, n. 5023, 1991, pp. 995–1001, Bibcode:1991Sci...253..995P, DOI:10.1126/science.253.5023.995, PMID 17775342.
- ^ Don Banfield e Norm Murray, A dynamical history of the inner Neptunian satellites, in Icarus, vol. 99, n. 2, ottobre 1992, pp. 390–401, Bibcode:1992Icar...99..390B, DOI:10.1016/0019-1035(92)90155-Z.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Galatea
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Galatea: Overview, su solarsystem.nasa.gov, NASA. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2015).
- Neptune's Known Satellites, su dtm.ciw.edu (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2010).