Il frisone orientale è una razza equina originaria della Turingia.
Origini e storia
[modifica | modifica wikitesto]Solo a partire dalla suddivisione della Germania dopo la seconda guerra mondiale la sua storia si è svolta separatamente dall'Oldenburg, con il quale in precedenza costituiva un'unica razza.[1] Da allora il Frisone orientale ha infatti usufruito dell'apporto di stalloni Arabi shagya, con ingentilimento della razza.
Per soddisfare le richieste del settore sportivo, negli ultimi decenni si è proceduto ad insanguamenti con Hannover e purosangue inglese, che ne hanno migliorato le prestazioni come cavallo sportivo.[2]
Nonostante ciò ha mantenuto una somiglianza con l'Oldenburg, con un tratto distintivo di eleganza fornita dall'Arabo ed una struttura più leggera, divenendo una razza ricercata come cavallo da sella.
Utilizzo
[modifica | modifica wikitesto]Di carattere vivace e adatto al tiro leggero, montato dimostra ottima attitudine agli sport equestri. Le dimensioni ridotte rispetto all'Oldenburg, l'elasticità e le andature brillanti ne fanno un buon soggetto per la specialità olimpica del dressage. È anche un ottimo saltatore, dotato di buon gesto e di notevole elevazione. Fino agli anni Cinquanta nelle zone di origine veniva impiegato comunque in silvicoltura, per il traino dei tronchi, ed agricoltura.[1]
Morfologia
[modifica | modifica wikitesto]Il frisone orientale è di tipo meso-dolicomorfo (come lipizzano, holstein e danubiano) con altezza di 154-168 cm. Il mantello è generalmente sauro ma può essere baio, grigio e morello. Ha testa ben proporzionata con profilo rettilineo. Gli occhi sono vivi e le narici mobili ed ampie. Il collo è lungo, arcuato e ben attaccato. Il torace è ampio e profondo, la spalla lunga e ben inclinata Buoni sono gli arti, con l'avambraccio e gamba lunghi e ben muscolati, tendini ben conformati e staccati, zoccoli resistenti.[2]
Il peso medio è di 500 kg.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Alberto Soldi, Cavalli, De Agostini, 2012, p. 68, ISBN 9788841876909.
- ^ a b Vincenzo De Maria, Cavallo e cavaliere, Giunti, 2004, pp. 54-56, ISBN 9788844028718.
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