La fortezza (in greco antico: ἀνδρεία?, andrèia; in latino fortitudo) è una virtù che assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene.[1] Viene anche indicata come coraggio.
Dottrina filosofica
[modifica | modifica wikitesto]Platone tratta della definizione della fortezza nel suo dialogo Lachete; tale definizione venne riconosciuta in ambito della dottrina cristiana a partire dagli studi e della predicazione di Sant'Ambrogio[2].
Arte
[modifica | modifica wikitesto]Alla fortezza sono state dedicate numerose opere d'arte figurativa e anche composizioni musicali, come l'oratorio Le gare della fortezza e dell'umiltà di Clemente Monari (rappresentato per la prima volta nel 1728 a Forlì). Fra i dipinti, invece, si ricordano:
- Fortezza di Giotto
- Fortezza di Botticelli.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Catechismo della Chiesa Cattolica: (p.1808) La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa.
- ^ Catechismo della Chiesa Cattolica: (p.1805) Quattro virtù hanno funzione di cardine. Per questo sono dette cardinali; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.
Voci correlate
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