Forte Carlo Mezzacapo campo trincerato di Mestre | |
---|---|
Interno del forte | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Veneto |
Città | Venezia |
Indirizzo | via Everardo Scaramuzza |
Coordinate | 45°31′54.92″N 12°13′12.86″E |
Informazioni generali | |
Costruzione | 1909-1912 |
Visitabile | sì |
Sito web | www.fortemezzacapo.com/ |
voci di architetture militari presenti su Teknopedia | |
Il Forte Carlo Mezzacapo, chiamato anche Forte alla Gatta, è una fortezza novecentesca ed ex-caserma dell'Esercito Italiano situata nella terraferma nei pressi della località Gatta di Santa Lucia del Tarù, nella municipalità di Chirignago-Zelarino del comune di Venezia.[1]
Concepito come parte del campo trincerato di Mestre e del più ampio sistema difensivo della laguna, fu costruito nel 1911 per controllare la strada per Treviso e la ferrovia per Udine, tramite sei postazioni con cannoni e quattro mitragliere a scomparsa. Intitolato alla memoria di Carlo Mezzacapo, fu disarmato già nel luglio 1915 e poi utilizzato come deposito di munizioni e materiali militari. Oggi è sede di un polo culturale.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la costruzione nel 1882 dei tre principali forti (Carpenedo, Gazzera e Tron), il Regno d'Italia dovette ridimensionare il progetto del campo trincerato di Mestre a causa della crisi economica. A seguito dell'approvazione del Piano di difesa nazionale del 1908, venne deciso di realizzare delle batterie corazzate (forti Pepe, Rossarol, Cosenz, Mezzacapo, Poerio e Sirori) a supporto dei tre forti principali, divenuti ormai obsoleti nel frattempo per le nuove tecniche militari. Progettato da Enrico Rocchi, le nuove strutture furono realizzate in calcestruzzo e realizzate tra il 1909 e 1912. Tuttavia, vennero disarmati già durante della prima guerra mondiale nel luglio 1915, dopo che fortificazioni simili (come quella di Verena sull'altopiano di Asiago) si erano rivelate completamente inutili di fronte alle nuove artiglierie pesanti dell'esercito austro-ungarico. In seguito, il forte Mezzacapo fu trasformato in polveriera e deposito di munizioni e materiali.[3]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La struttura presenta una pianta a forma di C di oltre 100 metri di larghezza per 30 metri di larghezza con una profondità su 5-6 metri di altezza. Al centro del lato lungo è presente una rientranza con due ingressi e quattro finestre, mentre altre finestre sono aperte sulle ali laterali con due batterie protette da saracinesca in acciaio al nickel di 15 mm. di spessore posizionata all'interno dell'opera. Gli interni sono intonacati con soffitti a volta. La struttura era circondata da un fossato, oggi interrato (tuttora presente è il ponte di ferro che ne permetteva l'attraversamento). Il terrapieno previsto nel progetto originale non è presente, ma non è noto se sia stato rimosso oppure mai realizzato. Nell'ala sinistra è presente un osservatorio a cupola, mentre su entrambe le ali si accede ad una postazione coperta da una piccola cupola, più bassa rispetto all'opera.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Claudio Zanlorenzi, Le parole volano: ma è giusto che le scritte rimangano? Graffiti nazifascisti al Forte Mezzacapo, su storiAmestre, 3 novembre 2012.
- ^ Forte Mezzacapo, su mestre.city.
- ^ Gianni Fiacca e Claudio Zanlorenzi, Il forte Carlo Mezzacapo di Zelarino. Un elemento del campi trincerato di Mestre (PDF).
- ^ Mezzacapo, su fortificazioni.net.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Carlo Mezzacapo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su fortemezzacapo.com.