Epiclesi, dal greco ἐπίκλησις (epìklēsis), "invocazione", a sua volta da ἐπικαλέω (epikalêo), "chiamare", nella religione della Grecia antica, era l'attributo del Dio (o un altro nome), con cui si dava inizio a un'invocazione[1].
Nel cristianesimo, l'epiclesi è l'invocazione dello Spirito Santo nella Preghiera eucaristica o anafora, perché il pane e il vino diventino, per la sua intercessione, il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché coloro che partecipano all'Eucaristia siano un solo corpo e un solo spirito.[2]
Posizione nella preghiera eucaristica
[modifica | modifica wikitesto]Alcune tradizioni liturgiche situano l'epiclesi dopo l'anamnesi.[2] L'Enciclopedia Treccani dice che nella maggioranza l'epiclesi è posta dopo le parole dell'istituzione.[3] Nelle nuove preghiere eucaristiche introdotte nel rito romano dopo il Concilio Vaticano II, l'epiclesi per la trasformazione delle oblate nel corpo di Cristo precedono la consacrazione, quella perché lo Spirito Santo unisca i fedeli in un solo corpo mistico è situata dopo l'anamnesi, cioè l'elemento in cui la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra il memoriale di Cristo, commemorando specialmente la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l’ascensione al cielo.[4]
Epiclesi negli altri sacramenti
[modifica | modifica wikitesto]In tutti i sacramenti della Chiesa cattolica è presente una forma di epiclesi. Nel Battesimo è nel momento della benedizione dell'acqua con l'immersione della mano destra del celebrante nell'acqua; nel sacramento della Penitenza (o Riconciliazione) è nel momento dell'assoluzione; nella Cresima è nell'imposizione delle mani del vescovo; nel Matrimonio, col nuovo rito, è nel momento della benedizione degli sposi; nell'Ordinazione di un diacono, o di un sacerdote è nell'imposizione delle mani del vescovo; nell'Unzione degli infermi è nel momento il cui il sacerdote unge con l'olio degli infermi (olio consacrato nella Messa del Giovedì Santo) il malato o l'anziano.[senza fonte]
Epiclesi come appellativo
[modifica | modifica wikitesto]Epiclesi indica inoltre l'appellativo con cui i greci invocavano gli dei. Per estensione finì per indicare anche la denominazione specifica dei luoghi di culto, legata al luogo particolare o ai caratteri della divinità. Un esempio di epiclesi si ebbe a Roma ai tempi di Servio Tullio, quando vennero fondati 26 templi dedicati alla Fortuna, ciascuno con un'epiclesi diversa: Fortuna Virilis (degli uomini), Fortuna Verticolis (per il cuore), Fortuna Barbata (con la barba), Fortuna Huiusce Diei (del giorno presente), ecc.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Epiclesi, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1353
- ^ Giuseppe De Luca, "Epiclesi" in Enciclopedia Italiana (1932)
- ^ Ordinamento Generale del Messale Romano, 79
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe De Luca, EPICLESI, in Enciclopedia Italiana, XIV, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) epiclesis, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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