Emmanuele Parisi | |
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Ministro degli affari interni del Regno delle Due Sicilie | |
Durata mandato | 1817 – 1818 |
Monarca | Ferdinando I delle Due Sicilie |
Direttore della Segreteria di grazia e giustizia del Regno delle Due Sicilie[1] |
Emmanuele Parisi (... – 1818) è stato un magistrato e politico italiano. Fu ministro degli affari interni del Regno delle Due Sicilie.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Emmanuele Parisi era originario di Palermo e aveva seguito la carriera di magistrato in Sicilia. Ebbe alcuni incarichi nel 1799 e fu anche Direttore della Segreteria di grazia e giustizia a Napoli (carica che ottenne perché i siciliani mal tolleravano di essere esclusi dalle principali cariche del regno).[3][4] Nel 1817 gli fu assegnato il ministero degli affari interni del Regno delle Due Sicilie; Luca de Samuele Cagnazzi nella sua autobiografia lo descrive come una persona tanto ignorante da non conoscere termini di uso comune come "cereali" o "limitrofi". Durante il suo periodo come ministro fu aiutato dallo stesso Luca de Samuele Cagnazzi, che aveva molta esperienza anche se Parisi mal sopportava Cagnazzi. Inoltre, a quanto pare, Cagnazzi sarebbe stato diffamato dai suoi detrattori davanti a Parisi (già allora Cagnazzi comprese di avere dei nemici di palazzo).[5]
Parisi aveva persino difficoltà di lettura e scrittura, tanto che, come raccontato da Cagnazzi, una volta dimostrò di non essere in grado di comprendere la divisione di parole in fin di riga suscitando il riso persino di re Ferdinando I delle Due Sicilie; inoltre scriveva (o faceva scrivere) le lettere agli intendenti usando la seconda persona piuttosto che la terza persona, come era consuetudine.[5]
Il viaggio dalla Sicilia verso Napoli del 1817 lo fece con l'astronomo Giuseppe Piazzi, il quale ebbe modo già da allora di saggiare l'ignoranza di Parisi facendolo notare a Cagnazzi. Durante il viaggio, Parisi trattava per "impostore e infame" padre Piazzi che difendeva il moto della Terra e affermava di conoscere "la distanza degli astri".[3] Non possedeva neanche i rudimenti del calcolo delle distanze e rise quando Cagnazzi misurò una distanza con un compasso su una mappa esclamando "Come? Così si misurano le distanze?". Aggiunse inoltre che "grazie al Cielo non ho mai studiato le matematiche, perché questi sono scomunicati secondo le Romane Leggi, che studiano le leggi e si hanno come maghi e impostori".[5]
Con decreto del 18 giugno 1817, furono emanati gli statuti della corporazione su richiesta di Parisi. Queste contrastavano la "libertà del lavoro" in quanto creavano maestri, servitù e oppressione di garzoni; inoltre lo scioglimento di alcune corporazioni aveva dato i suoi frutti negli scorsi anni.[6]
Nel mese di febbraio del 1818 Emmanuele Parisi "fu sorpreso da un attacco di petto" e fu costretto a letto; avendo compreso che non sarebbe sopravvissuto alla malattia, fu sostituito dal generale Diego Naselli al Ministero dell'interno.[7] Da quel momento si scusò in più occasioni con Cagnazzi per averlo maltrattato e osteggiato;[8] morì nello stesso anno 1818.[2]
Cagnazzi nella sua autobiografia non fu sempre critico nei suoi confronti; scrisse, infatti, che "era poi per verità di un'esimia giustizia, ma errava per ignoranza, e spesso traviava da questa perché non sapeva riconoscerla".[9]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Luca de Samuele Cagnazzi, La mia vita, a cura di Alessandro Cutolo, Milano, Ulrico Hoepli, 1944, pp. 125-133.
- Decreto per destinare il locale del soppresso Conservatorio della Carità di Capoa all'officina delle contribuzioni dirette di Terra di Lavoro, in Collezione delle leggi e decreti reali del Regno delle Due Sicilie - Anno 1817 semestre I da Gennaio a tutto Giugno, Napoli, 14 giugno 1817, pp. 646-647.
- Pompilio Petitti, Ministero di Stato degli affari interni - Istruzioni per la redazione degli stati discussi comunali per lo primo quinquennio dal 1818 al 1822 (Napoli, 5 luglio 1817), in Repertorio sull'amministrazione civile del Regno delle Due Sicilie, Chieti, Tipografia della Bella, 1838, pp. 416-419.
- Giambattista Malerba, Lettera del Ministro degli affari interni all'Intendente Potenza, in La sicura guida degli amministratori e de' giudici del contenzioso amministrativo ossiano le tre leggi del 12 dicembre 1816: 21 e 25 marzo 1817 fondamentali dell'amministrativo sistema del Regno delle Due Sicilie, Napoli, Tipgrafia di Vincenzo Manfredi, 1846, p. 66-67.
- Luigi del Pozzo, Cronaca civile e militare delle Due Sicilie sotto la dinastia borbonica dall'anno 1734 in poi, Napoli, Samperia Reale, 1857, p. 297.
- Rivista contemporanea, 28 (anno decimo), Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1862, pp. 177 e succ..
- Bullettino delle ordinanze de' commissari ripartitori de' demani ex feudali e comunali nelle province napoletane in appendice degli atti eversivi della feudalità, vol. 12, Napoli, Tipografia Trani, 1863.
- Federigo Sclopis, Storia della legislazione italiana, vol. 3, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1864, p. 586-587.
- Atti e memorie della Reale accademia virgiliana di scienze, lettere ed arti, Mantova, Stabilimento Tipografico degli Eredi Segna, 1868, pp. 131-132 e 175.
- Cesare Cantù, Della indipendenza italiana, vol. 1, Napoli-Roma, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1872, p. 215-216, nota 10.
Voci correlate
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