Emilio Schuberth (Napoli, 8 giugno 1904[1] – Roma, 4 gennaio 1972) è stato uno stilista italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato da Gotthelf Schuberth e Fortuna Vittozzi[2], il suo nome completo è Emilio Federico Schuberth. Grande couturier amato dalle dive internazionali (per questo fu definito il "sarto delle dive"), vestì la principessa Soraya, Rita Hayworth, Ingrid Bergman, Bette Davis, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Anna Magnani[3].
La sua notorietà è dovuta ad un innato senso dell'arte e dello spettacolo oltre ad un'accurata conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola napoletana[4].
Intorno agli anni '30 Schubert si trasferisce a Roma ed inizia a lavorare presso l'atelier Montorsi, dove dimostra una spiccata dimestichezza nel combinare la seta ai merletti per il settore biancheria.
Successivamente nel 1938 decide di mettersi in proprio e inaugura insieme a sua moglie un primo negozio in via Frattina. Sommerso dalle mille richieste delle clienti, dopo appena due anni inaugurerà un atelier di alta moda in via Lazio per poi spostarsi di nuovo in via XX Settembre dopo neanche un anno. Il suo stile singolare presentava una donna classica e ricercata, che amava i tessuti lussuosi e le sapienti combinazioni dei materiali. Busto sottile e spalle importanti, i suoi abiti, sintesi di fasti ottocenteschi e hollywoodiani, colpirono immediatamente l'attenzione delle grandi star del cinema e dei reali nobili: Maria Pia di Savoia non indugiò a commissionare al sarto napoletano parte del corredo per le nozze, mentre il re Farouk d'Egitto lo scelse per vestire l'intero harem di mogli e amanti. Nel 1949, in occasione del Festival di Venezia, Schubert sfilò a Palazzo Grassi[5].
Emilio Schubert aveva compreso che la comunicazione era fondamentale nel suo lavoro e a ogni evento mondano non mancava di mettere in scena, con un fare istrionico, le sue apparizioni, accompagnandosi con dodici scintillanti modelle e facendo sfoggio di costosi gioielli che adoperava in particolare per calamitare l'attenzione dei media.
Fu uno dei protagonisti della nascente moda italiana. Prese parte alla storica sfilata First Italian High Fashion Show organizzata da Giovanni Battista Giorgini presso la sua residenza privata di Firenze a villa Torrigiani. La sfilata si tenne il 12 febbraio 1951 alla presenza di sei importanti compratori americani. Nel 1953 concorse a fondare[6] insieme ad altri grandi nomi dell'epoca (tra cui le sorelle Fontana, Alberto Fabiani, Vincenzo Ferdinandi, Jole Veneziani, Giovannelli-Sciarra, Mingolini-Gugenheim, Eleonora Garnett, Simonetta) il SIAM - Sindacato Italiano Alta Moda[7] (diventato poi Camera Nazionale della Moda Italiana). Nel luglio del 1954, insieme alle Sorelle Fontana, Vincenzo Ferdinandi, Giovannelli-Sciarra, Eleonora Garnett e Mingolini-Gugenheim partecipò ad "Alta Moda a Castel Sant'Angelo"[8] ambientato appunto nella suggestiva cornice del celebre castello. In quell'occasione furono premiate le statunitensi Sally Kirkland[9][10], Fashion Editor di Life e di Vogue USA, Alice Perkins, Fashion Editor di Women's Wear Daily per il loro ruolo di ambasciatrici della moda italiana negli Stati Uniti, e la stilista Hannah Troy.
Molto noto negli anni '60 per il suo stile stravagante e onirico, è considerato come colui che ha rivoluzionato, grazie alla spettacolarizzazione della moda, il ruolo del "sarto", pressoché invisibile, trasformandolo nella figura dello "stilista" odierno. Maestro indiscusso della moda italiana, firmò anche un suo profumo, che chiamò ironicamente Schu-schu[11]. È stato personaggio, oltre che sarto famoso, capace di recitare una parte istrionica nella società dello spettacolo dell'epoca. Interpretò sé stesso in un film e partecipò alla popolarissima trasmissione televisiva de Il Musichiere non soltanto da costumista, ma anche esibendosi come cantante. Tra i suoi allievi Valentino [senza fonte]. Sempre in televisione, nel 1957 partecipò a una serie di sketch della rubrica pubblicitaria televisiva Carosello, pubblicizzando il brandy Gran Senior delle distillerie Fabbri insieme a Erminio Spalla, Sylva Koscina, Dawn Addams, Luciana Peverelli, Nilla Pizzi, Sandra Milo, Isa Barzizza e Virna Lisi[12].
Muore il 4 gennaio 1972; riposa al cimitero Flaminio di Roma.
Nel 2007 un gruppo di imprenditori napoletani ha deciso di dare nuova vita alla maison Emilio Schuberth, ma sempre tenendo fede all'identità originale del marchio[13].
Nel 2007, durante la Fashion Week Milanese F/W 2007/2008, presso il Diana Majestic viene presentata la collezione Emilio Schuberth, disegnata da Francesco Scognamiglio. Direttore creativo Elena Perrella, che continua ad ogni stagione a presentare le collezioni attingendo all'archivio della Maison idee e sviluppando progetti.
Nel 2021 Emilio Schuberth viene iscritto nel registro dei marchi storici italiani, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. La gamma dei prodotti viene arricchita continuamente, dall'abbigliamento agli accessori, passando per il profumo Schu di Schuberth, venduto nel mondo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Giampaolo Benati, Emilio Schuberth: the Tailor of the Stars, La Dolce Vita., su emmemagazine.it, Emme magazine, 27 aprile 2016. URL consultato il 14 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2017).
- ^ treccani.it, https://www.treccani.it/enciclopedia/federico-emilio-schuberth_(Dizionario-Biografico)/ .
- ^ Emilio Federico Schuberth - Vogue.it, su vogue.it. URL consultato il 25 novembre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2014).
- ^ Nexta, Emilio Federico Schubert Stilista - Biografia, foto sfilate e news dello stilista di moda | Stile.it, su Stile.it. URL consultato il 26 novembre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2013).
- ^ Archivio Riccardi, Emilio Schubert, su archivioriccardi.it. URL consultato il 26 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2017).
- ^ Giovannelli, Schuberth, Micol Fontana, Ferdinandi, Sciarra e Zoe Fontana al cocktail di fondazione del Sindacato Italiano Alta Moda (JPG), su previews.agefotostock.com. URL consultato il 19 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2019).
- ^ ,Myword.it - Il portale dell'intrattenimento Archiviato il 4 agosto 2007 in Internet Archive.
- ^ Moda a Castel Sant'Angelo, su patrimonio.archivioluce.com, Istituto Luce, 30 luglio 1954.
- ^ Schuberth e Sally Kirkland (JPG), su patrimonio.archivioluce.com.
- ^ Zoe Fontana, Vincenzo Ferdinandi, Sally Kirkland, Emilio Schuberth, Hannah Troy e Alice Perkins a Castel Sant'Angelo (JPG).
- ^ profumo Schu-schu (JPG), su emmemagazine.it. URL consultato il 6 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2018).
- ^ Marco Giusti, Il Grande libro di Carosello, Milano, Sperling & Kupfer, II edizione, ISBN 88-200-2080-7, p. 224
- ^ Schuberth Emilio Federico | Archivi della moda del novecento, su moda.san.beniculturali.it. URL consultato il 25 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2021).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Sofia Gnoli, Un secolo di moda italiana, Meltemi editore, 1990, p. 145
- Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi (a cura di), Bellissima:l'Italia dell'alta moda (JPG), Milano, Electa, 2014, p. 256. URL consultato il 29 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2016).
- Sara Martin, L'abito necessario. Fili, trame e costumi nel cinema e nella televisione, Parma, Diabasis Editore, 2022.
- Dorothea Burato, Emilio Federico Schuberth. Moda e media ai tempi della dolce vita, Milano, Electa, 2023.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Schuberth, Emìlio Federico, su sapere.it, De Agostini.
- Maria Natalina Trivisano, SCHUBERTH, Federico Emilio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 91, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2018.
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