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Colossesi
[modifica wikitesto]Grazie per il messaggio. Come saprai, Ehrman è uno studioso notevole che però rappresenta una posizione estrema tra gli studiosi neotestamentari. Di studi su questa lettera ce ne sono invece moltissimi e dobbiamo cercare di renderne conto in modo equilibrato. Solo per limitarmi a quanto citi, la visione di Ehrman sulle scuole filosofiche antiche è - appunto - la sua opinione: MacDonald (che ho citato in nota), Gerd Theissen (Il Nuovo Testamento, 2003) e tanti altri studiosi non la pensano così. Anche il fatto che gli scrivani non abbiano avuto un ruolo nelle differenze di stile è solo una opinione, per quanto rispettabile, di Ehrman: altri studiosi ritengono invece che abbiano avuto un ruolo rilevante. Di falso, poi, nel caso di "Colossesi" non si può parlare, anche perché la lettera non è "di Paolo", bensì esplicitamente "di Paolo e Timoteo". Infine, ricordiamoci che stiamo comunque discutendo solo di teorie, perché ovviamente ciascuno di noi (Paolo compreso) può e spesso deve, in circostanze diverse, usare stili e concetti diversi. --F.giusto (msg) 23:26, 28 gen 2013 (CET)
- Ciao, grazie per la tua risposta,
- due osservazioni:
- c'è generale consenso nel considerare l'Iliade (così come l'Odissea) opera di autori diversi dal celebre e sfuggente Omero: non per questo sono considerati dei falsi;
- non abbiamo nessuna prova contro la "paolonità" di questa lettera: la presenza di uno stile diverso dal consueto e di alcuni concetti nuovi ha semplicemente aperto un dibattito tra gli studiosi su questa possibilità. E il dibattito, oggi, è lontano dal raggiungere una conclusione.
- Venendo al tuo messaggio, riguardo a MacDonald e Theissen tieni conto che volutamente non ho citato studiosi "speculari" di Ehrman (cioé estremi, ma dal lato opposto) bensì studiosi su posizioni piuttosto vicine alle sue: soprattutto Theissen, che considera la lettera non-paolina, però 1) evita di parlare di falsi, e 2) ragiona - correttamente, ma dovrebbe essere ovvio - in termini di probabilità. Non sta a noi poi prendere il posto degli studiosi: dobbiamo invece solo rappresentare lo stato dell'arte della conoscenza su un determinato argomento.
- Riguardo al ruolo degli scrivani, cfr, Romano Penna, Prefazione a Le lettere di Paolo, EDB, 2009, per il quale una delle modalità di scrittura di Paolo prevedeva che lui si limitasse al pensiero, mentre la redazione effettiva veniva curata da uno scrivano (peraltro, ricordiamoci che è Paolo stesso, nelle sue lettere, a dichiarare di far uso di scrivani e di considerarsi poco pratico nella scrittura). In generale, a considerare rilevante il ruolo degli scrivani troviamo tantissimi studiosi.
- Venendo alla conclusione, il finale della lettera "Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo" (il saluto, quindi, non il resto), mi pare renda chiaro che la redazione del testo è stata curata dal suo allievo Timoteo, non a caso esplicitamente associato al testo in apertura della lettera.
- --F.giusto (msg) 16:40, 29 gen 2013 (CET)
- Ciao, grazie ancora per la risposta,
- l'Iliade era un esempio per invitare a maggior cautela sulle implicazioni delle attribuzioni. Per Colossesi la soluzione è semplice: il testo è stato probabilmente redatto da Timoteo, come è dichiarato nella lettera stessa. Non occorre cercare soluzioni diverse. Del resto, tieni conto che, tra gli studiosi, pure chi considera alcuni scritti non-paolini attribuisce di solito la paternità ai collaboratori dell'apostolo (cfr. Piero Stefani, "La Bibbia", Il Mulino, 2004).
- Tre mie postille:
- Paolo era in carcere: ma davvero sarebbe immaginabile che il testo sarebbe stato dettato a Timoteo dentro a una cella? In cella avranno potuto dialogare durante una visita, elaborandone i concetti: la lettera ha una sua cifra stilistica, contiene un inno, e Timoteo per conto suo avrà impiegato anche giorni a comporla (non sarebbero bastate poche ore per quel testo, men che meno pochi minuti).
- Se l'allievo Timoteo fosse stato solo un mero scrivano sotto dettatura, che bisogno c'era di associarlo nell'incipit come autore della lettera?
- Riflessione di oggi, senza bisogno di guardare al passato: le dichiarazioni, così come diverse interviste, che troviamo sui giornali molto spesso non sono scritte da chi le pronuncia, ma dai rispettivi collaboratori. E non si tratta per nulla di falsi: l'uomo di spettacolo, il politico o chi altro indica i concetti e cura la revisione/approvazione finale. Non occorre mica andare indietro di 2000 anni... :-) Senza contare che Paolo aveva difficoltà (parole sue, ma ce ne accorgiamo anche noi) con la scrittura.
- --F.giusto (msg) 10:08, 31 gen 2013 (CET)