Bisognerebbe verificare la correttezza della citazione finale. Non ho trovato riscontro da nessuna parte, nei pur numerosi interventi di Shlomo Venezia reperibili su web. Qualche idea? Derfel74 (scrivimi!) 16:07, 8 feb 2007 (CET)
Il testo citato appare, anche se leggermente diverso, proprio nella testimonianza di Shlomo Venezia che citate nella pagina alle note. L’incontro fu organizzato dal centro culturale di cui ero responsabile e l’ho ascoltato con le mie orecchie e ne posso garantire la trascrizione. Ho trasferito il link al nuovo sito al quale collaboro, perché, avendo lasciato il sito precedente al nuovo parroco, non posso più garantire che continui ad essere attivo in futuro. Il nuovo link – il testo è identico – è http://www.gliscritti.it/approf/shoa/shlomo/shlomo.htm (cambia solo “santamelania” con “gliscritti” )
Queste le parole esatte dell’intervento di Shlomo Venezia:
Altre volte mi hanno chiesto, per esempio, se qualcuno sia mai rimasto vivo nella camera a gas. Era difficilissimo, eppure una volta è rimasta una persona viva. Era un bambino di circa due mesi. All'improvviso, dopo che hanno aperto la porta e messo in funzione i ventilatori per togliere l'odore tremendo del gas e di tutte quelle persone - perché quella morte era molto sofferta - uno di quelli che estraeva i cadaveri ha detto: “Ho sentito un rumore”. Normalmente quando uno muore, dopo un po' finché non si assesta, il corpo ha dentro dell'aria e fa qualche rumore. Abbiamo detto: “Questo poverino, in mezzo a tutti questi morti, comincia a perdere il lume della ragione”. Dopo una decina di minuti ha sentito di nuovo. Abbiamo detto: “Tutti fermi, non vi muovete”, ma non abbiamo sentito niente e abbiamo continuato a lavorare. Quando ha sentito di nuovo, ho detto: “Possibile che senta solo lui? Allora fermiamoci un po' di più e vediamo cosa succede”. Infatti, abbiamo sentito quasi tutti un vagito da lontano. Allora uno di noi sale sui corpi per arrivare laddove veniva il rumore e si ferma dove si sente più forte. Va vicino e, insomma, là c'era la mamma che stava allattando questo bambino. La mamma era morta e il bambino era attaccato al seno della mamma. Finché riusciva a succhiare stava tranquillo. Quando non è arrivato più niente si è messo a piangere - si sa che i bambini piangono quando hanno fame. Il bambino era quindi vivo e noi l'abbiamo preso e portato fuori, ma ormai era condannato. C'era l'SS tutto contento: “Portatelo, portatelo”. Come un cacciatore, era contento di poter prendere il suo fucile ad aria compressa, uno sparo alla bocca e il bambino ha fatto la fine della mamma. Questo è successo una volta in quella camera a gas. Ci sono tanti racconti, ma io non racconto mai cose che hanno visto gli altri e non io.
Gliscritti
- Fatto Ho inserito il nuovo estratto all'interno della voce, ringraziando GliScritti per l'aiuto! :-) Derfel74 (scrivimi!) 12:05, 2 apr 2007 (CEST)
Recensione critica segnalata in bibliografia
[modifica wikitesto]Vorrei far notare che la recensione critica segnalata nella sezione Bibliografia nel sito: civiumlibertas.blogspot.com è volta a smantellare punto per punto l'intera opera di memoria di Venezia, nonchè la credibilità, e si inserisce all'interno di un blog apertamente revisionista. Per fare un esempio, cito da quello stesso indirizzo ( civiumlibertas.blogspot.com/2007/11/slomo-in-grande-emozione-con-veltroni-e.html#rsuno ): "Non ho motivo di dubitare che Shlomo Venezia sia stato nel lager di Auschwitz, se è lui stesso a dirlo. Che Auschwitz sia esistito in quanto campo di prigionia e di concentramento nessuno lo nega e qualcuno deve pur esserci stato. Ma il punto non è questo. Quando si afferma che in Auschwitz vi sia stato “sterminio” in senso tecnico-giuridico mediante camere a gas, dovrebbe essere lecito chiederne documentazione inconfutabile del fatto. Altro è dire che Auschwitz non fosse un luogo di villeggiatura, altro è dire che fosse un “campo di sterminio”. Lo stesso Venezia parla della sua presenza in Auschwitz in quanto “forza lavoro”. Se gli uomini racchiusi nei lager dovevano costituire una riserva di lavoro schiavistico da usare a fini bellici, la cosa riveste una suo certamente deprecabile significato. Se invece si intende che gli uomini ivi racchiusi erano semplicemente destinati alla morte, ad essere uccisi, sorgono interrogativi inquietanti. Non si giustifica in nessun modo che venga proibita la ricerca o le opinioni di quanti ritengono di voler e poter criticare le versioni ufficiali. Shlomo Venezia ha prodotto in collaborazione con “tecnici” un libro che avrebbe dovuto dire la parola fine ad ogni duscussione e mettere per sempre a tacere i cosiddetti “negazionisti”, orribile parola con la quale si intende diffamare, denigrare, consegnare al boia persone che non hanno altra colpa che quella di non credere, per esempio, ad uno Shlomo Venezia."
Mi sembra un'indicazione bibliografica per lo meno paradossale. --151.51.7.44 (msg) 23:23, 21 gen 2009 (CET)
Sono qua e vi osservo, avvertito dal mio contatore ogni volta che qualcuno si avvicina alla mia pagina. Sono un poco stufo di vedermi continuamente tirare nella fossa dei “negazionisti” o dei “revisionisti”, per poi passare ai moderni e democratici campi di sterminio. In quanto non storico ma filosofo del diritto la mia posizione è del tutto lineare: la libertà di opinione, di pensiero, di ricerca è la libertà fondamentale. Il merito della questione, siano o non siano mai esistite le camere a gas, è per me del tutto secondaria. Il fatto che si mandino in galera delle persone per un mero reato di opinione è per me una barbarie che supera la stessa esistenza delle camere gas, vere o false che siano. Quanto al Tizio di nome Venezia, che mi sono precipitato a veder pronunciare dalla sua propria bocca le verità definitive sulla questione, mi è parso decisamente non credibile, non attendibile. Almeno per quanto mi riguarda e sempre che non sia costretto a “credere” per costrizione. Firmato: Antonio Caracciolo, di cui si è parlato in sua assenza.— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 93.45.93.177 (discussioni · contributi) 30 apr 2009 (CEST).
ho incontrato piu volte shlomo e non si tratta di un bambino ritrovato vivo nella camera a gas ma una bambina.....arrivederci da the voice— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Iocanto (discussioni · contributi) 22 ott 2009 (CEST).
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leggo che Shlomo Venezia era l'unico deportato italiano sopravissuto ad aver svolto il compito in un Sonderkommando, a me risulta che anche Bruno Fabretti di Nimis (UD), tuttora in vita, deportato nei lager di Dachau, Bunchenwald e Neuengamme, abbia svolto tale tremendo compito.