Il 12 luglio 2013, alle Nazioni Unite, Malala Yousafzai, adolescente pakistana già celebre per il blog nel quale documentava le violenze dei talebani pakistani contrari ai diritti delle donne e il diritto all'istruzione per le bambine, prese la parola per lanciare un appello per l'istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo. In seguito, ha scritto anche l'autobiografia Io sono Malala, pubblicato in Italia l'8 ottobre 2013 da Garzanti.
Presupposti
[modifica | modifica wikitesto]Malala Yousafzai, è nata il 12 luglio 1997 a Mingora, nel Pakistan settentrionale, figlia dell'insegnante e attivista Ziauddin e di Toor Pekai. Già all'età di 13 anni è diventata celebre per il blog, da lei scritto per la BBC, nel quale documentava le violenze dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e il diritto all'istruzione per le bambine.[1][2] Nel 2001 è stata candidata all'International Children's Peace Prize.[3]
Il 9 ottobre 2012, insieme alle sue compagne di scuola Zolanda e Ambrin è gravemente ferita alla testa da alcuni talebani armati saliti a bordo dello scuolabus con cui lei tornava a casa.[4] Ricoverata nell'ospedale militare di Peshawar, sopravvive all'attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Il portavoce dei talebani rivendicò la responsabilità dell'attentato, sostenendo che la ragazza «è il simbolo degli infedeli e dell'oscenità»; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza è stata in seguito trasferita al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham che si era offerto di curarla.[5]
Nove mesi dopo, 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, Yousafzai prende la parola indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lancia un appello per l'istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.[6]
Contenuti
[modifica | modifica wikitesto]Dopo aver ringraziato per la solidarietà ricevuta da tutto il mondo, Malala Yousafzai cita in particolare il personale sanitario che, con il suo intervento, le ha consentito di sopravvivere. Prosegue poi esprimendo il suo appoggio alle iniziative delle Nazioni Unite per proteggere il diritto delle donne e dei bambini all’istruzione.
«Sono qui per dare tutto il mio appoggio al segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon nella sua Iniziativa Globale "Prima l'istruzione" e al lavoro dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per l'Educazione Globale Gordon Brown. Li ringrazio per la leadership che continuano a esercitare. Essi continuano a stimolare tutti noi all'azione. Cari fratelli e sorelle, ricordiamo una cosa: il Malala Day non è il mio giorno. Oggi è il giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza che hanno alzato la voce per i loro diritti.
Ci sono centinaia di attivisti per i diritti umani e operatori sociali che non solo parlano per i loro diritti, ma che lottano per raggiungere un obiettivo di pace, educazione e uguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e milioni sono state ferite. Io sono solo una di loro.»
Malala ricorda poi l'attentato da lei subito affermando di non volere vendetta, poiché aderisce ai principi della non violenza appresa da quelli che considera i più grandi predicatori e profeti della storia (Maometto, Gesù, Buddha, Gandhi, Martin Luther King e Madre Teresa di Calcutta).
«Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all'istruzione per tutti i bambini. Voglio un'istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammad Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti.»
L’oratrice, considerando che "La penna è più potente della spada" esprime poi un'aperta denuncia contro talebani ed altri fondamentalisti islamici, ritenendoli sfruttatori dell'islamismo, una religione di pace, per i loro fini di potere. Per tale motivo negano l'istruzione a donne e bambini.
«Quando eravamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo capito l'importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio "La penna è più potente della spada" dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell'educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo che uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell'uguaglianza che porteremo nella nostra società. ... Loro pensano che Dio sia un piccolo esseruccio conservatore che punterebbe la pistola alla testa delle persone solo per il fatto che vanno a scuola. Questi terroristi sfruttano il nome dell'islam per i propri interessi. Il Pakistan è un Paese democratico, amante della pace. I Pashtun vogliono educazione per i loro figli e figlie. L'Islam è una religione di pace, umanità e fratellanza, che dice: è un preciso dovere quello di dare un'educazione a ogni bambino. La pace è necessaria per l'istruzione. In molte parti del mondo, in particolare il Pakistan e l'Afghanistan, il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Siamo veramente stanchi di queste guerre. Donne e bambini soffrono in molti modi in molte parti del mondo. In India, bambini innocenti e poveri sono vittime del lavoro minorile. Molte scuole sono state distrutte in Nigeria. La gente in Afghanistan è colpita dall'estremismo. Le ragazze devono lavorare in casa e sono costrette a sposarsi in età precoce. La povertà, l'ignoranza, l'ingiustizia, il razzismo e la privazione dei diritti fondamentali sono i principali problemi che uomini e donne devono affrontare»
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Yousafzai termina poi con un appello alle donne che combattano per se stesse, ma anche ai leader e ai governi del mondo affinché garantiscano un'istruzione gratuita ed obbligatoria per ogni bambino.
«Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull'istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. C'è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli uomini di difendere i loro diritti. Ma questa volta lo faremo da sole. Non sto dicendo che gli uomini devono smetterla di parlare dei diritti delle donne, ma il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere per sé stesse. Quindi, cari fratelli e sorelle, ora è il momento di alzare la voce. Oggi invitiamo i leader mondiali a cambiare le loro politiche a favore della pace e della prosperità. Chiediamo ai leader mondiali che i loro accordi servano a proteggere i diritti delle donne e dei bambini. Accordi che vadano contro i diritti delle donne sono inaccettabili. Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un'istruzione gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino. Facciamo appello a tutti i governi affinché combattano il terrorismo e la violenza. Affinché proteggano i bambini dalla brutalità e dal dolore. Invitiamo le nazioni sviluppate a favorire l'espansione delle opportunità di istruzione per le ragazze nel mondo in via di sviluppo. Facciamo appello a tutte le comunità affinché siano tolleranti, affinché rifiutino i pregiudizi basati sulla casta, la fede, la setta, il colore, e garantiscano invece libertà e uguaglianza per le donne in modo che esse possano fiorire. Noi non possiamo avere successo se la metà del genere umano è tenuta indietro. Esortiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza che hanno dentro e a esprimere il loro pieno potenziale. Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino. Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell'istruzione. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l'arma della conoscenza e di farci scudo con l'unità e la solidarietà. Cari fratelli e sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono la povertà, l'ingiustizia e l'ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini sono fuori dalle loro scuole. Non dobbiamo dimenticare che i nostri fratelli e sorelle sono in attesa di un luminoso futuro di pace. Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l'analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, perché sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L'istruzione è l'unica soluzione. L'istruzione è la prima cosa. Grazie"..»
Reazioni e conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Dal 2013 l'ONU ha dichiarato il 12 luglio Malala Day.[7]
Il 10 ottobre 2013 Malala Yousafzai è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero;[8] l'annuncio è stato dato dall'allora presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, con la motivazione che «è una ragazza eroica e ricca di spirito».[9] Il premio le è stato consegnato in occasione della sessione plenaria del Parlamento, a Strasburgo, il 20 novembre 2013.
Il 10 ottobre 2014 è stata insignita del premio Nobel per la pace assieme all'attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è stata: «per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione».[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Diary of a Pakistani schoolgirl, in BBC News, 19 gennaio 2009. URL consultato il 12 novembre 2012.
- ^ (EN) Pakistani girl, 13, praised for blog under Taliban, in BBC News, 24 novembre 2011. URL consultato il 12 novembre 2012.
- ^ (EN) Desmond Tutu announces nominees Children's Peace Prize 2011, su The International Children's Peace Prize, 25 ottobre 2011. URL consultato il 15 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2012).
- ^ Pakistan, spari contro bimba-attivista ferita alla testa mentre esce da scuola, in la Repubblica, 9 ottobre 2012. URL consultato il 12 novembre 2012.
- ^ (EN) Taliban says it shot 'infidel' Pakistani teen for advocating girls' rights, in The Washington Post, 9 ottobre 2012. URL consultato il 12 novembre 2012.
- ^ Malala all'Onu: Parlo per chi non ha voce, i talebani non mi ridurranno al silenzio, in la Repubblica, 12 luglio 2013.
- ^ (EN) UN Envoy on Youth Addresses Malala Day Youth Assembly, su un.org.
- ^ Malala Yousafzai wins EU's Sakharov human rights prize, su bbc.co.uk, BBC News, 10 ottobre 2013.
- ^ All'attivista pakistana Malala Yousafzai il premio Sakharov, in il Giornale, 10 ottobre 2013.
- ^ The Nobel Peace Prize for 2014, 10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]- Malala (He Named Me Malala), regia di Davis Guggenheim (2015)
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Diritti umani
- Diritti delle donne
- Dichiarazione universale dei diritti umani
- Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia
- Iqbal Masih