Il termine matrilinearità indica, in antropologia sociale, un sistema di discendenza per linea materna, nel quale cioè i figli ereditano la posizione sociale e il possesso dei beni dalla madre anziché dal padre.[1]
La matrilinearità non va confusa con il matriarcato, che si riferisce alla gestione del potere quotidiano.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'antropologo scozzese John Fergusson McLennan (Primitive marriage, 1865) ipotizzava l'esistenza di società antiche poliandriche. L'impossibilità di determinare il padre del bambino portò al calcolo delle generazioni con una discendenza matrilineare[1].
Una linea materna è una linea di discendenza da una donna a un soggetto (di entrambi i sessi) nel quale gli individui delle generazioni intermedie sono tutti femminili. In un sistema di discendenza matrilineare (= discendenza uterina), una persona è considerata appartenere allo stesso gruppo di progenie della propria madre. Questo in contrasto con il percorso più comune della discendenza patrilineare.[2]
Gli antenati uterini di un singolo sono gli avi di sesso femminile di quella persona, ovvero una matrilinea che va dall'antenato femmina fino all'individuo.
Sull'eredità per relazione di parentela matrilineare (= parentela uterina), si applica la successione matrilineare.[3]
In alcune culture, l'appartenenza a un gruppo viene trasmessa matrilinearmente. Ad esempio, la legge ebraica sostiene che un singolo sia ebreo se la propria madre (e non il padre) è giudea.
Avunculato
[modifica | modifica wikitesto]L'istituto dell'avunculato è unanimemente considerato un'espressione di successione matrilineare[4].
Si parla di società avunculata quando lo zio materno, cioè il fratello della madre, assume particolari diritti e doveri nei confronti dei suoi nipoti.
Gli esempi di società avunculate sono numerosi, come i Trobriandesi[4] e i Naxi in Cina.
La cosa era probabilmente vera anche nella società araba islamica premoderna e ciò sarebbe attestato dalla tutela del bimbo orfano assunta dallo zio materno ( khāl ) e non già da quello paterno ( ʿamm ).[3]
Altri esempi di cultura matrilineare sono: le mitologiche Amazzoni, i Minangkabau di Sumatra Occidentale, i Nair del Kerala (India), i Balobedu (Sudafrica) con le regine della pioggia, le kandake (Candace) in Nubia e nell'antica Etiopia, l'etnia Mosuo in Cina, gli Ashanti in Ghana[5]. Dieci sovrane si avvicendarono sul trono dell'antico regno del Matamba (Angola) dal XV secolo al 1771, tra cui la regina Nzinga (1631-1663) che regnò anche in Ndongo.[6]
Il fatto che il DNA mitocondriale venga ereditato per via materna, infine, permette di individuare le linee matrilineari degli individui attraverso l'analisi genetica.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Barnard, Alan., Storia del pensiero antropologico, Il Mulino, 2001, p. 49, ISBN 9788815086679, OCLC 849119876.
- ^ Bachofen
- ^ a b Goettner-Abendroth
- ^ a b matriarcato, Enciclopedia Treccani delle scienze sociali, 1996
- ^ (EN) Peter Herndon, Narrative, in Family Life Among the Ashanti of West Africa, The Family in Art and Material Culture, vol. 2, Yale-New Haven Teachers Institute, 1991. URL consultato il 3 febbraio 2022.
- ^ a b Reed
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Heide Goettner-Abendroth, Società di pace: Matriarcati del passato, presente e futuro, Castelvecchi, Roma, 2018
- Johann G. Bachophen, Il matriarcato. Storia e mito tra Oriente e Occidente, Marinotti, Milano, 2003
- Evelyn Reed, Evoluzione della donna. Origine, sviluppo e caduta del matriarcato, Pgreco, Roma, 2018
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Amazzoni
- Discendenza patrilineare
- Il matriarcato
- Kandake
- Makobo Modjadji VI
- Matriarcato
- Nzinga di Ndongo e Matamba
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Anjana Narayan, matrilineal society, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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