Disastro del Gleno disastro ambientale | |
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I resti della diga del Gleno | |
Tipo | Disastro industriale, inondazione |
Data | 1º dicembre 1923 7:15 |
Luogo | Valle di Scalve e Val Camonica |
Stato | Italia |
Coordinate | 46°00′59.87″N 10°04′31.98″E |
Causa | cedimento strutturale |
Conseguenze | |
Morti | 356 |
Il disastro del Gleno del 1º dicembre 1923 fu un evento catastrofico provocato dal cedimento strutturale dell'appena ultimata diga del Gleno, in val di Scalve, nelle Alpi Orobie.
La tragedia
[modifica | modifica wikitesto]Il 22 ottobre 1923, a causa di forti piogge, il bacino si riempì per la prima volta. Tra ottobre e novembre si verificarono numerose perdite d'acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, che non appoggiavano sulla roccia. Infine, il 1º dicembre 1923 alle ore 7:15 la diga crollò. Sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d'Iseo.
Il primo borgo a essere colpito fu Bueggio. L'enorme massa d'acqua, preceduta da un terrificante spostamento d'aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il ponte Formello e il Santuario della Madonnina di Colere. Raggiunse in seguito l'abitato di Dezzo, composto dagli agglomerati posti in territorio di Azzone e in territorio di Colere, che fu praticamente distrutto. Prima di raggiungere l'abitato di Angolo, l'enorme massa d'acqua formò una sorta di lago - tutt'oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell'acqua nella gola della via Mala - che preservò l'abitato di Angolo, che rimase praticamente intatto, mentre a Mazzunno vennero spazzati via la centrale elettrica e il cimitero.
La fiumana discese quindi velocemente verso l'abitato di Gorzone e proseguì verso Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d'acqua raggiunse il lago d'Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti[1].
Le responsabilità
[modifica | modifica wikitesto]Il 3 dicembre 1923 giunsero a Darfo a commemorare le vittime il re Vittorio Emanuele III e Gabriele D'Annunzio[2]. A causa dell'impraticabilità delle strade, nessuna autorità poté visitare Angolo Terme e Mazzunno. Il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta Viganò e il progettista ingegner Santangelo per l'omicidio colposo di circa 500 persone.
Dal processo, che ebbe luogo tra il gennaio 1924 e il luglio 1927, emerse che i lavori furono eseguiti in modo inadeguato (il titolare della diga era stato il vero direttore dei lavori, nonostante non ne avesse le capacità) e in economia, che il progetto era stato cambiato più volte in corso d'opera senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale[1].
Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannò Virgilio Viganò e l'ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi di reclusione più 7 500 lire di multa. Verrà poi scontata la pena a due anni di reclusione e revocata la multa.[3] Secondo alcuni abitanti del luogo, il disastro era prevedibile: chi aveva lavorato nel cantiere della diga diffondeva la voce che il materiale usato non era buono e raccontava dell'imperizia dei lavori; chi poteva, a Dezzo, dormiva altrove[4].
Commemorazioni
[modifica | modifica wikitesto]Già per l'ottantesimo anniversario del disastro, l'Associazione Radioamatori Italiani della sezione di Bergamo organizza ogni dieci anni una salita presso i ruderi della diga installando più di una stazione radio in banda HF, VHF e UHF. Questa attività si inserisce nel contesto delle celebrazioni che vengono fatte in tutta la Val di Scalve a ricordo di quanto accaduto.
L'ARI bergamasca, in collaborazione con ARI Valle Camonica e Protezione Civile Città di Clusone, in occasione del 90º anniversario, installò diverse postazioni radio sia presso i monumentali resti della diga sia su diverse località sede di manifestazioni e commemorazioni.
Il 1º dicembre 2013 vi fu un singolare collegamento radio in banda HF tra la diga del Vajont, quella del Gleno e la postazione di Dezzo di Scalve, sede della principale commemorazione religiosa. L'evento venne pianificato al fine di avvicinare due comunità che, a distanza di ben 40 anni, vissero la medesima tragedia. A questo evento partecipò anche una postazione attivata presso la sala radio della Prefettura di Bergamo, dove il Prefetto in carica trasmise il suo messaggio di cordoglio e vicinanza alla comunità scalvina.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Pedersoli.
- ^ I tragici particolari dell'immane disastro di Valle Scalve, in Secolo XIX, n. 288, Genova, martedì 4 dicembre 1923.
- ^ Un secolo fa nel disastro del Gleno morirono 359 persone, su Il Post, 1º dicembre 2023. URL consultato il 2 dicembre 2023.
- ^ Crolla la diga, vidi la Presolana in fiamme, su bergamoeconomia.it, Bergamo Economia, Dicembre 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Umberto Barbisan, Il crollo della diga di Pian del Gleno: errore tecnico? (PDF), Tecnologos Editore, 2007.
- (EN) Fabio Luino, Dam Failures in the 20th Century Nearly 1,000 Avoidable Victims in Italy Alone, 2014.
- Giacomo Sebastiano Pedersoli, Il disastro del Gleno, Bergamo, Grafica Gutenberg, 1973.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Bacino di Rutte
- Disastro del Frejus
- Disastro di Molare
- Disastro del Vajont
- Disastro della Val di Stava
- Diga del Gleno
- Darfo Boario Terme
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Disastro del Gleno
- Wikinotizie contiene l'articolo 85° anniversario del disastro del Gleno, 1º dicembre 2008