La diocesi di Susterin è un'antica sede della Chiesa d'Oriente, suffraganea dell'arcidiocesi di Beth Lapat, attestata dal V al IX secolo.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Susterin, corrispondente all'odierna città iraniana di Shushtar, era una città della provincia persiana del Khūzestān (o Huzistan), nota in siriaco come Beth Huzaye e corrispondente all'incirca alla moderna regione di Ilam (o Elam).
Poco si conosce dell'origine del cristianesimo a Shushtar e ignoto è il periodo di fondazione della diocesi. Di certo, all'epoca delle persecuzioni contro i cristiani ordinate dal re persiano Sapore II, tra i compagni di martirio di Mar Simone bar Sabbae, catholicos della Chiesa d'Oriente (341), ci fu anche Hormizd, prete di Shushtar.[1]
Nel concilio convocato dal patriarca Mar Isacco nel 410, la diocesi di Shushtar fu assegnata alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Beth Lapat.[2] In questa occasione è noto il nome del primo vescovo della città, ʿAbdishoʿ, menzionato nel canone XXI degli atti conciliari, mentre gli stessi furono firmati dal vescovo Simone Barduq; secondo Fiey, non è raro in questo periodo della storia dei cristiani di Persia, la presenza di più vescovi contemporaneamente nella stessa sede episcopale. La stessa cosa si nota nel concilio del 424, con i vescovi Miles e ʿAbdishoʿ.[3]
Durante la crisi che colpì la Chiesa d'Oriente nella prima metà del VI secolo per la presenza di due patriarchi rivali, Mar Elisha e Mar Narsai, anche in Shushtar si formò uno scisma, per la presenza del legittimo vescovo Eliseo, cui si contrappose l'illegittimo Simone di Nisibi, che in seguito venne destituito e ridotto a semplice prete.[4]
L'ultimo vescovo conosciuto di Shushtar è Salomone, menzionato nel 900 in un manoscritto della Biblioteca nazionale di Francia.[5] Ignota è la sorte della diocesi, di cui non si conosce più nulla dopo il IX secolo. Al tempo di Mubāriz al-Dīn Muḥammad ibn al-Muẓaffar (1314-1358), Shushtar divenne la città più importante del Khūzestān, ma non ci sono testimonianze che i cristiani, che ancora dovevano vivere in città, avessero un loro vescovo.[6]
Cronotassi dei vescovi
[modifica | modifica wikitesto]- ʿAbdishoʿ † (menzionato nel 410)
- Simone Barduq † (menzionato nel 410)
- Gura † (menzionato nel 420)
- Miles † (menzionato nel 424)
- ʿAbdishoʿ † (menzionato nel 424)
- Pusai † (menzionato nel 486)
- Yazdegerd † (menzionato nel 497)
- Eliseo † (prima del 544 - dopo il 554)
- Simone di Nisibi † (circa 544) (vescovo illegittimo)
- Daniele † (menzionato nel 576)
- Stefano † (menzionato nel 585)
- Ahishma † (menzionato nel 605)
- Giorgio † (menzionato tra il 650 e il 659)[7]
- Emmanuele † (menzionato tra il 795 e l'804)
- Abramo † (? - 853 nominato patriarca della Chiesa d'Oriente)
- Salomone † (menzionato nel 900)[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Fiey, op. cit., p. 135.
- ^ Synodicon orientale, Canone XXI, pp. 271-273.
- ^ Fiey, op. cit., pp. 135-136.
- ^ Fiey, op. cit., p. 136.
- ^ MS Paris BN Syr 354, folio 147.
- ^ Fiey, op. cit., p. 140.
- ^ Dopo Giorgio, Le Quien, riprendendo Assemani, inserisce due vescovi Abramo e Gregorio, che secondo Fiey (op. cit., pp. 137-139) non furono vescovi, ma autori di testi cristiani, originari di Shushtar.
- ^ Assemani e Le Quien menzionano nel 1111 un vescovo di nome Hnaniso, che in realtà, secondo Fiey (op. cit., pp. 139-140) era vescovo di un'altra sede episcopale.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Jean-Maurice Fiey, L'Elam, la première des métropoles ecclésiastiques syriennes orientales Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive., in Parole de l'Orient 1 (1970), pp. 134–140
- (LA) Michel Le Quien, Oriens christianus in quatuor Patriarchatus digestus, Parigi, 1740, Tomo II, coll. 1193-1194
- (FR) Jean-Baptiste Chabot, Synodicon orientale ou Recueil de synodes nestoriens, Paris, 1902
- (FR) J. Labourt, Le christianisme dans l'empire perse sous la dynastie Sassanide (224-632), Paris, 1904