Chiesa di San Bartolomeo | |
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L'ingresso su Salizada Pio X e il campanile | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Località | Venezia |
Coordinate | 45°26′15.11″N 12°20′11.29″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Bartolomeo apostolo |
Patriarcato | Venezia |
Consacrazione | 840 (data tradizionale) |
La chiesa di San Bartolomeo o Chiesa di San Bortolomio è un edificio sacro di Venezia, ubicato nel sestiere di San Marco, presso il campo omonimo, tra il ponte di Rialto e San Salvador.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo la tradizione la chiesa, inizialmente dedicata a san Demetrio di Tessalonica, sarebbe stata fondata nell'840 e sin dall'inizio avrebbe avuto le prerogative di parrocchiale. Avrebbe cambiato intitolazione nel 1170.
Dai documenti, invece, emerge che la parrocchialità fu acquisita gradualmente, potendo dirsi pienamente acquisita verso la metà Duecento. Nello stesso periodo incorse in una lunga disputa giurisdizionale con la vicina San Salvador che, in quanto canonica riformata, era sottratta all'autorità del vescovo di Castello. La vertenza venne momentaneamente risolta da papa Lucio III che concesse San Bartolomeo agli stessi canonici di San Salvador, ma appena qualche anno dopo papa Innocenzo III la restituiva al clero secolare. Una pacificazione definitiva si ebbe solo nel 1299, quando le due parti si accordarono sui confini e sull'assegnazione delle decime (le quali dovevano essere raccolte dai Procuratori di San Marco che poi avrebbero provveduto alla loro divisione).
Nel 1342 papa Giovanni XXII assegnò San Bartolomeo al patriarcato di Grado, affiliandola alla chiesa di San Silvestro. Nel 1451 il patriarcato di Grado venne soppresso e la sua giurisdizione confluì nel nuovo patriarcato di Venezia; il patriarca di Venezia ereditò anche il potere di nominare il pievano. Rimase l'affiliazione a San Silvestro, a cui il parroco doveva vari obblighi e tributi.
Nel 1810, dopo la caduta della Repubblica di Venezia e l'arrivo di Napoleone, la parrocchia di San Bartolomeo fu soppressa e il suo territorio venne assorbito da San Salvador, mentre la chiesa venne retrocessa a vicariale quale è tuttora[1].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Malgrado la sua mole non sia trascurabile, San Bartolomeo risulta impercettibile, se non se ne nota il campanile o l'ingresso laterale scendendo dal ponte di Rialto: infatti è incastonata tra i palazzi che la circondano su tutti i quattro lati. Per quanto riguarda l'edificio, si tratta di una chiesa a una navata, con cupola all'incrocio di questa col transetto. Si trovano inoltre all'interno della chiesa due sculture di Enrico Merengo.
All'interno si ricordano i dipinti di Sante Peranda (Caduta della manna) Palma il Giovane (Castigo dei serpenti) e l'altar maggiore settecentesco di Bernardino Maccaruzzi. Nel presbiterio e nella cappella a destra si trovano affreschi di Michelangelo Morlaiter. Le ante dell'organo, oggi conservate alle Gallerie dell'Accademia, sono un capolavoro giovanile di Sebastiano del Piombo.
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Porte aperte.
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Porte chiuse.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Parrocchia di San Bartolomeo, Venezia, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 16 luglio 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Aa. Vv., La chiesa di San Bartolomeo e la comunità tedesca a Venezia, Marcianum Press, Venezia, 2013
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Bartolomeo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa di San Bartolomeo Apostolo vulgo San Bortolomio, su conoscerevenezia.it. URL consultato il 17 gennaio 2022.
- LA SACRESTIA DELLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO DI RIALTO (PDF), su edizionicafoscari.unive.it. URL consultato il 17 gennaio 2022.
- (EN) San Bartolomeo, su churchesofvenice.com. URL consultato il 17 gennaio 2022.
- (EN) Church of Saint Bartholomew, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Chiesa di San Bartolomeo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 137079637 · LCCN (EN) n88299604 · GND (DE) 6076166-0 |
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