Cesare Fantacchiotti (Firenze, 14 dicembre 1844 – Firenze, 6 giugno 1922) è stato uno scultore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Formazione
[modifica | modifica wikitesto]Figlio del rinomato scultore Odoardo Fantacchiotti e di Paolina Galli, si formò alla bottega del padre, senza frequentare l'Accademia di Belle Arti. Le sue prime opere sono improntate al gusto purista e classicista del padre e contano, oltre ad alcune prove perdute ma ricordate in fonti e cataloghi, un'Orfanella per un brefotrofio di Cincinnati, acquistata da un vescovo protestante statunitense in visita a Firenze assieme a due Angeli del padre, e i busti del padre (scomparso nel 1877) e della madre, destinati alla tomba di famiglia alle Porte Sante, ma poi rimossi[1].
Maturità
[modifica | modifica wikitesto]Ereditò dunque l'avviato atelier paterno in via Panicale[2] a Firenze avviandosi, nel corso di quel decennio, a uno stile più verista, incoraggiato anche dalle frequentazioni con il gruppo dei Macchiaioli, in particolare Telemaco Signorini, Adriano Cecioni e Diego Martelli. Numerose opere di quel periodo sono in collezioni private o, nelle versioni preparatorie in gesso, presso gli eredi. Una prima opera pubblica fu il Monumento a Giuseppe Giusti per la città natale del poeta, Monsummano Terme, avviato nel 1875, inaugurato il 20 luglio 1879 e ancora in situ[1].
Negli anni successivi lavorò con successo per una ricca committenza pubblica e privata, anche straniera, grazie alla sua conoscenza della lingua inglese a grazie alla frequentazione di rinomati salotti fiorentini, come quello di Marcellin Desboutin alla villa dell'Ombrellino a Bellosguardo. Gli venivano sovente richiesti busti ritratto, come quelli di Carlo Fenzi (per la direzione delle Ferrovie a Roma, 1881-82), di Antonio Civelli (per lo stabilimento tipografico di cui era proprietario a Milano, 1881-82), di Giuseppe Mantellini (Firenze, cimitero delle Porte Sante), di Silvestro Lega (cimitero di Modigliana, 1895), di Diego Martelli (Firenze, Galleria d'arte moderna, 1899); molti quelli di stranieri di passaggio a Firenze oggi sparsi all'estero. Importante fu la famiglia degli Spence, già committenti del padre, con W. C. Spence che divenne suo mercante d'arte a Londra e per il quale fece il busto e l'angelo per la tomba della sorella Teresina (al cimitero degli Allori)[1].
Tra le commissioni pubbliche, ci fu quella di alcuni busti di Vittorio Emanuele II per vari municipi italiani, un busto di Garibaldi a Vada (1886), il San Bartolomeo, il Dante Alighieri e il Leonardo da Vinci per la decorazione della facciata del Duomo di Firenze, cinque statue per il campanile della chiesa anglicana fiorentina (oggi chiesa Valdese: santi Giovanni Battista, David re di Scozia, Albano, Agostino vescovo di Canterbury e Stefano). Partecipò ai consorsi per altri monumenti pubblici, senza vincerli, ma riscosse tuttavia particolare successo la sua scultura di Molière (1873-1884), acquistata dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma (poi all'ex-sede del ministero della marina mercantile, oggi Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto) e più volte replicata, così come una statuetta del Savonarola[1].
Partecipò a numerose esposizioni d'arte, e dal 1875 Accademico e poi presidente della classe di scultura dell'Accademia delle Arti del Disegno (1908-1913)[3].
Morì a Firenze il 6 giugno 1922.
In occasione del centenario della morte la stessa Accademia delle Arti del Disegno, unitamente all'Accademia di belle arti di Firenze, hanno promossola mostra artistica e documentaria dedicata allo scultore al Museo di arte contemporanea e del Novecento di Monsummano Terme, con la collaborazione di altre istituzioni collegate al territorio.[4]
Nel 2024 viene pubblicato un volume dedicato a Cesare Fantacchiotti che raccoglie molti saggi riguardanti l'opera dell'artista. Il libro, ricco di immagini, vede le introduzioni di Cristina Acidini e Carlo Sisi, presidenti dell'Accademia delle arti del disegno e dell'Accademia di belle arti di Firenze.[5]
Eredità
[modifica | modifica wikitesto]Il suo allievo prediletto fu Donatello Gabbrielli, a cui lasciò lo studio, i modelli in gesso e le statue invendute. Per questo l'archivio e le sculture di padre e figlio Fantacchiotti si trovano oggi presso gli eredi Gabbrielli[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e DBI, cit.
- ^ Nell'ex-convento di San Barnaba, Fonte
- ^ Accademici AADFI
- ^ Mostra Cesare Fantacchiotti per il centenario della morte, su livemonsummanoterme.it.
- ^ Lia Bernini, Valentino Moradei Gabbrielli, Enrico Sartoni (a cura di), Cesare Fantacchiotti scultore 1844-1922, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 2024, ISBN 9788865509241.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cesare Fantacchiotti
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Lia Bernini, FANTACCHIOTTI, Cesare, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 44, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1994.
- Cesare Fantacchiotti, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
- Opere di Cesare Fantacchiotti nel catalogo ex-soprintendenza speciale di Firenze
Controllo di autorità | VIAF (EN) 32806349 · ISNI (EN) 0000 0000 6676 387X · ULAN (EN) 500097561 · LCCN (EN) nr96020098 · GND (DE) 119430339 |
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