Casanova frazione | |
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Chiesa di Santa Maria Assunta | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Parma |
Comune | Bardi |
Territorio | |
Coordinate | 44°39′27.7″N 9°47′55.6″E |
Altitudine | 550 m s.l.m. |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43032 |
Prefisso | 0525 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Casanova è una frazione del comune di Bardi, in provincia di Parma.
La località dista 6,13 km dal capoluogo.[1]
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]Il piccolo borgo appenninico di Casanova sorge alla quota di 550 m s.l.m., sul versante sinistro della val Ceno.[2]
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Il toponimo ha origine alto-medievale, in riferimento probabilmente a un massaro al quale fu affidata la gestione di un manso nella zona verso il IX secolo.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]In epoca alto-medievale la val Ceno era attraversata da importanti strade di collegamento tra la val Padana e la costa ligure e toscana;[3] per questo nel piccolo borgo di Casanova, citato per la prima volta nell'874,[2] fu fondata entro il IX secolo una pieve con giurisdizione su tutto il territorio circostante fino a Bardi.[3]
A protezione della zona, sul luogo di un casale fondato probabilmente dai Longobardi entro l'VIII secolo fu edificato intorno al 900 il castello di Lacore; la fortificazione fu abbandonata in seguito al crescente prevalere della rocca di Bardi,[4] acquistata da Ubertino Landi nel 1257.[5]
Alla fine del XVI secolo Casanova fu colpita da una forte carestia, cui seguì la diffusione di un'epidemia di tifo che causò la morte del 15 % degli abitanti; nel 1631 arrivò nel borgo anche la peste, che tuttavia ebbe effetti meno gravi rispetto alle altre località dei dintorni.[2]
In seguito all'abolizione dei diritti feudali sancita da Napoleone per il ducato di Parma e Piacenza nel 1805,[6] Casanova divenne frazione del nuovo comune (o mairie) di Bardi.[7]
Il borgo, dopo aver raggiunto un picco di circa 1 000 abitanti agli inizi del XX secolo, si spopolò drasticamente nei decenni seguenti, in seguito all'emigrazione di buona parte dei nativi.[2]
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Chiesa di Santa Maria Assunta
[modifica | modifica wikitesto]Menzionata per la prima volta nell'898, la pieve originaria fu ricostruita in stile romanico entro il XII secolo e arricchita di un esonartece nel XIII secolo; risistemata e allungata nel XVII secolo, fu profondamente ristrutturata in stile tardo-barocco tra il 1777 e il 1779; dotata di una nuova facciata neogotica nel 1891, fu completamente restaurata nel 1996, riportando alla luce le fondazioni dei due templi medievali. La chiesa, sviluppata su un impianto a tre navate con sei cappelle, è decorata internamente con stucchi rococò e affreschi e conserva varie opere di pregio, tra cui un'antichissima grande vasca battesimale in arenaria, vari arredi in legno intagliato e la pala raffigurante l'Assunzione, eseguita da Giovan Battista Trotti agli inizi del XVII secolo.[3][8][9]
Castello di Lacore
[modifica | modifica wikitesto]Fondato in epoca alto-medievale probabilmente dai Longobardi, Lacore fu menzionato come casale tra il 770 e l'898; trasformato in castello difensivo verso il 907 per via della sua strategica posizione a picco sul Ceno, continuò a essere abitato fino almeno all'XI secolo; successivamente abbandonato, cadde in rovina. Dell'antico maniero si conservano, seminascoste da un querceto, le rovine della mura esterne e interne, parzialmente riportate alla luce tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.[4][10]
Molino Castelletto
[modifica | modifica wikitesto]Menzionato per la prima volta nel 1825, il mulino fu modificato più volte negli anni seguenti; situato in località Castelletto, costituisce uno dei rari esempi di mulini ad acqua ancora funzionanti.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Casanova, su portaleabruzzo.com. URL consultato il 7 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2019).
- ^ a b c d e f Sergio Gabrovec, Casanova, l'antica pieve di Bardi (PDF), in L'Araldo della Madonna di San Marco, giugno 2017. URL consultato il 7 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2019).
- ^ a b c Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 161.
- ^ a b Il castello di Lacore, su valcenoweb.it. URL consultato il 10 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2016).
- ^ Filiberti, Gorreri, p. 18.
- ^ L'eredità napoleonica. Il Codice (PDF), su treccani.it. URL consultato il 16 gennaio 2019.
- ^ Molossi, p. 66.
- ^ Chiesa della Beata Vergine Assunta "Casanova Val Ceno, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato l'8 gennaio 2019.
- ^ Schede delle frazioni e delle località: Casanova, su halleyweb.com. URL consultato l'8 gennaio 2019.
- ^ Destefanis, p. 74.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Eleonora Destefanis, Il monastero di Bobbio in età altomedievale, Firenze, All'Insegna del Giglio, 2002.
- Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
- F. Filiberti, G. Gorreri, Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto..., Castello di Compiano.
- Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casanova