Cervo delle paludi | |
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Stato di conservazione | |
Vulnerabile[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Mammalia |
Sottoclasse | Theria |
Infraclasse | Eutheria |
Ordine | Artiodactyla |
Sottordine | Ruminantia |
Famiglia | Cervidae |
Sottofamiglia | Capreolinae |
Genere | Blastocerus |
Specie | B.dichotomus |
Nomenclatura binomiale | |
Blastocerus dichotomus Illiger, 1815 | |
Sinonimi | |
Bezoarticus, Edocerus, Cervus paludosus, Cervus palustris, Mazama furcata | |
Areale | |
In chiaro l'areale storico |
Il cervo delle paludi (Blastocerus dichotomus Illiger, 1815) è un cervo della famiglia dei Cervidi, unica specie del genere Blastocerus (Wagner, 1844), diffuso nell'America meridionale.[1][2]
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il termine generico deriva dalla combinazione delle due parole greche βλαστάνω- gemma e -κέρας corno, con allusione alla somiglianza dell'estremità delle punte dei palchi a dei germogli. L'epiteto specifico trae origine invece dalla parola dicotomo, diviso in due, in riferimento alla biforcazione dei palchi[3].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Dimensioni
[modifica | modifica wikitesto]Cervo di medie dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 153 e 191 cm, l'altezza al garrese tra 110 e 127 cm, la lunghezza della coda tra 12 e 16 cm e un peso fino a 150 kg nei maschi e fino a 125 kg nelle femmine.[4] È il più grande cervide sudamericano.
Caratteristiche craniche e dentarie
[modifica | modifica wikitesto]Il cranio presenta una caratteristica base dritta. L'ampiezza della corona degli incisivi e dei canini è circa la stessa. I premolari tendono ad avere una forma diversa dai molari diversamente dai generi Ozotoceros e Odocoileus.
Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:
3 | 3 | 0 | 0 | 0 | 0 | 3 | 3 |
3 | 3 | 1 | 3 | 3 | 1 | 3 | 3 |
Totale: 32 | |||||||
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari; |
Aspetto
[modifica | modifica wikitesto]La pelliccia è lunga ed arruffata. Durante l'inverno il colore del mantello è rosso-brunastro, più chiaro sui fianchi, il collo ed il petto, mentre in estate il colore diventa castano rossastro brillante. La coda è alquanto cespugliosa, giallastra o rossiccia sopra e nerastra sotto. Sono presenti degli anelli bianchi intorno ad ogni occhio. I palchi sono presenti soltanto nei maschi e possono raggiungere una lunghezza di 60 cm e un'ampiezza di 59 cm. Ogni ramo è rugoso longitudinalmente. Ogni palco si biforca alla base ed ogni biforcazione si divide a sua volta in due punte. Solitamente gli adulti hanno una quinta punta su ogni palco. In natura i maschi hanno i palchi durante tutto l'anno, i quali vengono sostituiti in qualsiasi mese dell'anno, sebbene sia presente un picco in inverno. Le orecchie sono grandi e rivestite internamente di peluria bianca. Gli arti sono neri fino al radio e alla tibia. Sono presenti delle ghiandole odorifere davanti alle orbite e delle ghiandole tarsali, mentre sono privi di ghiandole e ciuffi metatarsali. Una sacca ghiandolare vestibolare è presente sottopelle su ogni lato del naso. Questa è formata da diverse ghiandole apocrine sebacee e sudoripare. Vengono utilizzate probabilmente durante la marcatura territoriale o nella ricognizione. L'adattamento alla vita semi-acquatica è evidente negli zoccoli, dove le due unghie sono lunghe 7–8 cm ed unite tra loro da una robusta membrana che ne aumenta la superficie a contatto con il suolo melmoso. Il numero cromosomico è 2n=66.
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Comportamento
[modifica | modifica wikitesto]Il cervo delle paludi è una specie diurna e vive solitariamente, eccetto le femmine con i loro piccoli. Tuttavia si possono formare gruppi fino a cinque individui stagionalmente. Non sono stati osservati harem. Passa gran parte della giornata a cercare cibo, evitando le ore più calde del giorno. Durante le fasi di riposo o di ruminazione, l'animale si adagia tra l'erba alta e tra macchie di Cyperaceae nelle paludi. L'addomesticamento e il mantenimento in cattività è molto difficile. Solo i piccoli sopravvivono allo stress della cattura, mentre gli adulti si dimenano fino alla morte. Sebbene mansueti da giovani, i maschi diventano aggressivi con l'età. Le femmine spesso non si riproducono in cattività e tendono a morire di anemia. L'unica organizzazione attualmente in grado di operare un programma di riproduzione in cattività è il Zoologischer Garten Berlin.
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]Si nutre principalmente di piante semi-acquatiche, ma anche di foglie di arbusti vicini e di piante rampicanti. Frequentemente alcuni esemplari muoiono di fame durante inondazioni prolungate quando vengono intrappolati in zone più elevate del terreno.
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Le femmine si riproducono una volta l'anno ed un estro post-parto può avvenire nel caso di morte del cucciolo. Danno alla luce uno o più raramente due piccoli alla volta dopo una gestazione di 271 giorni. Gli accoppiamenti avvengono tra ottobre e novembre. Il maggior numero di parti nella regione del Pantanal avviene tra maggio e settembre quando il livello delle acque è in diminuzione. I nascituri sono privi di macchie bianche sul mantello e possono seguire le madri già dopo il quinto giorno. Gli arti dei giovani sono neri soltanto sulla parte dorsale dei metatarsi e dei metacarpi. Il loro primo paio di palchi ha soltanto una punta appiattita e troncata all'estremità. Perdono il velluto che li ricopre dopo circa 150 giorni dalla nascita e sviluppano le altre biforcazioni soltanto al secondo paio di palchi.
Predatori e malattie
[modifica | modifica wikitesto]Sono state osservate predazioni di esemplari adulti da parte del giaguaro e di cani randagi, mentre i cuccioli vengono catturati da canidi selvatici, piccoli felidi e da boa.
Malattie del bestiame come la brucellosi sono attualmente la principale minaccia per la popolazione del Pantanal. È stato riscontrato un declino continuo nella popolazione a partire dal 1974. In Bolivia è spesso ricorrente il contagio da afta epizootica.
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Questa specie è attualmente diffusa nell'Argentina centro-orientale e nord-orientale, nel Brasile centro-occidentale e meridionale, Paraguay, Perù sud-occidentale e Bolivia orientale. In passato l'areale era molto più vasto, incluso l'Uruguay dove l'ultimo individuo è stato osservato nel 1958.
Vive in ambienti paludosi, acquitrini e zone alluvionali stagionali. Evita foreste ed aree con acqua stagnante profonda tra 30 e 60 cm. L'habitat ideale sembra essere caratterizzato dalla presenza di Cyperaceae e Gramineae. Se non cacciato può adattarsi anche ad ambienti disturbati. Nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul è stato osservato anche in risaie e campi di mais.
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]La IUCN Red List, considerato il declino in atto a causa della perdita del proprio habitat a causa di minacce dirette ed indirette, classifica B.dichotomus come specie vulnerabile (VU). In base ai ritmi di declino corrente e considerando un arco temporale di tre generazioni pari a 15 anni, si prevede una diminuzione della popolazione del 30%. Il numero è in calo in tutto il suo areale, sebbene non siano presenti dati sufficienti per il Pantanal. La perdita del suo habitat è dovuta principalmente alla costruzione di dighe idroelettriche ed al prosciugamento delle zone umide per fini agricoli. Conseguentemente si è verificata frammentazione e isolamento di alcune popolazioni.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Duarte, J.M.B., Varela, D., Piovezan, U., Beccaceci, M.D. & Garcia, J.E. 2008., Blastocerus dichotomus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Blastocerus dichotomus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
- ^ Braun JK & Mares MA, The Mammals of Argentina: An etymology (PDF), in Mastozoologia Neotropical, vol. 2, n. 2, 1995, pp. 173-206. URL consultato il 31 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2016).
- ^ Pinder & Grosse, 1991.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Pinder L & Grosse AP, Blastocerus dichotomus (PDF), in Mammalian Species, vol. 380, 1991, pp. 1--4 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2013).
- John F.Eisenberg & Kent H.Redford, Mammals of the Neotropics, Volume 2: The Southern Cone: Chile, Argentina, Uruguay, Paraguay, The University of Chicago Press, 1992. ISBN 9780226706825
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul cervo delle paludi
- Wikispecies contiene informazioni sul cervo delle paludi