Battaglia di Damasco parte della guerra civile siriana | |||
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Situazione durante la battaglia di Damasco. Le aree rosa indicano le zone di combattimento. | |||
Data | 15 luglio - 4 agosto 2012 | ||
Luogo | Damasco, Siria | ||
Esito | Vittoria dell'esercito siriano[1]
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La battaglia di Damasco, denominata anche operazione Vulcano di Damasco [9] è stata una battaglia occorsa durante la guerra civile siriana ed iniziata il 15 luglio 2012[10].
In seguito all'iniziale conquista da parte dei ribelli di molti distretti della città, inclusi quelli centrali, e all'uccisione di 4 alti rappresentanti del governo siriano, i miliziani hanno dovuto ritirarsi a causa del vincente contrattacco governativo. Per la prima volta vengono impiegati carri armati ed elicotteri nelle aree centrali della capitale siriana.
Lo svolgimento e soprattutto gli eventi accaduti il 18 luglio rendono questa battaglia una delle più importanti della guerra civile siriana. Infatti i ribelli siriani hanno raggiunto la massima vicinanza alla vittoria finale, non riuscendo però a infliggere il colpo decisivo per determinare il crollo del governo. La successiva vincente controffensiva ha determinato l'allontanamento definitivo dei ribelli dal centro di Damasco, ha reso evidente il mancato appoggio popolare alla rivolta armata e determinato la prima vera sconfitta dell'Esercito siriano libero.
La battaglia
[modifica | modifica wikitesto]L'offensiva
[modifica | modifica wikitesto]Per l'offensiva vengono spostati verso la capitale miliziani da Homs e Idlib[11]. I ribelli si riversano in città dando luogo ad una serie di scontri a fuoco con l'esercito regolare e applicando la tattica della guerriglia cittadina[12]. Viene attaccato l'aeroporto[13] e le zone centrali della città, vicino alla Banca Centrale[14]. Intensi combattimenti si susseguono nei quartieri di Midan, Kfar Sousa, Barzeh e Qabun[15]. In soli due giorni l'esercito regolare conta 70 morti[16] e arretra in molte aree della città. Dopo la sorpresa iniziale, il governo corre ai ripari, impiegando carri armati, aerei ed elicotteri[15]. Vengono chiamati rinforzi dalle alture del Golan per proteggere la capitale[17]. L'avanzata dei ribelli è così rapida che in una nota l'intelligence israeliana afferma: "Il regime è disperato. Il suo controllo su Damasco si fa sempre più debole"[15].
L'attentato del 18 luglio
[modifica | modifica wikitesto]Il 18 luglio è il giorno più difficile per il governo siriano. I ribelli fanno detonare una bomba posizionata nel quartier generale della Sicurezza Nazionale colpendo i più alti vertici della Difesa e dell'Intelligence siriana[2]. Vengono uccisi il Ministro della Difesa, Generale Dawoud Rajiha[18], il Viceministro della Difesa e cognato di Bashar al-Assad, Generale Assef Shawkat[19], l'Assistente del Vicepresidente, Generale Hasan Turkmani[20] e il direttore dell'Ufficio della Sicurezza Nazionale, Generale Hisham Ikhtiyar. Vengono feriti gravemente altre figure di spicco del governo, come il fratello di Bashar al-Assad, Maher al-Assad, a capo della Guardia Repubblicana e il Ministro degli Interni Mohammad al-Shaar.
La notizia della decapitazione dei vertici militari siriani demoralizza le truppe sul campo. La notte stessa la 3ª Armata Siriana si ritira da molti distretti della città, abbandonando l'equipaggiamento[21]. Il comandante Mohammad al-Bardan diserta insieme ai suoi uomini, unendosi all'Esercito Siriano Libero[22]. Nel terzo e quarto giorno di battaglia vengono uccisi 60 soldati[23].
Il 19 luglio gli scontri continuano e i ribelli avanzano verso l'aeroporto[24]. La presenza di Bashar al-Assad a Lattakia, roccaforte alawita[25], il trasferimento della madre e della sorella a Tartus[25] e le voci, poi rivelatesi false, di una fuga della moglie Asma al-Assad in Russia[26], fanno pensare ad un prossimo crollo del regime.
La controffensiva
[modifica | modifica wikitesto]Il 20 luglio invece, Assad ritorna a Damasco[27] e l'esercito siriano scatena una controffensiva su larga scala[28]. In breve tempo l'esercito riesce a riconquistare il distretto di Midan[29] e tutto il centro storico[30]. I ribelli sono costretti a ritirarsi anche dal campo profughi palestinese di Yarmouk, respinti dall'esercito e le milizie palestinesi filogovernative[31].
Il giorno dopo i ribelli sono costretti a ritirarsi anche da Tadamon, Qaboun e Barzeh[32].
Tra le file dei ribelli viene riportata la presenza del gruppo armato di ispirazione islamista Liwa al-Islam, che nella ritirata si rende protagonista di attacchi ai civili di religione cristiana e sciita[33].
Nei giorni seguenti continuano gli scontri, ma lentamente l'esercito siriano riesce a respingere gli assalti dei ribelli facendo largo uso dell'aviazione[34].
Il 23 luglio gran parte della città è in mano all'esercito regolare[35]. Tra le file dell'Esercito siriano libero, emergono i primi disaccordi sull'opportunità dell'attacco. Il colonnello Riad Al Asaad accusa Qassim Saadedine, a capo dell'operazione[36].
Il 4 agosto, con l'entrata delle truppe nel distretto di Tadamon, ultima roccaforte ribelle, la battaglia si conclude con la prima vera sconfitta dell'Esercito Siriano Libero[37].
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Il fallimento dell'Operazione Vulcano di Damasco, che è arrivata ad un passo da far collassare il regime siriano, è dovuta principalmente all'impossibilità dei ribelli di consolidare il terreno conquistato dopo il primo attacco a sorpresa. La popolazione civile infatti non garantisce sostegno ai ribelli, composti prevalentemente da miliziani provenienti dalle regioni a nord del paese[38]. Si crea per la prima volta una reale spaccatura anche tra i settori della società che solidarizzavano con le prime manifestazioni pacifiche e i ribelli armati.
I ribelli tuttavia mantengono il controllo di parte dei sobborghi della capitale e di alcuni villaggi, da cui lanciano sporadici attacchi verso la città.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Anna Edwards, Syrian government declares victory over rebels in Damascus as onslaught continues in country's largest city, in Daily Mail, 24 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ a b (EN) Damien McElroy, Assad's brother-in-law and top Syrian officials killed in Damascus suicide bomb, in Telegraph UK, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Rebels start ops to free Damascus, Assad sends in helicopters, tanks, in The Indian Express, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Loveday Morris e Nicholas Cecil, 5,000 rebel fighters 'heading to Damascus to topple Bashar al-Assad', in London Evening Standard, 19 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syrian army declares Al Tadamun in Damascus district as 'free of insurgency', in Al Jazeera, 5 agosto 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2015).
- ^ (EN) Josh Levs e Brian Walker, Syrian soldiers jump through flaming hoops as helicopters fly over capital, in CNN, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Erika Solomon e Mariam Karouny, Syria fighting rages in capital, Russia pressed, in The Star, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
- ^ (EN) FP Staff, Syrian rebels converge on capital, Russia pressed, in First Post, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Casey Michel, 'Operation Damascus Volcano' Erupts Across Syrian Capital, in TPM, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syria says security forces push back Damascus rebels, in LBC International, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Rania Abouzeid, In Syria, Rebels Celebrate Stunning Assassinations–and Send More Forces to Damascus, in TIME, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Andrew Osborn, How "Damascus Volcano" erupted in Assad's stronghold, in Chicago Tribune, 20 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syria: Fierce fighting in Damascus, in The Guardian, 16 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Damascus sees heavy fighting, activists say, in CBC News, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ a b c (EN) Syria conflict: Central Damascus hit by clashes, in BBC News, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Erika Solomon e Mariam Karouny, Syria fighting rages in capital, Russia pressed, in The Star, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
- ^ (EN) Syria crisis: Damascus clashes continue, in The Guardian, 17 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Bomb kills Syria defense minister, Assad’s brother-in-law and key aides, in Al Arabiya, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2012).
- ^ (EN) Syrian TV confirms Assef Shawkat killed in bombing, in Ynet News, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syria crisis: Profiles of security and defence chiefs killed in Damascus blast, in BBC News, 20 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Celebrations, defections follow Damascus blast, in Ynet News, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) 18 July, in NOW Lebanon, 18 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2014).
- ^ (EN) Damascus blast 'kills' top Assad officials, in Al Jazeera, 19 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Over 200 killed in Syria violence, mostly civilians: Syrian rights group, in Al Arabiya, 19 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2013).
- ^ a b (EN) Damien McElroy, Syria: Bashar al-Assad 'flees to Latakia', in Telegraph UK, 19 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Rob Preece, Syrian TV shows Assad 'in Damascus' following speculation he fled the capital... but his British-born wife 'escapes to Russia' after fifth day of clashes with rebels, in Daily Mail, 19 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Elizabeth A. Kennedy, Syria's Assad appears on TV after bombing, in The Daily Star, 19 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
- ^ (EN) Syria's War, in Al Jazeera, 20 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ (EN) Syrian troops clash with armed rebels in Qaboun district of capital, in Trend, 20 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syrian rebels storm military camp in Damascus district, in Al Jazeera, 20 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syria crisis: UN mission given 30 day extension, in The Guardian, 20 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syrian forces launch all-out Damascus assault, in The Express Tribune, 21 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Islamists attack Christians, Iraqi refugees in Damascus, in Catholic News Agency, 23 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Govt helicopters bombing Damascus districts not confirmed, in RT, 22 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Bassem Mroue e Zeina Karam, Syria Conflict: Damascus Suffers Destruction, Hunger As Fighting Hits Country's Heart, in The Huffington Post, 23 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) Syria crisis: chemical weapon warning, in The Guardian, 23 luglio 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ (EN) All of Damascus now under army control, general says, in NOW Lebanon, 4 agosto 2012. URL consultato l'11 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2013).
- ^ (EN) Stephen Starr, Syrian Revolt Losing Support of Syrian Civilians, in LiveLeak, 13 settembre 2012. URL consultato il 22 gennaio 2014.