La basilica di Santo Stefano in Via Latina era una basilica cristiana del V secolo, eretta sul sito di una villa suburbana al terzo miglio della Via Latina, davanti alle mura della città di Roma, di cui oggi rimangono solo le fondamenta e poche colonne.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La basilica fu eretta su di una villa suburbana nel V secolo, sotto papa Leone I (440-461). Si trovava fuori dalla città, al terzo miliare di Via Latina, oggi all'interno del Parco archeologico delle Tombe di via Latina, all'angolo tra l'antica Via Latina, che attraversa il parco, e le odierne Via Demetriade e Via Grottaferrata.[1]
Dal Liber Pontificalis si evince che la chiesa fu fondata da una Demetrias su di una sua proprietà, dopo essersi convertita al cristianesimo;[2] un'iscrizione edilizia ritrovata durante gli scavi nel 1858 dà il nome di Amnia Demetrias.[3] Si tratta probabilmente di Demetriade, figlia di Anicio Ermogeniano Olibrio, console dell'anno 395; ella fuggì in Nord Africa quando Alarico I invase l'Italia nel 410, e lì si convertì al cristianesimo e fu in vivace scambio con Agostino d'Ippona, Pelagio e Girolamo.[4] Dopo la sua morte, secondo l'iscrizione, papa Leone I diede inizio alla costruzione della chiesa, seguendo le ultime volontà della donatorice. Un presbitero Tigrino sovrintendeva alla costruzione, che fu realizzata con i fondi del fondatore e fu probabilmente edificata sulla proprietà della famiglia aristocratica romana degli Anicii, molto influente nella tarda antichità.[5]
Papa Leone III (795-816) fece rinnovare i tetti della basilica, mentre papa Leone IV (847-855) la dotò di nuovi paramenti liturgici e paliotti. Dopo di che non si parla più di Santo Stefano in Via Latina. Essendo la basilica lontana dai centri abitati dell'allora Roma, fu probabilmente abbandonata e dimenticata alla fine del IX secolo.[6]
I ruderi furono riscoperti nel 1857 da Lorenzo Fortunati, che in seguito cedette la direzione degli scavi alla Pontificia commissione di archeologia sacra.[6]
Descrizione dell'edificio
[modifica | modifica wikitesto]Era una basilica a tre navate (circa 36 × 21 m) con l'abside a ovest e un nartece a est. Fu completata intorno al 470 e consacrata al martire Stefano. La navata centrale era separata dalle navate laterali da otto colonne, ciascuna con capitelli corinzi, probabilmente in una costruzione ad arcate. L'edificio è paragonabile alla basilica di San Vitale a Roma, che è un po' più antica.
Nella metà occidentale della navata centrale è stata rinvenuta una schola cantorum con ambone. L'altare al centro dell'abside conteneva probabilmente delle reliquie visibili attraverso una fenestella confessionis sui lati larghi. Dalla navata destra si accedeva a un annesso che era adibito a battistero con fonte battesimale. Si dice che il portico e alcune colonne del nartece siano stati prelevati dalle antiche ville presenti nelle vicinanze.[7]
Mausoleo
[modifica | modifica wikitesto]Come hanno dimostrato gli scavi, sotto la schola cantorum esisteva un mausoleo di epoca precristiana, che nel V secolo fu utilizzato come camera funeraria.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Hans Georg Wehrens: Rom – Die christlichen Sakralbauten vom 4. bis zum 9. Jahrhundert – Ein Vademecum. Freiburg 2016, S. 317f.
- ^ Liber Pontificalis I, 238.
- ^ ILCV 1765 = Hermann Dessau, Inscriptiones Latinae selectae 8988; eine deutsche Übersetzung bei Hans Georg Wehrens: Rom – Die christlichen Sakralbauten vom 4. bis zum 9. Jahrhundert – Ein Vademecum. Freiburg 2016, S. 319, sowie im Heiligenlexikon.
- ^ Georg Jenal: Frühe Formen der weiblichen vita religiosa. In: Gert Melville, Anne Müller (Hrsg.): Female vita religiosa between Late Antiquity and the High Middle Ages (= Vita regularis. Abhandlungen 47). Lit, Berlin/Zürich 2011, S. 46–49.
- ^ Hugo Brandenburg: Die frühchristlichen Kirchen in Rom vom 4. bis zum 7. Jahrhundert, Regensburg 2013, S. 257f.
- ^ a b Matilda Webb: The Churches and Catacombs of Early Christian Rome: A Comprehensive Guide. Brighton und Portland 2001, S. 285
- ^ Hans Georg Wehrens: Rom – Die christlichen Sakralbauten vom 4. bis zum 9. Jahrhundert – Ein Vademecum. Freiburg 2016, S. 317f. mit Grundriss Abb. 47.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Hugo Brandenburg: Die frühchristlichen Kirchen in Rom vom 4. bis zum 7. Jahrhundert. Schnell & Steiner, Regensburg 2013, pp. 257 segg. 343.
- Hans Georg Wehrens: Rom – Die christlichen Sakralbauten vom 4. bis zum 9. Jahrhundert – Ein Vademecum. Herder, Friburgo 2016, ISBN 978-3-451-31105-5, pp. 317–319.
- Marco Erpetti, Lorenzo Fortunati “intraprendente scopritore" di antichità a Roma e nel Lazio nel XIX secolo, Roma 2020
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | GND (DE) 7683260-0 |
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