Auto da fé | |
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Titolo originale | Die Blendung |
Autore | Elias Canetti |
1ª ed. originale | 1935 |
1ª ed. italiana | 1967 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | tedesco |
Ambientazione | Vienna |
Protagonisti | Peter Kien |
Coprotagonisti | Therese |
Auto da fé (Die Blendung) è il più noto romanzo scritto da Elias Canetti, del 1935.
Die Blendung, letteralmente L'accecamento, tradotto in italiano e altre lingue come Auto da fé (titolo voluto dallo stesso Canetti), è il primo libro di Canetti e il suo unico romanzo. L'opera venne bandita dai nazisti e, nonostante l'apprezzamento di Thomas Mann e di Hermann Broch, non ricevette grande attenzione fino a quando non venne ripubblicato negli anni sessanta.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Il romanzo è ambientato nella Vienna degli anni venti, approssimativamente tra il 1921 e il 1927, periodo desumibile dall'esser presentato nel testo lo scacchista José Raúl Capablanca nelle vesti di campione del mondo[1], e ha struttura tripartita.
La prima parte, Testa senza mondo, si svolge quasi esclusivamente nell'appartamento del quarantenne sinologo di fama mondiale Peter Kien, dove lo studioso vive in una condizione di maniacale isolamento e apparente sicurezza, circondato dalle migliaia di volumi della sua biblioteca privata. La paura del contatto umano e sociale non gli impedisce di cadere vittima dell'ignorante donna di servizio, Therese Krummholtz[2]), che arriva a sposare, e del violento portiere, Benedikt Pfaff, che lo spogliano progressivamente di ogni avere.
Nella seconda parte, Mondo senza testa, Kien si ritrova a vagare per la Vienna più oscura, in compagnia dell'ebreo nano malvivente Fischerle (nome la cui traduzione italiana può essere pescatorino, pescatorùccio, pescatorèllo[3]), scacchista e millantatore, in una ridda quasi infernale di caratteri grotteschi, passando dal Theresianum, che nel testo è il luogo ove è collocato il Monte dei pegni, alla stazione di polizia e che si conclude con l'assassinio di Fischerle da parte del finto cieco Johann Schwer (schwer è traducibile dal tedesco nell'italiano pesante).
La terza parte, Il mondo nella testa, vede il ristabilirsi dell'ordine iniziale. L'epilogo narra la drammatica fine del protagonista che muore nel rogo della propria biblioteca, da lui stessa incendiata.
Interpretazione
[modifica | modifica wikitesto]Il substrato autobiografico del romanzo è evidente, a partire dalla figura del fratello George Kien (Georges Canetti viveva realmente a Parigi, ove svolgeva l'attività di biologo presso l'Istituto Pasteur). D'altra parte, soprattutto nell'epilogo con il rogo dei libri, la narrazione assume un valore esemplare, di rappresentazione della catastrofe di un mondo, con l'avvento della Germania nazista e il disfacimento del razionalismo occidentale. Il personaggio di Kien, che nel romanzo è un sinologo, rimane così sconvolto dal rogo nazista da rivolgersi ai propri libri come a persone viventi, con un duro monologo in cui maledice gli autori del primo rogo di libri della storia e la loro discendenza: Kien ricorda il rogo dei libri e l'assassinio di accademici nella Cina di Qin Shi Huang nell'anno 213 a.C., su istigazione del legista Li Si; molti intellettuali, perlopiù confuciani, che disobbedirono all'ordine furono sepolti vivi.
«Nell'anno 213 avanti Cristo, per ordine dell'imperatore cinese Shi Hoang-ti − un brutale usurpatore che ebbe l'ardire di attribuire a se stesso il titolo di "Primo, Augusto, Divino" − vennero bruciati tutti i libri esistenti in Cina. Quel delinquente brutale e superstizioso era per parte sua troppo ignorante per valutare esattamente il significato dei libri sulla base dei quali veniva combattuto il suo tirannico dominio. Ma il suo primo ministro Li-Si, un uomo che doveva tutto ai propri libri, e dunque uno spregevole rinnegato, seppe indurlo, con un abile memoriale, a prendere questo inaudito provvedimento. Era considerato delitto capitale persino parlare dei classici della poesia e della storia cinese. La tradizione orale doveva venire estirpata a un tempo con quella scritta. Venne esclusa dalla confisca solo una piccola minoranza di libri; (...) Ma non voglio tacere quale fu, poco dopo la morte dell'imperatore, la fine del rinnegato Li-Si. Il successore al trono, che aveva ben capito la sua natura diabolica, lo destituì dalla carica di primo ministro dell'impero che egli aveva rivestito per più di trent'anni. Fu incatenato, gettato in prigione e condannato a ricevere mille bastonate. Non un colpo gli venne risparmiato. Fu costretto a confessare mediante la tortura i suoi delitti. Oltre all'assassinio di centinaia di migliaia di libri aveva infatti sulla coscienza anche altre atrocità. Il suo tentativo di ritrattare più tardi la propria confessione fallì. Venne segato in due sulla piazza del mercato della città di Hien-Yang, lentamente e nel senso della lunghezza, perché in questo modo il supplizio dura più a lungo; l'ultimo pensiero di questa belva assetata di sangue fu per la caccia. Oltre a ciò non si vergognò di scoppiare in lacrime. Tutta la sua stirpe, dai figli a un pronipote di appena sette giorni, sia donne che uomini, venne sterminata: tuttavia, invece di essere condannati al rogo, come sarebbe stato giusto, ottennero la grazia di venir passati a fil di spada. In Cina, il paese in cui la famiglia, il culto degli antenati, il ricordo delle singole persone sono tenuti così in gran conto, nessuna famiglia ha mantenuto viva la memoria del massacratore Li-Si; solo la storia l'ha fatto, proprio quella storia che l'indegna canaglia, più tardi finita come ho detto, aveva voluto distruggere.[4]»
Edizioni italiane
[modifica | modifica wikitesto]- Auto da fé. Romanzo, trad. di Bianca e Luciano Zagari, Collana Romanzi Moderni, Milano, Garzanti, agosto 1967.
- Auto da fé, trad. di B. e L. Zagari, Collana I bianchi, Milano, Garzanti, 1974; Collana Narratori Moderni, Garzanti, 1981; Collana Gli elefanti, Milano, Garzanti, 1987, ISBN 978-88-116-6686-8.
- Auto da fé, traduzione di B. e L. Zagari, Collana Biblioteca n.114, Milano, Adelphi, 1981, ISBN 978-88-459-0486-8.
- Auto da fé, traduzione di B. e L. Zagari, con l'aggiunta del saggio: «Il mio primo libro: Auto da fé», Collana gli Adelphi n.195, Milano, Adelphi, 2001, ISBN 978-88-459-1654-0.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Elias Canetti, pp. 216-219-364-377-378-382-385-394.
- ^ Krummholtz, letteralmente legno storto o contorto, è un tipo di vegetazione rachitica e deformata che si incontra nei paesaggi subartici e subalpini, modellata dalla continua esposizione ai venti sferzanti e gelidi. Secondo un'altra interpretazione significherebbe un "legno resinoso (di pino)" [N.d.T.] (da Il mio primo libro: Auto da fé, Elias Canetti, traduzione di Renata Colorni, in Elias Canetti, p. 521).
- ^ Fischer significa «pescatore»; -le è il suffisso del diminutivo. Elias Canetti, p.193, nota del traduttore.
- ^ Elias Canetti, Auto da fé, traduzione di Luciano e Bianca Zagari, Adelphi, 1981, pp. 98-99
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