Ali Shariati (Mazinan, 23 novembre 1933 – Southampton, 19 giugno 1977) è stato un sociologo, saggista e filosofo iraniano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Shariati crebbe in un piccolo villaggio dell'Iran nordoccidentale. Suo padre aveva fondato a Mashhad alla fine degli anni quaranta il "Centro per la diffusione della verità islamica", un'istituzione che combatteva le ideologie laiche dell'epoca come il comunismo in favore di una visione dell'Islam in grado di risolvere gran parte dei problemi politici e sociali del paese.[1]
Il giovane Shariati si laureò in letteratura all'Università di Mashhad e iniziò ad attivarsi politicamente contro il governo dello scià, il ché lo condusse all'arresto nel 1957. Due anni dopo si recò a Parigi grazie a una borsa di studio, dove conobbe importanti intellettuali francesi che esercitarono un forte ascendente su di lui, come Louis Massignon, suo docente che lo avvicinò alla corrente del sufismo evidenziando le comuni radici monoteistiche tra Islam, Cristianesimo ed Ebraismo. Altre figure importanti per il pensiero di Shariati furono Frantz Fanon, Georges Gurvitch e Jean-Paul Sartre.[1]
Divenuto molto popolare tra gli anni sessanta e settanta, Shariati attrasse soprattutto i giovani per via delle sue idee che abbracciavano l'esistenzialismo e il marxismo umanistico, accompagnate da una visione dell'Islam anticonvenzionale. Venne incarcerato dal 1973 al 1975, poi nel 1977 esiliò a Londra e subito dopo si trasferì a Southampton: morì al numero 10 di Portswood Park il 18 giugno 1977 per un attacco di cuore all'età di 43 anni.[1]
Il suo attivismo politico fece da apripista alla rivoluzione iraniana del 1979 capeggiata dall'ayatollah Ruhollah Khomeyni, per quanto le sue idee marxiste non collimassero pienamente con la visione dei rivoluzionari islamici.[1]
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Tradotte in inglese
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Selection and/or election. Traduzione di Ali Asghar Ghassemy, Hoseiniyeh Ershad, 1979.
- (EN) Yea, brother! : that's the way it was. Traduzione di Nader Assef, The Shariati Foundation, 1979.
- (EN) Red Shi'ism. Traduzione di Habib Shirazi, The Shariati Foundation, 1979.
- (EN) Man and Islam. Traduzione di Fatollah Marjani, Filinc, 1981.
Tradotte in italiano
[modifica | modifica wikitesto]- Uno seguito da innumerevoli zeri. Traduzione di Reza Moghaddam, Centro Culturale Islamico Europeo, 1983.
- Sette discorsi di Ali Shariati, Centro Culturale Islamico Europeo, 1984.
- Botanica. Traduzione di Reza Moghaddam, Arti grafiche Ambrosini, 1992.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d (EN) The final and fateful sojourn of the Iranian Revolutionary and Scholar, Dr Ali Shariati (1933-1977), in Southampton, su University of Southampton, 2018-19-07. URL consultato il 2024-21-02.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Ali Shariati
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ali Shariati
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su shariati.com.
- SHARI‛ATI, ‛ALI, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) ʿAli Shariʿati, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Ali Shariati, su Goodreads.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 100306429 · ISNI (EN) 0000 0001 2283 4864 · BAV 495/147202 · LCCN (EN) n80015488 · GND (DE) 119107155 · BNE (ES) XX1120549 (data) · BNF (FR) cb12637598q (data) · J9U (EN, HE) 987007268046905171 · NDL (EN, JA) 00663065 · CONOR.SI (SL) 205685859 |
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