Ali Neshat | |
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Nascita | Teheran, 6 settembre 1923 |
Morte | Teheran, 11 aprile 1979 |
Cause della morte | condanna a morte |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Zahir Al-Dawla, Teheran |
Religione | Islam |
Dati militari | |
Paese servito | Stato Imperiale dell'Iran |
Forza armata | Guardia imperiale dell'Iran |
Anni di servizio | 1950 - 1979 |
Grado | Maggior generale |
Comandante di | Guardia imperiale dell'Iran |
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Ali Neshat (Teheran, 6 settembre 1923 – Teheran, 11 aprile 1979) è stato un generale iraniano dell'Esercito Imperiale, ultimo Comandante della Guardia imperiale durante il regno di Mohammad Reza Pahlavi. Venne ucciso dal neo-nato regime islamico.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di Safi Ali Shah e Motamed’od Dowleh Neshat Esfahani.[1]
Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore, e successivamente dalla Military University, iniziò a servire nella "Guardia Javidan" o Guardia Imperiale (anche nota come "Guardia Eterna").[2] Sposato e con cinque figli, parlava fluentemente inglese e francese. Era anche un atleta esperto e aveva ottenuto diverse medaglie in scherma, tiro, salto in alto, sport equestri e nuoto. Il generale Neshat era musulmano.[2]
Neshat prestò servizio in varie città tra cui Behbahan, Tabriz, Chabahar e Kermanshah.[2] Nominato Comandante della Guardia Imperiale nel dicembre 1978, venne schierato e posizionato in tutti i luoghi dove la famiglia reale aveva residenze, e aveva un ufficio sia nel palazzo di Niavaran (situato a Shemiran) che Sa'adabad.[2] Durante i suoi anni di servizio, ricevette numerose medaglie e decorazioni. Secondo sua figlia, il generale Neshat aveva grande amore e lealtà per il suo paese e il suo re, e accompagnò lo scià in tutti i suoi viaggi nazionali e internazionali.[2]
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la rivoluzione islamica, il generale Ahmad Madani, capo del ministero della difesa nel governo provvisorio di Mehdi Bazargan, propose a Neshat un posto come Comandante nel riorganizzato esercito. Neshat rifiutò ed ebbe da dire: "Sono un soldato e ho giurato alla bandiera, al Corano e allo Shahanshah! Preferisco essere fucilato che lavorare per quei mullah!".[1] Poco dopo venne arrestato e portato alla Madresseh Faizieh a Qom e poi dopo 2-3 settimane trasferito di nuovo a Teheran e imprigionato nel carcere di Qasr.[1]
La Corte Rivoluzionaria Islamica di Teheran dichiarò Neshat "Mofsed Fel-Arz ("colui che diffonde la corruzione sulla Terra") e Mohareb ("colui che fa la guerra contro Dio e il Suo Messaggero", e lo condannò a morte. La sentenza fu eseguita da un plotone d'esecuzione alle 2:30 del mattino di mercoledì 11 aprile 1979 nella prigione di Qasr.[2] La corte ordinò inoltre l'espropriazione dei beni reali e personali del generale Neshat. Dopo la morte, la sua casa e i conti bancari della famiglia furono espropriati. Le autorità non informarono la famiglia del generale Neshat del suo processo, della condanna e dell'esecuzione.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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