Jaʿfar ibn Muḥammad, Abū Maʿshar al-Balkhī (in arabo ﺟﻌﻔﺮ ﺑﻦ ﻣﺤﻤﺪ أﺑﻮ ﻫﻌﺸﺮ ﺍﻟﺒﻠﺨﻲ?; in persiano ابو معشر بلخی; Balkh, 10 agosto 787 – Wasit, 9 marzo 886) è stato un matematico, astronomo, astrologo e filosofo persiano. Nato a Balkh (allora Persia, oggi Afghanistan, presso Mazar-i Sharif) e morto ad al-Wasit (Iraq), è altresì noto come al-Falaki o Albumasar.
Molte sue opere furono tradotte in latino e circolarono ampiamente negli ambienti scientifici europei durante l'età medievale[1]. Scrisse anche una storia dell'antica Persia.
Astrologia e filosofia naturale
[modifica | modifica wikitesto]Richard Lemay, uno dei massimi studiosi di Abū Maʿshar, ipotizza che gli scritti di Albumasar fossero, per gli studiosi europei medievali, assai simili alla singola e più importante fonte originale relativa alla teoria della natura scritta da Aristotele, e conosciuta negli ambienti dei dotti solo nella prima metà del XII secolo[2].
Fu così che solo verso la fine del XII secolo i libri originali dello Stagirita sulla natura cominciarono a essere divulgati in lingua latina, ma rapidamente il suo lavoro fu apprezzato nell'ambiente scientifico del Vecchio Continente, come ben dimostrato dalle "quindici edizioni europee prima del 1500".[3]
I lavori di Aristotele sulla logica erano stati conosciuti e apprezzati ben prima, e Aristotele era stato generalmente riconosciuto come "il maestro della logica". Ma nel corso del XII secolo, Aristotele s'era trasformato nel «maestro di color che tutto sanno» (Dante) e in particolare in un maestro di filosofia naturale. È di particolare interesse il fatto che il lavoro in questione di Abū Maʿshar sia un trattato di astrologia. Il suo titolo latino è Introductorium in Astronomiam, una traduzione dall'arabo dell'originale Kitāb al-mudkhal al-kabīr ilā ʿilm aḥkām al-nujūm (Grande introduzione alla scienza degli ordinamenti delle stelle), scritto a Baghdad nell'anno 848. Fu tradotto in latino dapprima da Giovanni da Siviglia nel 1133 e, ancora, meno letteralmente e sintetizzato, da Ermanno di Carinzia nel 1140[1]. Amir Khusrow ricorda che Abū Maʿshar proveniva dall'indiana Benares (Varanasi) - luogo privilegiato di riferimento per quanti in Oriente intendevano studiare astronomia - e che lì aveva studiato astronomia per dieci anni.
Astronomia
[modifica | modifica wikitesto]Abu Ma'shar sviluppò un modello planetario che qualcuno ha interpretato come un modello eliocentrico. Ciò è dovuto al fatto che le rivoluzioni orbitali dei pianeti sono indicate in modo coerente col sistema eliocentrico piuttosto che come rivoluzioni tipiche del modello geocentrico, e che la sola teoria planetaria conosciuta in cui ciò può aver luogo è la teoria eliocentrica. La sua opera sulla teoria planetaria non è sopravvissuta fino a noi mentre abbiamo i suoi calcoli astronomici, grazie ad al-Hāshimī e ad Abū Rayhān al-Bīrūnī[4].
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- De magnis coniunctionibus, a cura e trad. di K. Yamamoto, Ch. Burnett, Leiden, 2000, 2 voll. (testi arabo e latino).
- De revolutionibus nativitatum, a cura di D. Pingree, Lipsia, 1968 (testo greco).
- Introductorium maius, a cura di R. Lemay, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1995-1996, 9 voll. (testo arabo con le due traduzioni latine).
- Ysagoga minor, a cura e trad. di Ch. Burnett, K. Yamamoto, M. Yano, Leida-New York, 1994 (testi arabo e latino).
- La piccola introduzione alla scienza degli astri, introduzione, traduzione del testo arabo e note di Franco Martorello, Lugano, Agorà & Co., 2018, 220 pag. ISBN 978-88-89526-19-4.
- The Great Introduction to Astrology, Edizione critica del testo arabo e traduzione inglese a cura di Keiji Yamamoto e Charles Burnett, Leida-Boston, Brill, 2019.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Introduction to Astronomy, Containing the Eight Divided Books of Abu Ma'shar Abalachus, su wdl.org, World Digital Library, 1506. URL consultato il 16 luglio 2013.
- ^ Richard Lemay, Abū Maʿshar and Latin Aristotelianism in the Twelfth Century: The Recovery of Aristotle's Natural Philosophy through Iranian Astrology, 1962.
- ^ Richard N. Frye, The Cambridge History of Iran, vol. IV, p. 427.
- ^ Bartel Leendert van der Waerden (1987). "The Heliocentric System in Greek, Persian and Hindu Astronomy", Annals of the New York Academy of Sciences, 500 (1), pp. 525–545 [alle pp. 534-537].
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- David Pingree, «Abū Ma'shar al-Balkhī, Ja'far ibn Muḥammad», in Dictionary of Scientific Biography, vol. 1, New York, Charles Scribner's Sons, 1970, pp. 32-39, ISBN 0684101149.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Abu Ma'shar al-Balkhi
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Abū Mà‛shar, Gia‛far ibn Muḥammad al-Balkhī, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
- (EN) Albumazar, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Abu Ma'shar al-Balkhi, in Encyclopædia Iranica, Ehsan Yarshater Center, Columbia University.
- (EN) Opere di Abu Ma'shar al-Balkhi, su Open Library, Internet Archive.
- Sulle opere astrologiche di Abū Maʿshar, su new-library.com. URL consultato il 23 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2011).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 17355947 · ISNI (EN) 0000 0001 2122 4941 · SBN SBLV301119 · BAV 495/41985 · CERL cnp00404192 · LCCN (EN) nr90029093 · GND (DE) 11914512X · BNE (ES) XX826109 (data) · BNF (FR) cb13010264k (data) · J9U (EN, HE) 987007257484105171 · NSK (HR) 000083668 |
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