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Munderico
Munderico, o Monderico, (... – 534) fu un principe franco nella prima metà del VI secolo che si ribellò a Teodorico I, re d'Austrasia, rivendicando il trono reale.
Figlio di Cloderico il Parricida, re dei Franchi di Colonia, intorno al 534 decise di ribellarsi a Teodorico I per usurpargli il trono e raccolse intorno a sé dei fedeli che gli prestarono giuramento. Teodorico finse di accettare le sue rivendicazioni, ma Munderico, cauto, si rifugiò a Vitry-le-Brûlé. Un inviato di Teodorico, Aregesilo, lo invitò a lasciare la città per avere salva la vita, ma Muderico, scoprendo il tradimento, lo uccise, venendo però ucciso a sua volta dall'esercito di Teodorico.[1]
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Gregorio di Tours, Storia dei Franchi, libro III:
«Munderico, che sosteneva di essere il parente del re, gonfio d'orgoglio, disse: «Perché Teodorico è il mio re? Il governo di questa terra mi appartiene, come lo è il suo; andrò a radunare il mio popolo e giurerò loro che Teodorico sappia che io sono re come lui.» E quando uscì in pubblico, cominciò a sedurre la gente, dicendo: «Io sono un principe, seguitemi, e voi vi troverete bene.» Così la moltitudine della gente del paese lo seguì, così che, a causa dell'incostanza dell'uomo, egli ne radunò un gran numero, ed essi gli fecero un giuramento di fedeltà e lo onorarono come un re. Quando Teodorico venne a sapere di ciò, gli inviò un ordine: «Venite a me, e se c'è una parte della terra del nostro regno che vi è dovuta, vi sarà data.» E Teodorico disse questo per ingannarlo, affinché venisse da lui e lo uccidesse; ma egli non volle andare, ma disse: «Riferisci al tuo re che io sono re quanto lui.» Allora il re si arrabbiò e ordinò di mandare un esercito per punirlo, quando lo avesse sopraffatto con la forza. Munderico, essendo stato informato, e non essendo in condizione di difendersi, si rifugiò tra le mura del castello di Vitry, dove lavorò per fortificarsi, contenendo tutto ciò che aveva e tutti coloro che aveva sedotto. L'esercito che marciò contro di lui circondò il castello e lo assediò per sette giorni. Munderico si riportò alla testa del suo popolo e disse: «Rimaniamo fermi e combattiamo fino alla morte, e i nemici non ci sconfiggeranno.» E il nemico che stava intorno lanciò i dardi contro le mura, ma non servì a nulla; e fu reso noto al re, ed egli mandò uno dei suoi uomini, di nome Aregesilo, e gli disse: «Fa' che questo traditore riesca nella sua ribellione; va', e vincolalo sotto giuramento ad uscire senza paura, e quando sarà uscito, uccidilo, e cancella la sua memoria dal nostro regno». E quando se ne andò, fece come gli era stato ordinato; ma prima si mise d'accordo con il suo popolo e disse loro: «Quando dirò una cosa del genere, gettatevi subito su di lui e uccidetelo». E quando Aregesilo entrò dunque, disse a Munderico: «Quanto tempo vuoi rimanere qui come uno sciocco? Non puoi resistere a lungo al re: ecco, quando le tue provviste saranno esaurite e sarai sopraffatto dalla fame, uscirai e ti consegnerai nelle mani dei tuoi nemici, e morirai come un cane. Ma ascolta il mio consiglio e sottomettiti al re, affinché tu e i tuoi figli possiate vivere.» E Munderico fu scosso da questo discorso, e disse: «Se esco, sarò preso dal re, e lui ucciderà me e i miei figli, e tutti i miei amici che sono qui riuniti con me». Al che Aregesilo rispose e disse: «Non temete, perché se uscite, prestate il mio giuramento e non vi sarà fatto nulla, e verrete sani e salvi alla presenza del re. Così non hai nulla da temere e sarai con lui come prima.» Allora Munderico disse: «Dio non voglia che mi uccidano!» Allora Aregesilo, con le mani sugli altari sacri, gli giurò che poteva uscire senza paura. Dopo aver ricevuto questo giuramento, Munderico uscì per la prima volta dal castello tenendo per mano Aregesilo; la gente di Aregesilo li guardò mentre li vedeva arrivare da lontano. Allora Aregesilo, secondo il segnale concordato, disse: «Cosa state guardando così attentamente, o uomini! Non avete mai visto Munderico?» E subito si precipitarono su di lui. Ma egli, comprendendo la verità, disse: «Vedo chiaramente da queste parole che hai dato al tuo popolo il segnale della mia morte, ma, ti dico, poiché mi hai ingannato con uno spergiuro, nessuno ti vedrà vivo» e con un colpo di lancia nella schiena lo trafisse. Aregesilo cadde e morì. Allora Munderico, alla testa del suo popolo, estrasse la spada e fece una grande strage del popolo, e finché non rinunciò allo spirito, non cessò di uccidere tutto ciò che poteva raggiungere. Quando morì, diedero i suoi beni all'ufficio delle tasse del re.»
Le sue pretese al trono sembravano fondate, come dimostrano due elementi del racconto di Gregorio: da una parte del popolo gli giurò fedeltà, cosa che non avrebbe fatto per un impostore, e anche perché Teodorico lo riconobbe come re, offrendogli persino la condivisione del regno.[1]
La Vita Gundulfi del XII secolo dà alcune indicazioni sui suoi ascendenti e discendenti: egli era figlio di Cloderico il Parricida e padre di san Gandolfo di Togres e Bodogiselo. C'è una confusione tra due Bodogiselo, il fratello di Gundulfo e il presunto padre di sant'Arnolfo di Metz:
«Gandolfo, figlio del defunto Munderico, che il re Teodorico aveva messo a morte, era grande nel regno di Austrasia, ma più grande e più nobile davanti a Dio. Fu nutrito [allevato] con il duca Bodegiselo, suo fratello, nel palazzo del re Clotario; quando si vide inondato di onori dal re Teoberto, disse nella sua vecchiaia a Arnolfo, figlio di Bodegiselo: «Ascoltami, amato nipote. Il giudizio di Dio iniziò quando permise a Munderico di perire con la spada, lui, il figlio del parricida Cloderico. Preghiamo Cristo di togliere a noi l'ira dalle nostre teste, poiché l'Onnipotente ha detto: punirò le tue iniquità fino alla terza e quarta generazione». Abbandonando il secolo [morendo], abbracciò la vita monastica e dopo la morte di Monulfo, all'età di settantasei anni, fu eletto da tutti gli abitanti di Tongeren e consacrato vescovo. (Settipani 2000, p. 203)»
Questa testimonianza tardiva non viene sempre accettata, in quanto si deve considerare che le indicazioni genealogiche sono in completa contraddizione con la genealogia di sant'Arnolfo universalmente accettata nel Medioevo, la quale lo riteneva figlio di Arnoaldo di Metz. Il contraffattore di questo tempo cerca di mescolare la verità con il falso e un simile documento avrebbe potuto solo servirlo. Infatti, Gandolfo di Tongres/Tongeren è il vescovo di Tongres/Tongeren, una diocesi che venne successivamente attaccata dai frisoni e che dovette trasferirsi più volte, dapprima a Maastricht e poi a Liegi. È ragionevole pensare che i documenti siano stati persi durante uno dei trasferimenti prima di essere riscoperti nel XII secolo e servire come base per la Vita Gundulfi.[1]
Famiglia
[modifica | modifica wikitesto]Filiazione
[modifica | modifica wikitesto]Sembra, sulla base del racconto di Gregorio di Tours, che Munderico discenda dai re di Colonia, i cui due noti rappresentanti sono Sigeberto lo Zoppo e suo figlio Cloderico il Parricida; sarebbe stato quindi il fratello di Doda di Reims. Christian Settipani ritiene che cronologicamente Munderico possa essere solo il figlio di Cloderico il Parridica, morto nel 508.[1] Secondo Michel Rouche, Munderico porta un nome di origine gotica.[2]
Questa parentela spiega le affermazioni di Munderico:
- Alla morte di Cloderico il Parricida, Gregorio di Tours racconta che i Franchi Ripuari scelsero Clodoveo I come re: effettivamente, anche se Munderico fosse stato il figlio di Cloderico, all'epoca era troppo giovane per regnare.
- Alla morte di Clodoveo nel 511, non c'era dubbio nemmeno sulla scelta, da un lato perché Munderico era ancora troppo giovane, dall'altro perché i figli di Clodoveo non desideravano vedere parte del regno franco uscire dal loro controllo. Il regno di Colonia venne quindi definitivamente integrato nel regno di Austrasia, ereditato da Teodorico I.
- Essendo diventato adulto intorno al 534, Munderico cercò quindi di far valere i suoi diritti dinastici.[1]
Figli
[modifica | modifica wikitesto]Secondo la Vita Gundulfi, Muderico ebbe due figli:
- Gandulfo († 607) viceré di Austrasia ed eletto vescovo di Tongeren intorno al 600.
- Bodogiselo, identificato con un'omonima patrizio di Provenza, poi duca in Austrasia e morì nel 585,[1] da non confondere con l'omonimo nipote.
La Vita Gundulfi indica anche che sant'Arnolfo, vescovo di Metz e figlio di Bodegiselo, era il nepos di Gandulfo. Per eliminazione, questo termine nepos può significare solo nipote, e Bodogiselo è anche noto come il figlio di Mommolino, conte di Soissons e maggiordomo di palazzo di Neustria nel 566, padre di Babon e, per l'appunto, di Bodegiselo, tutti due ambasciatori a Bisanzio, il primo nel 584, il secondo nel 589.
Dapprima Christian Settipani propose di vedere in Mommolino un fratello di Gandolfo e quindi un figlio di Muderico;[3] Ma nella seconda edizione degli Ancêtres de Charlemagne, revisione questa sua affermazione e considera Mommolino genero di Munderico.[4]
Sposa
[modifica | modifica wikitesto]Nessun documento nomina la moglie di Munderico. Gregorio di Tours nel libro VI, racconta che «Childeberto mandò a Marsiglia Gandulfo, uomo di origine senatoria, che da domestico venne fatto duca. Non avendo osato attraversare il regno di Gontrano, venne a Tours. Lo ricevetti con amicizia e lo riconobbi come zio materno di mia madre.» Venanzio Fortunato, nella sua Vita Radegundis, menziona un Gandulfo eletto vescovo di Metz nel 591, ma rapidamente sostituito da Agilulfo di Metz. Sebbene alcuni autori confondano questo Gandulfo con l'omonimo figlio di Munderico, si deve concludere che ci sono due Gandulfo:[3][5][4]
- Gandulfo di Provenza, di origine senatoria, duca in Austrasia, patrizio di Provenza dal 581 al 583, vescovo di Metz nel 591 e probabilmente morto poco dopo.
- Gandulfo di Trongres, di origine franca, viceré di Austrasia nel 595, vescovo di Tongeren intorno al 600 e morto intorno al 607.
Un'omonimia associata a tale posizione al potere nello stesso regno è certamente dovuta alla stretta parentela, che può passare solo per via femminile, poiché i due uomini sono di origine differente, uno senatoriale/romano e l'altro franco. Ne consegue che la madre di Gandulfo di Tongeren è probabilmente sorella di Gandulfo di Metz.[3]
Albero genealogico
[modifica | modifica wikitesto]Sigiberto lo Zoppo | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cloderico il Parricida | Flozenzio vescovo di Ginevra (513) | Artemia discendente della gens Anicia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Munderico († 534) Pretendente austrasiano | donna dal nome sconosciuto | Gandolfo di Provenza († 591) patrizio di Provenza | donna dal nome sconosciuto | san Nicezio di Lione († 573) vescovo di Lione | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Gandolfo di Tongres († 607) vescovo di Tongres | Bodegiselo († 585) duca e patrizio | donna dal nome sconosciuto | Mommolino conte di Soissons (566) | Armentaria e lo sposo Florenzio | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Babone ambasciatore a Bisanzio (585) | Bodegiselo († 589) ambasciatore a Bisanzio | Gregorio di Tours († 594) vescovo di Tours e storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
sant'Arnolfo di Metz vescovo di Metz | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
arnolfingi e carolingi | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Christian Settipani, Les Ancêtres de Charlemagne, Paris, 1989, 170 p. (ISBN 2-906483-28-1)
- 2° édition, revue et corrigée, Oxford, P & G, Prosopographia et Genealogica, coll. «Occasional Publications / 16», 2014 (1re éd. 1989), 347 p. (ISBN 978-1-900934-15-2)
- Christian Settipani, «L'apport de l'onomastique dans l'étude des généalogies carolingiennes», dans Onomastique et Parenté dans l'Occident médiéval, Oxford, Linacre College, Unit for Prosopographical Research, coll. «Prosopographica et Genealogica / 3», 2000, 310 p. (ISBN 1-900934-01-9), p. 185-229