Maurizio D'Alesio (combattente)
Maurizio D'Alesio (XVIII secolo – Altamura, 9 maggio 1799) è stato un militare e politico italiano.[1] È noto soprattutto per essere stato uno dei martiri della Rivoluzione altamurana del 1799. In particolare, fu uno dei primi a essere ucciso durante il conflitto. D'Alesio saltò in aria insieme a Giuseppe Tubito per una granata lanciata dai sanfedisti (capeggiati dal cardinale Fabrizio Ruffo) mentre combattevano sul muro di cinta di Altamura.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]La data di nascita di Maurizio D'Alesio non è nota. Era sposato con Vita Giuseppina Giannuzzi, con la quale ebbe parecchi figli, tra i quali si ricordano Giacomo D'Alesio e Francescopaolo D'Alesio; entrambi risultavano affiliati alla carboneria nel 1820.[4]
Durante la visita di re Ferdinando IV di Napoli nel giugno del 1797 ad Altamura, così come durante la visita della regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena e di Francesco I di Borbone, molti dei protagonisti della futura Rivoluzione altamurana intervennero in rappresentanza della città. Ottavio Giannuzzi, Giuseppe Carvellà, Attanasio Calderini e lo stesso Maurizio D'Alesio furono tra i molti giovani della nobiltà e della borghesia che prima scortarono i reali e che in seguito combatterono contro i sanfedisti.[5][6][7][8]
Maurizio D'Alesio è ricordato soprattutto per la sua opera durante la Rivoluzione altamurana (1799), da inserirsi nel contesto della Repubblica Napoletana del 1799. In particolare, prese parte attiva al breve autogoverno democratico della città, e ricoprì per breve tempo la carica di "Municipalista" insieme ad altre sei persone.[4][9] All'arrivo dei sanfedisti in città, cominciò lo scontro sulle mura cittadine. Durante i combattimenti, D'Alesio diede prova di audacia e valore; saltò in aria insieme a Giuseppe Tubito[10] per una granata dei sanfedisti sul loggione di casa Mastromarino, nelle immediate vicinanze di Porta Matera.
La cronaca di Michele Rotunno, un contadino di 90 anni[11] che scrisse la sua testimonianza dopo l'Unità d'Italia (1861) consultandosi con altri suoi attempati coetanei e sotto spinta dell'allora sindaco Candido Turco, così riporta l'avvenimento:
«...un colpo dell'artiglieria nemica , diretta alla porta di Matera e alla limitrofa casa Mastromarino, colpì ed uccise due famigerati patrioti, Maurizio D'Alesio e Giuseppe Tubito...Quest'avvenimento die' luogo ad un certo scoramento.»
L'avvenimento è anche riportato nella cronaca del sanfedista Domenico Petromasi (1801):[10][12]
«[...] i bravi, e valorosi Calabresi, impazienti di veder ritornare quella ribelle Città alla dovuta ubbidienza, si fanno sotto le mura e dan principio alle fucilate; il fuoco si fa più vivo, e si ordina frattanto l'assalto della Città. Questo si esiegue con gran coraggio,ma gli ostinati Repubblicani, vicini ad esser vinti, raddoppiano più vivo il fuoco loro, ed impediscono assolutamente, che si avvicinasse la nostra Truppa. Fu in questo dibattimento, che dal Comandante d'Artiglieria s'approssimò un'obice colla direzione detta di Matera per atterrarla; ma vedendo alcuni di quei rubelli l'evidente pericolo, in cui sarebbero fra breve caduti, diriggono da una loggetta le loro spingarde contro gli Artiglieri, che servivano quel pezzo,e riesce loro d'ucciderne tre. Accortosi il Comandante donde furono colpiti quegl'infelici Artiglieri, tira una granata su quella loggia, e colla sua esplosione, rendendo loro la pariglia, ne atterra due, siccome si osservò l'indomani all'entrare dell'Armata.»
Alcune fonti riportano che il corpo di Maurizio D'Alesio, ridotto a pezzi, fu raccolto in un paniere e portato giù dalla loggetta di casa Mastromarino. Il parroco della Cattedrale di Altamura registrò la morte di Maurizio D'Alesio sul registro con la seguente frase: "Il magnifico Maurizio D'Alesio, marito di Vita Giuseppa Giannuzzi, il cui corpo fu seppellito in questa Chiesa Cattedrale".[13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Vicenti, pagg. 37-38.
- ^ Vicenti, pagg. 37-38 e 106-17.
- ^ Pupillo, pag.44.
- ^ a b Vicenti, pag. 37.
- ^ Anonimo.
- ^ Marvulli, p. 195, nota 22.
- ^ Massafra, pag. 337, nota 25.
- ^ Anche Cagnazzi parla della visita; cfr. Lamiavita, pp. 57 e 311 nota 112
- ^ Massafra, pag. 341, nota 34.
- ^ a b Vicenti, pagg. 106-107.
- ^ Massafra, pag. 416.
- ^ Petromasi, pagg. 33-34.
- ^ Vicenti, pag. 38.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giancarlo Berarducci e Vitangelo Bisceglia, Cronache dei fatti del 1799 (PDF), a cura di Giuseppe Ceci, Bari, 1800. URL consultato il 14 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2019).
- Anonimo, Ferdinando IV e Carolina in Altamura il 1797. Diario inedito, in Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti, XVII, n. 5, maggio 1900.
- Luca de Samuele Cagnazzi, La mia vita, a cura di Alessandro Cutolo, Milano, Ulrico Hoepli, 1944.
- Domenico Petromasi, Storia della spedizione dell'eminentissimo cardinale D. Fabrizio Ruffo, allora Vicario Generale per S.M. nel Regno di Napoli (PDF), Napoli, Vincenzo Manfredi, 1801, pp. 31-39. URL consultato il 14 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2019).
- Giuseppe De Ninno, I Martiri e i perseguitati politici del 1799, Bari, Pansini, 1955.
- Michele Marvulli, La visita della regina Maria Carolina ad Altamura nel 1797 (da un inedito di Luca de Samuele Cagnazzi), in Altamura - Rivista storica/Bollettino dell'A.B.M.C, n. 37, 1996.
- Vincenzo Vicenti, Medaglioni altamurani del 1799, a cura di Arcangela Vicenti e Giuseppe Pupillo, Cassano Murge, 1998.
- Angelo Massafra (a cura di), Patrioti e insorgenti in provincia: il 1799 in Terra di Bari e Basilicata, Edipuglia, 2002, ISBN 978-88-7228-313-4.
- Giuseppe Pupillo e Operatori C.R.S.E.C. BA/7, Altamura, immagini e descrizioni storiche (PDF), Matera, Antezza Tipografi, 2017, ISBN 9788889313282. URL consultato il 21 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2018).