Gaio Silio
Gaio Silio | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Gaius Silius |
Morte | 24 |
Coniuge | Sosia Galla |
Figli | Gaio Silio, altri |
Gens | Silia |
Padre | Publio Silio Nerva |
Legatus legionis | 14 |
Consolato | 13 |
Gaio Silio (in latino Gaius Silius; ... – 24) è stato un politico e militare romano.
Origini familiari e nome
[modifica | modifica wikitesto]Gaio Silio proveniva dalla gens Silia, era figlio di Publio Silio Nerva, console nel 20 a.C., e fratello di Publio Silio, console nel 3, e di Aulo Licinio Nerva Siliano, console nel 7 e adottato nella gens Licinia.[1]
Gaio Silio era in precedenza noto nella storiografia moderna e contemporanea come "Gaio Silio Aulo Cecina Largo": questa nomenclatura derivava dai Fasti Antiantes minores (che furono poi ripresi anche da Cassio Dione);[2] tuttavia, uno studio del 2014, grazie a nuove evidenze epigrafiche, ha appurato che Gaio Silio fu console ordinario, mentre Gaio Cecina Largo console suffectus (anche il praenomen Aulo dei Fasti Antiantes minores si è rivelato errato).[3]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Consolato (13)
[modifica | modifica wikitesto]Gaio Silio fu eletto console nel 13, sotto il principato di Augusto, insieme a Lucio Munazio Planco; tuttavia, tra i mesi di agosto e settembre venne chiamato in Germania Magna da Germanico Giulio Cesare e il suo posto come console venne preso dal suffectus Gaio Cecina Largo.[4] Lasciando Roma probabilmente via mare, per evitare le Alpi nella stagione invernale, Silio raggiunse la Germania nel 14.[5]
In Germania (14-21)
[modifica | modifica wikitesto]Spedizione di Germanico (14-16)
[modifica | modifica wikitesto]Silio prese quindi il comando, come legatus, dell'esercito superiore del Reno.[6] Nel 15 Silio ricevette le insegne trionfali insieme ad Aulo Cecina Severo e Lucio Apronio, per le loro imprese compiuto durante la spedizione germanica di Germanico.[7] Nel 16 Silio fu incaricato insieme a un certo Anteio e a Cecina Severo, di sovrintendere alla costruzione di 1.000 nuove navi della Classis Germanica.[8] Mentre la flotta finiva di raccogliersi presso l'isola dei Batavi, Germanico ordinò a Silio di attaccare i Catti con delle truppe ausiliarie; Silio riuscì a sconfiggere i nemici e a far prigioniere la moglie e la figlia di Arpo, un comandante dei Catti.[9] I Germani riuscirono a distruggere la flotta romana e, per evitare una nuova ondata di attacchi, Germanico mandò Silio nuovamente contro i Catti, questa volta con 30.000 fanti e 3.000 cavalieri.[10]
Rivolta di Floro e Sacroviro (21)
[modifica | modifica wikitesto]Nel 21 Silio era ancora in Germania e, insieme a Gaio Visellio Varrone, riuscì a fermare la marcia del capo gallico ribelle Giulio Floro, che aveva iniziato una rivolta insieme a Giulio Sacroviro.[11] Subito dopo Silio marciò con due legioni contro i Sequani, anche loro in rivolta, e si diresse verso Augustodunum;[12] a dodici miglia dalla città, Silio incontrò l'esercito guidato da Sacroviro stesso e lo sconfisse, facendo fuggire il capo ribelle, che si suicidò poco dopo.[13] Silio ricevette le insegne trionfali una seconda volta per la sconfitta del comandante gallico.[14]
Ritorno a Roma e morte (24)
[modifica | modifica wikitesto]Silio tornò quindi a Roma e lì si ritrovò nel conflitto tra Agrippina maggiore, vedova dell'ormai defunto Germanico, e l'imperatore Tiberio; nel 24 Silio venne formalmente accusato insieme alla moglie, Sosia Galla, per la sua vicinanza alla fazione di Germanico e Agrippina, amica di Sosia.[15] Gli vennero imputati da Lucio Visellio Varrone, il console dell'anno, i reati di connivenza con i rivoltosi gallici e di aver nascosto gli intrighi di Sacroviro; prima del giudizio finale, però, Silio decise di suicidarsi, poiché ormai sapeva di non avere speranze di assoluzione.[16]
Matrimonio e discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Gaio Silio e Sosia Galla ebbero dei figli,[17] tra cui Gaio Silio, console designato del 49.[18]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Gorostidi Pi 2014, p. 273 n.36.
- ^ CIL X, 6639; Cassio Dione, LVI.
- ^ Gorostidi Pi 2014.
- ^ Gorostidi Pi 2014, p. 275.
- ^ Gorostidi Pi 2014, p. 275 n.44.
- ^ Tacito, Annales, I, 31.2.
- ^ Tacito, Annales, I, 72.1.
- ^ Tacito, Annales, II, 6.1-2.
- ^ Tacito, Annales, II, 7.1-2.
- ^ Tacito, Annales, II, 25.1.
- ^ Tacito, Annales, III, 42.2.
- ^ Tacito, Annales, III, 45.1.
- ^ Tacito, Annales, III, 45-46.
- ^ Tacito, Annales, IV, 18.1.
- ^ Tacito, Annales, IV, 18-19.
- ^ Tacito, Annales, IV, 19.
- ^ Tacito, Annales, IV, 20.
- ^ Cassio Dione, LX, 31.3; Tacito, Annales, XI, 35.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- (GRC) Cassio Dione, Historia Romana. ((EN) Roman History — traduzione in inglese su LacusCurtius).
- Tacito, Annales.
- Fonti storiografiche moderne
- Diana Gorostidi Pi, Sui consoli dell'anno 13 d.C.: nuovi dati dai Fasti Consulares Tusculani, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, vol. 189, 2014, pp. 265-275.